Archaeological Records. Suoni primitivi e Do It Yourself
Tutto sull’etichetta discografica e casa editrice indipendente che si ispira alla archeologia del suono, alla musica sperimentale e all’ecologia.
Kickstarter li ha recentemente inseriti nella newsletter della piattaforma, come esempio di label che salta distribuzione e negozi per favorire un rapporto diretto fra artisti e pubblico: in pratica, l’azione che il colosso americano di finanziamento collettivo per progetti creativi propone su larga scala. Ci riferiamo ad Archaeological Records, ideata durante il 2018 e fondata nel gennaio 2019 con l’intenzione di realizzare un’etichetta discografica e casa editrice indipendente dedicata all’archeologia del suono, alla musica sperimentale e all’ecologia.
PAROLA AL COLLETTIVO
“Le prime forme sonore, quali il canto degli uccelli, il vento, le pietre musicali, la voce, il battere delle mani, insieme a reperti archeologici e a riproduzioni di questi, sono la materia da cui prendono forma i nostri progetti”, ci racconta uno dei cinque componenti del collettivo italo-inglese – un curatore/fotografo, un producer/sound engineer, un archeologo, artigiani e maker – che si propone di innescare una riflessione sui mezzi di produzione artistici e sulla loro veicolazione in modalità do it yourself. “La stampa dei vinili avviene in lathe cut, che è una tecnica artigianale e manuale, i packaging vengono realizzati a mano, la ricerca dei materiali avviene tra ciò che è riciclato e riciclabile, i testi sono stampati in serigrafia o scritti a mano”, continua il collettivo. “Questo meccanismo è funzionale alla produzione di tirature limitatissime che operano uno slittamento di area merceologica: dalla musica underground all’arte contemporanea. Per questa ragione gli eventi di presentazione, i momenti di ‘showcase’, preferiscono la forma della mostra d’arte, del workshop o dell’incontro diretto con l’artista piuttosto che il concerto e la relativa sbigliettazione”.
I PROGETTI
La prima uscita di Archaeological Records è il disco-performance di ?Alos (Stefania Pedretti, OvO, Allun) con le copie vendute esclusivamente ai concerti. La seconda, Darkening Ligne Claire, è una mostra fotografica di Cristophe Szpajdel, l’artista grafico autore dei logotipi che hanno fatto la storia del metal, con la sonorizzazione del musicista elettronico Andrew Liles e di Maniac. “Il prossimo progetto, previsto per l’autunno, ‘Terminalia Amazonica’, è un lavoro di ricerca svolto dalla band Zu presso il popolo Shipibo, i cui utili saranno destinati ai nativi”, conclude il collettivo. “Il primo progetto del 2020, dedicato alle pietre sonore del nord dell’Inghilterra, sarà veicolato da Kickstarter, la piattaforma di crowdfunding che ci ha chiesto di sviluppare un progetto insieme”.
‒ Claudia Giraud
www.behance.net/archaeological
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #48
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