Igort, fumettista, regista e musicista. La colonna sonora del suo primo film diventa un album
Il film di Igort “5 è il numero perfetto” intreccia arte, cinema e musica. Ne abbiamo parlato con i producer della colonna sonora, il duo di musicisti franco-partenopei D-Ross e Startuffo.
In origine era un fumetto, poi un film, ora un album musicale in uscita a fine settembre. Stiamo parlando di 5 è il numero perfetto, il lungometraggio tratto dall’omonimo graphic novel di Igort, pseudonimo di Igor Tuveri (Cagliari, 1958) e da lui stesso diretto. Presentato alle Giornate degli Autori a Venezia durante l’ultima edizione della Mostra del Cinema, il film è ora nelle sale ed è l’ultima fase di un esperimento cross-mediale che intreccia più arti. Dal libro di Igort pubblicato nel 2002, infatti, si è anche passati attraverso un progetto musicale intitolato Igort & The Lo Ciceros: ovvero, il neo-cineasta e il duo di musicisti franco-partenopei D-Ross e Startuffo, autori della colonna sonora del film. Insieme, in trio, hanno pubblicato l’album Casino in cui Igort – disegnatore, regista, musicista – cantava. Da quell’esperienza divisa fra Parigi e Napoli, l’amicizia e la relazione creativa fra Igor Tuveri e i producer è sempre cresciuta. Fino all’attuale lungometraggio con Toni Servillo e alla realizzazione del sound delle musiche di 5 è il numero perfetto, che spazia dai Pink Floyd al black-surf, dalla psichedelia a Nino Rota ed Ennio Morricone, fino agli inserimenti di una voce soprano e di quella dello stesso Igort. Della sua creazione a partire da molteplici influenze musicali, cinematografiche e artistiche, ne abbiamo parlato con i due compositori, D-Ross (alias Rosario Castagnola, già producer per Luchè, Davide Petrella, Fabri Fibra, Raiz, Gué Pequeno) e Startuffo (Sarah Tartuffo, producer/musicista parigina, in Italia dal 2007, che ha firmato brani della colonna sonora di Gomorra-la serie diretta da Stefano Sollima): insieme hanno vinto il David di Donatello 2014 con il brano ’A verità, miglior canzone originale inserita nella colonna sonora del film Song’ ‘e Napule diretto dai Manetti Bros.
Come nasce la collaborazione con Igort?
Igort aveva idee e esigenze ben precise. Ci ha chiesto di realizzare una serie di musiche che potessero evocare le grandi colonne sonore italiane dei maestri di ieri. E siccome per noi Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Nino Rota sono dei maestri assoluti, ci siamo catapultati con gioia in questo esperimento. Proprio su Morricone va fatto un inciso. Lui una volta ha dichiarato che l’ispirazione non esiste. Esiste, invece, l’idea musicale da sviluppare. Noi siamo d’accordissimo con questa analisi. Ciò, naturalmente, non toglie che si resti sensibili a quel che percepisci, permeabili alle influenze di quel che ascolti.
Per esempio?
Dal rock dei Nirvana, indispensabile, alla psichedelica ‘60/’70. Elementi fusi e filtrati, molto presenti in ogni lavoro che curiamo. I Beatles restano il faro; la loro curiosità è irripetibile, forse. Basti ricordare anche gli esperimenti con il santone del sitar Ravi Shankar. Jimi Hendrix è su tutti, però. Come i Pink Floyd, sempre al nostro fianco. Musicisti sempre aperti e ricettivi alla sperimentazione.
A quali artisti visivi vi sentite più legati?
Ci vengono in mente Basquiat, Warhol, Pollock. Hanno quale comune denominatore la strada al centro della loro creatività. Idem il francese JR. Lo seguiamo da tanto tempo. JR riporta l’arte nuovamente nelle strade. Sappiamo, tra grandi virgolette, che il loro approccio artistico e il nostro possono essere simili perché proviamo a esprimere la cultura popolare. L’immediatezza del messaggio. Tutti loro lavorano sull’istinto, non sono eccessivamente sofisticati. E poi JR collabora con tante tipologie di artisti: attori come Robert De Niro, chef come Massimo Bottura con cui ha lavorato alla nascita del Refettorio Paris fotografandone le mani. Ballerini, registe come Agnès Varda. Il suo lavoro è spettacolare e lo sentiamo affine.
Quali sono, invece, le vostre influenze cinematografiche?
In comune abbiamo l’amore illimitato per le opere di Hayao Miyazaki. I suoi film li vediamo in lingua originale giapponese: diventa un’esperienza intensissima. E in un certo senso a partire da tutte queste suggestioni – intrecciate a quelle musicali –stiamo iniziando a elaborare e registrare le tracce del nostro disco di esordio in duo. Fin qui insieme abbiamo solo fatto i producer per altri artisti. Quanto prima sarà la volta di rischiare con noi stessi in prima persona.
A proposito del vostro ruolo di producer, qual è il vostro modus operandi?
Copriamo vari ambiti espressivi: i ritmi dance, l’hip hop, l’urban, il cinema. La pubblicità, con lo spot che abbiamo realizzato con Matteo Garrone per Dolce & Gabbana. Ci piace fare una similitudine tra noi e gli artisti di arte moderna, che non sono settoriali ma sono capaci di andare oltre i codici prefissati. Il linguaggio diventa universale, indipendentemente che tu lavori con un blogger, un pittore, un regista. Di volta in volta si mescolano i punti di vista. Non rinunciamo a nulla a priori poiché l’arte si può svelare e rivelare in varie forme.
Tornando alle musiche per il film, ci sono state delle collaborazioni?
Per la colonna sonora di 5 è il numero perfetto abbiamo collaborato anche con musicisti classici per i suoni più orchestrali e non usando troppo i synth. Ma in queste musiche originali per le scene di cui sono protagonisti Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso un altro artista di riferimento è stato il padre dell’afrobeat, Fela Kuti. A lui, in un certo senso, è dedicata la traccia Ostaggio funk. Il pubblico che non è andato ancora in sala ha la possibilità di scoprirla su grande schermo, altrimenti basterà aspettare pochi giorni perché il disco che raccoglie tutta la colonna sonora uscirà entro fine settembre. E stiamo immaginando una sorpresa speciale, magari in formato vinile.
-Claudia Giraud
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