La tradizione delle voci bianche. Intervista a Cecilia Bartoli
La direttrice del Festival di Pentecoste a Salisburgo svela alcuni dettagli della prossima edizione, che porterà alla ribalta il tema dei castrati.
Circa un anno fa, Cecilia Bartoli parlò con Artribune di Rossini in occasione dei centocinquanta anni dalla morte del compositore e del festival a lui da lei dedicato. Oggi conversiamo su un altro, e delicatissimo, argomento: quello dei castrati. Cecilia Bartoli lo ha affrontato già dieci anni fa, creando un po’ di scalpore, in un elegante cofanetto della Decca.
Il cofanetto, che ebbe un grande successo di vendite, era intitolato Sacrificium, in quanto dedicato al “sacrificio in nome della musica di centinaia di migliaia di ragazzi” – pochi sanno che Rossini, che aveva una bellissima voce, rischiò di finire in quel gruppo. L’ultimo castrato fu Alessandro Moreschi della Cappella Sistina, che morì nel 1922. Il cofanetto conteneva arie da opere di Nicola Porpora, Leonardo Leo, Francesco Arala, Leonardo Vinci, Carl Heinrich Graun, Antonio Caldara, Riccardo Broschi, George Friedric Händel e Geminiano Giacomelli. Il “Giardino Armonico” diretto da Giovanni Antonini forniva la base orchestrale. Il cofanetto fu anche all’origine di concerti in varie città europee.
Ora Cecilia Bartoli dedica ai castrati il Festival di Pentecoste di Salisburgo ‒ in programma dal 7 al 10 giugno prossimi ‒, che lei dirige, con grande successo di pubblico e di critica, dal 2012. Ci sono esempi di cantanti che, a un certo momento della loro carriera, hanno deciso di calcare sempre meno il palcoscenico e di interessarsi sempre più agli aspetti organizzativi e manageriali del lavoro: il caso più noto è quello dell’americana Beverly Sills, che da grande e famosissima soprano di coloratura diventò sovrintendente e direttore generale del “suo” teatro, la New York City Opera, creato su impulso dell’allora sindaco Fiorello La Guardia per essere “l’opera delle famiglie” con prezzi notevolmente più bassi del Metropolitan, che per anni gli era anche fisicamente accanto. Ma per Beverly Sills si trattò di un graduale cambiamento di carriera. Non così per Cecilia Bartoli, che coniuga perfettamente le sue funzioni e responsabilità manageriali con il ruolo artistico, di grande cantante, che non hai voluto essere o essere considerata una “diva”.
IL SACRIFICIUM
Ma torniamo ai castrati. Nel Seicento e Settecento, in Italia, il vero centro dove gli impresari si contendevano “voci bianche” con cachet da favola fu Napoli, in particolare il Teatro di San Carlo. Ma le battaglie erano davvero furiose a Londra, dove Händel, che due volte diventò ricchissimo e due volte fece fallimento, si contendeva la piazza con Nicola Porpora. Händel lanciò il Covent Garden mentre Porpora lavorava al King’s Theatre. Il primo era il teatro della borghesia sempre più influente, il secondo quello dell’aristocrazia.
Perché oggi la Bartoli torna a Sacrificium? “Per anni ho pensato che non fosse appropriato celebrare queste straordinarie esperienze artistiche, estetiche e anche sensuali che sono state possibili grazie a grandi sacrifici. Credo, però, che sia importante sollevare il tema e discuterlo. Numerosi compositori hanno scritto musica di straordinaria bellezza e passione per queste “voci celesti” che merita di essere preservata e conosciuta. Non sarebbe giusto consegnarla all’oblio”, afferma.
ALCINA
Torna con Händel a Salisburgo, dove è già stata con Giulio Cesare in Egitto e con Ariodante. Quest’anno è Alcina, dove la Bartoli avrà il ruolo della maliarda e il controtenore (la vocalità più simile a quella di un castrato) Philippe Jaroussky sarà il suo innamorato Ruggiero. “Händel ha scritto con amore e passione ogni nota di questa opera: ecco perché essa trascina il pubblico ancora oggi. Adoro Händel. “Alcina “è al tempo stesso una tentatrice, una strega, una amante intensa e appassionata. È una donna molto forte con grandi “alti e bassi”. Un ruolo davvero straordinario. Grandissimo anche il ruolo di Ruggiero, scritto appositamente per Giovanni Carestini, il castrato più in voga dell’epoca”, sottolinea la Bartoli. “L’opera è estremamente varia: da momenti eroici a scene passionali e anche a sequenze ironiche e comiche. Lavorerò con un gruppo di artisti con cui sono molto affiatata come Damiano Michieletto (regista) e Gianluca Capuano (direttore d’orchestra e maestro concertatore), nonché Les Musiciens du Prince de Monaco. Un’équipe eccezionale”.
Dopo il debutto al Festival di Pentecoste, Alcina avrà varie repliche al Festival Estivo, ma la Bartoli propone, in forma di concerto, un’altra opera scritta per castrati. “Si tratta di “Polifemo” di Porpora, quasi per ricreare, le rivalità e le battaglie tra compositori, cantanti, impresari e teatri nella Londra della metà del Settecento. Scritta anch’essa per un grande castrato, Farinelli. Sono lietissima di portare a Salisburgo il clima barocco e le tensioni, soprattutto creative, dell’epoca. Sul tema, nei giorni del festival, avremo anche concerti, un film e un convegno di studi”.
‒ Giuseppe Pennisi
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