Il meglio della musica nel 2019. La nostra top ten incorona il rap
Proseguono le nostre classifiche di fine anno con il meglio del meglio. Ecco cosa ci è piaciuto di più, se parliamo di musica, tra uscite discografiche imperdibili e live mozzafiato. La nostra selezione
Tutto il meglio delle sonorità del 2019 secondo la redazione musicale di Artribune. Dal rap che conquista il podio in due categorie – rivelazione dell’anno e miglior album – alle molte uscite discografiche celebrative delle band più importanti in Italia degli ultimi 30 anni, ecco la nostra selezione dei 10 top musicali dell’anno che sta per finire…
-Claudia Giraud
LA RIVELAZIONE DELL’ANNO: MASSIMO PERICOLO
Il fenomeno di Massimo Pericolo (all’anagrafe Massimo Vanetti, Gallarate, 1992) ha rappresentato, per l’attuale panorama musicale nostrano, una sorta di piccolo miracolo. Un pezzo come 7 miliardi è stato un vero e proprio pugno nello stomaco un po’ per tutti, sia per gli infiniti giovani trapper che spuntano oramai come funghi, che per tutti coloro alla ricerca di un sound diametralmente distante dai talent show. Aiutato sia da una collaborazione con i Crookers e Nic Sarno, che da un’adolescenza piuttosto burrascosa, Massimo Pericolo è riuscito a riportare in alto la bandiera del rap italiano offrendo un orecchio alla vecchia scuola (Inoki e TruceKlan) e l’altro a sonorità più attuali e dirompenti (Salmo, Speranza). Scialla semper – il disco d’esordio uscito a settembre per Pluggers – è un album incazzato e sincero che, finalmente, parla realmente di qualcosa: delle perle come i brani Sabbie d’oro, Amici o Scialla semper, sono solo alcuni esempi. L’augurio è che questa genuinità non si perda mai e che Massimo Pericolo non rimanga solo una meteora. Sarebbe questo il vero delitto. (Valerio Veneruso)
IL DISCO DELL’ANNO: PERSONA DI MARRACASH
Night Skinny (pseudonimo di Luca Pace, Termoli, 1983) esce a settembre con Mattoni. Dopo il successo di Pezzi (correva l’anno 2017), il producer molisano se ne esce con un disco incredibile, quello di cui avevamo bisogno in Italia. In Mattoni c’è il meglio del meglio della scena: da Noyz Narcos a Marracash, da Capo Plaza a Rkomi, da Ketama 126 a Luchè. È Marracash (pseudonimo di Fabio Bartolo Rizzo, Nicosia, 1979), però, a fare il disco dell’anno. Dopo tre lunghissimi anni di silenzio, in cui (purtroppo) si temeva il peggio, l’artista originario della Barona di Milano torna con Persona e manda tutti a casa. Che dire, per quanto la trap si stia facendo spazio nella scena musicale del Paese, lo zoccolo duro del rap della generazione di Marra rimane sempre il top. (Bianca Felicori)
MIGLIOR DISCO CELEBRATIVO: IL VENTENNALE DEI VERDENA
Discograficamente parlando, il 2019 italiano è stato caratterizzato da un folto numero di rivisitazioni e celebrazioni che hanno riportato l’attenzione su alcuni dei gruppi musicali più importanti in Italia: Microchip Temporale dei Subsonica (riadattamento in chiave catchy/contemporanea, con tanto di featuring illustri, del capolavoro Microchip emozionale), MK30 – Best & Beautiful dei Marlene Kuntz, o il doppio CD live di Agnelli & co., Noi siamo Afterhours, sono solo alcuni degli esempi più interessanti. Un’uscita in particolare ha però fatto drizzare le antenne, stiamo parlando di Verdena (20th Anniversary Remastered Edition – Universal). L’esordio dei Verdena (unica band che nel nostro paese continua a reinventarsi attraverso una sperimentazione sonora impeccabile) trova nella maestria di Giovanni Versari quella sporca corposità che finalmente gli rende giustizia: ventidue brani, tra pezzi di culto e alcune rarità, che invitano, tanto gli storici aficionados quanto i nuovi adepti, a sprofondare in quella dimensione di energica malinconia che ha permeato gli Anni Novanta. Una ghiotta occasione per ricaricarsi in attesa dell’uscita del loro nuovo album, previsto per l’inizio dell’anno prossimo. (Valerio Veneruso)
MIGLIOR DISCO ELETTRONICO: ANTHOLOGY OF INTERPLANETARY FOLK MUSIC VOL. 2: THE CANON DI CRAIG LEON
Craig Leon (Miami, 1952) torna sul cammino dove ci aveva lasciati con Nommos e Visiting: l’esplorazione della mitologia Dogon, tribù originaria del Mali, nota in Occidente grazie alle ricerche degli etnologi. Lo fa insieme alla compagna Cassell Webb in un viaggio musicale che va dall’Africa alla Grecia, attraverso la culla mediterranea. Ispirato al libro dell’architetto William Stirling (The Canon, 1897), che affronta in maniera enciclopedica la relazione tra matematica e arti, Anthology of Interplanetary Folk Music Vol. 2: The Canon, uscito per l’etichetta: Rvng Intl., è un album che dal punto di vista musicale e narrativo apre scenari inaspettati, lontani dalle tendenze dell’attualità. (Carlotta Petracci)
