Un film su 70 anni di musica in Brasile. Intervista alla regista Lucia Verissimo

Nel contesto di Agenda Brasil - Festival Internazionale di Cinema Brasiliano, è stato presentato un documentario che imprime in modo indelebile su pellicola le memorie della regista, figlia di uno dei membri degli Os Cariocas, la band della rivoluzione musicale in Brasile. L’abbiamo intervistata.

È di dominio pubblico che l’inno della città di Rio de Janeiro sia Cidade Maravilhosa, una marcia scritta da Andrè Filho per il carnevale del 1953. Eppure, ad ascoltare chi Rio de Janeiro la vive quotidianamente, emerge un’altra realtà, un altro inno: Valsa de uma cidade. A comporla fu un giovane musicista, Ismael Netto, che da Belém si era trasferito a Rio per cercare fortuna. Il brano fu inciso nel 1950 dal gruppo vocale Os Cariocas in cui, oltre a Netto, militava, tra gli altri Severino Filho. La bossa nova ancora non era sbocciata, ma Os Cariocas già ponevano le basi per quello che avrebbe rappresentato una rivoluzione musicale su più fronti e che avrebbe ispirato a distanza di qualche anno artisti come João Gilberto e Antônio Carlos Jobim.

LA STORIA

Eppure, la carriera di questo gruppo vocale così straordinario non è mai decollata del tutto, tanto che durante il periodo più violento della dittatura militare la loro musica si è dissolta nel frastuono della repressione armata. A riscattarne la memoria, in modo tardivo ma necessario, ci pensa Lucia Verissimo, figlia di Severino Filho e nipote di Ismael Netto, attraverso il lungometraggio Eu, meu pai e Os Cariocas, 70 anos de música no Brasil, che é stato presentato il 26 settembre a Roma nel contesto del Festival Internazionale del Cinema Brasiliano Agenda Brasil. Una testimonianza che imprime in modo indelebile su pellicola non solo le memorie della regista, ma anche quelle di Caetano Veloso, Gilberto Gil, Maria Bethânia, Chico Buarque e dello stesso Severino Filho che, a 88 anni, è scomparso prima ancora che il film fosse terminato.

Lucia Verissimo

Lucia Verissimo

Come presenteresti il gruppo vocale Os Cariocas al pubblico italiano?
È il gruppo che ha rivoluzionato il modo di cantare dei gruppi vocali. Os Cariocas sono stati protagonisti attivi non solo nella nascita della bossa nova, ma anche nello scoprire e incentivare artisti che ancora oggi rappresentano l’élite culturale del Paese.

Quando hai iniziato a pensare alla possibilità di realizzare questo documentario?La mia idea iniziale era quella di scrivere il soggetto per un lungometraggio qualsiasi, ma la mia migliore amica mi disse: perché non ti concentri sulla storia di tuo padre? È per questo motivo che nei titoli di coda le dedico un ringraziamento speciale. E ovviamente, non ci ho pensato due volte. Ho telefonato a mio padre e gli ho detto che avrei girato un film sulla sua storia.

Quali sono state le principali difficoltà che hai dovuto affrontare per realizzare il documentario?
Prima di tutto la burocrazia. È estremamente cavilloso mettere in piedi una casa di produzione. In un secondo momento la grande sfida è stata far approvare le riprese del film dalla ANCINE. Senza questo fondamentale passo non è possibile attingere ai fondi necessari per girare. Quando ho deciso di registrare, i termini per presentare domanda erano già scaduti, così ho dovuto investire personalmente i miei risparmi. Solo in un secondo momento ho ricevuto il 50% dei costi dalla Globo Films. Non sarò mai più risarcita per i soldi che ho investito ma non m’importa. Sapevo che alla registrazione avrebbero partecipato persone molto anziane e non potevo perdere tempo. Tanto più se si pensa che il loro racconto era fondamentale per l’economia del film.

E in Brasile?
Oggi, mentre facciamo questa intervista, sette degli intervistati sono già passati a miglior vita e il film non è stato ancora distribuito in Brasile per mancanza dei fondi necessari. Trovo assurdo che un documentario che è già stato presentato in molti Paesi e che è già stato insignito di notevoli premi, non abbia risorse per essere presentato nel proprio Paese. Si preferisce investire in progetti sulla carta piuttosto che in opere già realizzate.

Quanto Os Cariocas sono stati importanti per la storia della música popular brasileira e dell’intero Paese?
In un modo incommensurabile. Sono stati innovatori, estremamente moderni per l’epoca in cui vivevano e hanno rappresentato un trampolino di lancio per molti di quegli artisti che ancora oggi mantengono alto il nome della musica brasiliana.

Figlia di Severino Filho e nipote di Ismael Netto: qual è l’eredità che questi geni ti hanno lasciato?
Sicuramente l’amore per l’arte e la capacità di percepirla come l’espressione di noi stessi non certo come il glamour dei riflettori. Mio padre è stata la persona più umile che abbia mai conosciuto.

Com’è stato crescere fianco a fianco con questo artista geniale che era tuo padre?È stato incredibile. Sono grata per ogni istante trascorso insieme, per gli insegnamenti che mi ha dato, per l’ammirazione reciproca che provavamo e, soprattutto, per l’amore incondizionato. É stata la persona che ho più amato nella mia vita.

Perché, secondo te, Os Cariocas non hanno avuto lo stesso successo degli altri artisti di punta della bossa nova?
Purtroppo Os Cariocas non hanno saputo affidarsi a una professionista che amministrasse nel migliore dei modi la loro carriera. Mio padre era praticamente un operaio della musica. Non è riuscito a intravedere quello che sarebbe potuto diventare. Sono stati mal consigliati e hanno avuto manager sbagliati. Tra l’altro, molti di questi manager hanno rubato a mio padre un sacco di soldi.

Os Cariocas sono rimasti lontani dal palco per una ventina d’anni. Come mai?L’introduzione della Ato Institucional 5 (l’atto legislativo che introduceva la censura e la soppressione violenta degli oppositori al regime militare n.d.r.) colpì duramente il gruppo. Mio padre era di sinistra e tutto divenne complicato. Quasi impazzì. In concomitanza di questi eventi, la bossa nova praticamente esaurì il suo ciclo. E quando mio padre tornò in Brasile dagli Stati Uniti, ormai le cose erano completamente cambiate. Credo che la cosa migliore sarebbe stata rimanere negli USA.

A proposito di Stati Uniti. È vero che Quincy Jones si interessò alla musica dei Os Cariocas?
Secondo quanto mi diceva mio padre, se ne innamorò perdutamente, tanto che avrebbe voluto produrre il gruppo negli USA.

-Pietro Scaramuzzo

http://vagaluna.it/ita/rassegne-festival/agenda-brasil-roma.html

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Pietro Scaramuzzo

Pietro Scaramuzzo

Nato a Matera, vive a Lisbona, dove svolge la professione di medico. Da sempre interessato alla musica brasiliana, nel 2012 crea il portale Nabocadopovo per il quale intervista i più grandi nomi del panorama verdeoro. Su Musica Jazz cura la…

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