Estinzione in musica. Il progetto di David Monacchi
Si intitola “Fragments of Extinction” l’opera del compositore David Monacchi, impegnato in una ricognizione sonora del mondo naturale in via di estinzione.
In principio è il buio più assoluto, colmo di respiri umani che, attenti, ascoltano l’animale evocato nei suoi versi bestiali e fragili. L’oscurità è il teatro del concerto di creature selvagge, alcune in estinzione. I suoni e i versi animali si accordano reciprocamente formando polifonie naturali sorprendenti e l’immersione in questo primordiale coro animale è totale. Non si tratta di un concerto tradizionale, ma di un incontro al buio fra specie, dove si vede con l’ascolto e si sente il suono tutto intorno con il corpo intero. E, come spesso accade, l’aspettativa non corrisponde mai esattamente alla realtà e con sorpresa ci si riconosce in suoni tanto primordiali quanto familiari.
Le registrazioni provengono dalle foreste primarie equatoriali e sono il frutto di oltre quindici anni di ricerca di David Monacchi (eco-acoustic composer, docente di musica elettroacustica presso il conservatorio “Gioacchino Rossini” di Pesaro, membro del Global Sustainable Soundscape Network e dell’International Society of Ecoacoustics) e vincitore di alcuni premi fra i quali il Multiple Sound Festival (Olanda, 1993), il Bourges Grand Prix Internazionale di Musica Elettroacustica (Francia, 2007-08) la Fulbright Research presso l’Università di California Berkeley (2007) e la Artistic Research Residency presso l’IRCAM ‒ Centre Pompidou (Parigi, 2018).
IL MONDO SONORO NATURALE
Fragments of Extinction è il frutto del suo interesse verso il mondo sonoro naturale che ha radici nei suoi primissimi ascolti avvenuti nelle campagne e nei boschi di Urbino. Il progetto Fragments of Extinction nasce nel 1998 e mette in atto la registrazione d’interi cicli circadiani nelle foreste primarie attorno all’Equatore (5 gradi Nord e Sud). Questi luoghi presentano un altissimo livello di biodiversità e in tali zone “i ritmi del paesaggio sonoro sono estremamente regolari. Nelle foreste primarie equatoriali è possibile registrare l’impronta acustica di polifonie primordiali e, dunque, la firma acustica dell’evoluzione”. Il progetto unisce principalmente tre ambiti: uno tecnologico, che studia e sperimenta la registrazione 3D sul campo con microfoni estremamente sensibili; uno scientifico, che include l’analisi ecologica ed eco-acustica dei dati presi; e un altro artistico, riguardante, invece, la creazione di luoghi ottimali per l’ascolto immersivo nei musei. La possibilità di assistere a questi cori naturali fornisce l’occasione a un vasto pubblico di comprendere e conoscere suoni mai ascoltati prima, che David Monacchi sviluppa attraverso diversi percorsi sonori per il pubblico: “immersivo (registrazioni pure e time-lapse acustici); educativo (con registrazioni analizzate in collaborazione con biologi ed ecologi in forma di documentari, con l’inclusione di spettrogrammi visivi)”; e creativo, con la partecipazione di performer che interagiscono attraverso sensori a infrarossi collegati a un “sistema di sintesi sonora, che traducono il movimento delle mani e delle dita in linguaggio sonoro compatibile con le nicchie sonore dell’ecosistema)”.
ESTINZIONE DI FONDO
Il compositore italiano dedica parte della sua ricerca a quella che è stata definita la “catastrofe più silenziosa dei nostri tempi: the Sixth Mass Extinction”. Il suo impegno morale e ambientalistico è forte e persistente nel dare voce a una biodiversità inascoltata finora dalla società. Tale sordità è dovuta a diversi fattori, primo fra tutti la difficoltà di raggiungere luoghi lontani con un clima molto difficile da sopportare per l’essere umano. Fragments perché le registrazioni riguardano principalmente le foreste primarie, le quali sono solo frammenti di un grande panorama sonoro se confrontati con il resto del globo, ed Extinction perché i suoni appartengono in parte ad animali in via d’estinzione che registrano inconsapevoli i loro ultimi canti. Secondo i dati dell’International Union Conservation of Nature ogni ora scompaiono in media quattro specie animali. Il dato non riguarda la normale estinzione di fondo, ma tocca un processo d’estinzione nuovo, accelerato in gran parte dall’intervento dell’attività umana che ha ripercussioni dirette e indirette sulla biosfera e su ecosistemi solo apparentemente lontani. La deforestazione, l’inquinamento e il cambiamento climatico incidono in maniera determinante sul progressivo impoverimento di molti habitat naturali. Le registrazioni audio 3D mirano a una qualità del suono sorprendentemente alta, con l’inclusione dei suoni più difficili da catturare. Più di 38 microfoni sono posizionati in punti strategici dell’habitat naturale: spesso in luoghi alti e difficili da raggiungere. Il sound designer definisce i panorami sonori come dei “miracoli di sincronia bio-acustica” e non manca mai di denunciare e far comprendere alla società civile la loro fragilità e la cura e l’attenzione che dobbiamo e possiamo promuovere affinché la bio-diveristà sia preservata per il bene di tutti. Non vi è dubbio che qualcosa di tanto sorprendente quanto fascinoso nel suo essere inaspettatamente intimo e conosciuto vada difeso con tutta la passione di cui l’essere umano è capace. Passione dimostrata dall’autore nell’affrontare molte difficoltà tecniche e logistiche in luoghi così difficili: spesso con un altissimo grado di umidità (difficile da gestire quando si usa la tecnologia audio ad alta definizione) e la presenza di animali selvatici potenzialmente pericolosi per l’uomo.
AUTOCONSAPEVOLEZZA DELLA NATURA
La vera curiosità è la presunta autoconsapevolezza della natura che mostra di sapersi armonizzare, come fosse l’unico caso al mondo di un concerto perfetto privo di direttore d’orchestra. I suoni apparentemente propri dei singoli animali convergono a formare una polifonia biologica e istintiva perfetta, guidata in gran parte dalle condizioni climatiche (luce, temperatura e umidità) e temporali (alba, giorno, tramonto e notte). Inoltre tali “segnali sonori” (come spiega David Monacchi in una conferenza, TedxVicenza, del 2017) “entrano in nicchie sonore frequenziali e temporali nell’arco delle ventiquattro ore”.
L’impegno etico del compositore italiano prende, infine, forma nella progettazione dell’Eco-acoustic Theatre: un luogo stabile progettato nel 2009, per un ascolto immersivo e totalizzante. Il pubblico, circondato dal suono, diventa testimone di un’esperienza nuova: si assiste alla fusione della ricerca scientifica con l’arte grazie all’utilizzo di una tecnologia di nuova generazione che riesce a ricostruire gli habitat sonori in modo tridimensionale, contemporaneamente all’analisi spettrografica in tempo reale proiettata a 360°. Dopo l’immersione acustica, lo spettatore, pur non avendo mai avuto modo di trovarsi in una foresta primaria, dichiara un sentimento di profonda familiarità, come se si tornasse a un luogo conosciuto da sempre. L’Eco-acoustic Theatre è frutto di anni di ricerca scientifica e progettuale, un’idea interamente italiana che pone le basi verso un nuovo modo di ascoltare i paesaggi sonori e la musica in perifonia sferica. Un’evoluzione dei Teatri stabili e costruiti nel 2013 in Italia e 2016 in Danimarca è la Sonosphere mobile, progettata al momento per sessanta posti a sedere e di prossima inaugurazione ad aprile a Pesaro, Città Unesco della Musica. La sfericità dello spazio crea un nuovo mondo nel mondo, dove è possibile il dono dell’ubiquità temporale: essere al tempo stesso in un luogo incontaminato in un momento passato, con la possibilità di ascoltare anche gli ultimi suoni di ecosistemi in estinzione.
IMMERSIONI SONORE
Un altro elemento interessante del progetto è la temporalità. Sono state pensate, infatti, due nature temporali: una registrata e l’altra in diretta (trasmessa dalla foresta primaria via satellite al Teatro Eco-Acustico). Le conclusioni sono duplici: da un lato la registrazione dà modo di poter pensare e avvicinarsi a un’immersione sonora con un intento programmato, dall’altro, invece, lo spettatore è in contatto con la contingenza di un luogo primario e fisicamente lontano. L’autore italiano non propone una semplice riproduzione della complessità di un ecosistema di una foresta primaria, ma ci rende anche partecipi di un’esperienza estetica unica nel suo genere, definita dal pubblico come primordiale. Il panorama sonoro acquista, dunque, una duplice istanza scientifica ed estetica e la sua promozione e conservazione a fini conoscitivi, didattici e artistici ha sempre maggiore importanza. Il concetto di patrimonio artistico diventa, fortunatamente, sempre più complesso e interessante, includendo dunque anche i suoni naturali nell’ambito del patrimonio artistico immateriale.
Si svelano concerti naturali, animali, o meglio ancora, ambientali, e si scopre un’orchestra autogestita e armonica nel suo essere selvaggia e primordiale. Chi è l’autore, dunque, di questi concerti? Il compositore, che di solito ricopre un ruolo da protagonista nel processo creativo dei concerti tradizionali, decide ora di ascoltare e rinuncia a comporre la musica per essere un ricercatore e conservatore di suoni. David Monacchi diventa al tempo stesso cacciatore e difensore delle voci dei paesaggi più incontaminati.
‒ Giulia Tanferna
www.fragmentsofextinction.org/
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