MIGLIOR DISCO DI UN GRUPPO STORICO: BENEATH THE EYRIE DEI PIXIES
Beneath the Eyrie (BMG/Infectious), settimo album in studio dei Pixies, non è sicuramente un capolavoro, ma ciononostante è riuscito a riconfermare tutta la forza che risiede ancora nella celebre band statunitense, formatasi a Boston nel 1986. Nonostante i numerosi periodi di silenzio, la carriera da solista del frontman Frank Black Francis e la separazione con la storica bassista Kim Deal (alla quale è subentrata Paz Lenchantin, già proveniente da gruppi come gli A perfect circle e gli Zwan di Billy Corgan), i Pixies non demordono donando dodici tracce che si alternano tra ballate melodiche (Catfish Kate, Daniel Boone) e sonorità più ruvide e sincopate (In the arms of Mrs Mark of Cain, On graveyard hill). Un’energia, quella di Francis e soci, che si è manifestata soprattutto dal vivo, dove hanno saputo riproporre senza tregua – come attestano le due date italiane, l’11 ottobre all’Estragon di Bologna e il giorno successivo alle OGR di Torino – tutti i loro più grandi successi: da Caribou a Velouria, passando per Debaser e, ovviamente, Where is my mind?. (Valerio Veneruso)
MIGLIOR DISCO CON INTELLIGENZA ARTIFICIALE: ADVERSARIAL FEELINGS DI LOREM
Adversarial Feelings è un esperimento eccezionale, “un’installazione audiovisiva di ventiquattro minuti”, come ricorda lo stesso Francesco D’Abbraccio, in arte Lorem, “in cui sistemi di intelligenza artificiale e reti neurali sono utilizzate per generare testi, immagini in movimento e musica”. Pubblicato da Krisis Publishing, l’intero progetto si presenta come una sorta di epifania postumana che mette sempre più in connessione l’aspetto poetico, proprio dell’uomo, con l’approccio computazionale della macchina. Il risultato è una cascata di suoni dilatati (che attingono sicuramente dai vocabolari costruiti da personaggi come Future sound of London ed Aphex Twin) in totale sinergia con immagini liquide e in costante divenire. (Valerio Veneruso)
MIGLIOR DISCO ELETTRO-ROCK: LIFE METAL DEI SUNN O)))
A distanza di quattro anni dall’ultimo album, Kannon, i sacerdoti del drone metal Sunn O))) ritornano con ben due dischi prodotti da Steve Albini, celebre fondatore dei Big Black, nonché storico producer di band del calibro di Fugazi, Nirvana, Zu. Life Metal (Southern Lord Records), che in qualche modo si completa con il successivo Pyroclasts, rivela un’anima molto più ariosa e – in qualche modo – lucente rispetto ai precedenti lavori discografici della band. Caratterizzato da un approccio esclusivamente analogico, anche in fase di post produzione, il disco presenta numerose sfumature che danno al genere drone maggiori possibilità per essere ascoltato (vissuto) con la dovuta attenzione. Sublimi la voce presente in Between Sleipnir’s breaths e l’organo a canne suonato, da Anthony Pateras, in Troubled air. (Valerio Veneruso)
MIGLIOR DISCO SPERIMENTALE: THE CARETAKER DI JAMES LEYLAND KIRBY
Nato tre anni fa dalla mente geniale di James Leyland Kirby (Stockport, 1974), The Caretaker – Everywhere at the end of the time – Stage 6 (History always favours the winner) rappresenta la fase conclusiva di un progetto realizzato con la lucida intenzione di inscenare, musicalmente, il graduale deterioramento cerebrale causato da una malattia come l’Alzheimer. Un’opera monumentale che si chiude lasciando alle sue spalle folate minacciose e suoni indistinguibili che evocano, visivamente, uno spazio reso ormai desertico. (Valerio Veneruso)
MIGLIOR LIVE: CORNUCOPIA DI BJORK
Ancora una volta Bjork (Reykjavík, 1965) riesce a lasciare a bocca aperta, questa volta mettendo in scena un progetto catartico e multimediale che ha coinvolto un numero sterminato di professionisti provenienti dai settori più disparati. Diretto dalla regista Lucrecia Martel e accompagnato dalla supervisione dei designer Chiara Stephenson e Tobias Gremmler, Cornucopia rappresenta un caso unico nella storia della carriera dell’artista islandese. Caratterizzato dall’uso di tecnologie all’avanguardia, di costumi firmati Iris Van Herper e dall’utilizzo di ricercati strumenti musicali, lo spettacolo ha debuttato il 6 maggio, presso lo Shed di New York, per poi concludersi lo scorso 8 dicembre presso l’Ericsson Globe di Stoccolma. (Valerio Veneruso)
IL MEGLIO DELLA CLASSICA: SOLO MUSICA BAROCCA A ROMA
Georg Friedrich Händel, Semele, John Eliot Gardiner alla guida del Monteverdi Choir e degli English Baroque Soloists, Milano, Teatro alla Scala, 6 maggio, Roma, Auditorium Parco della Musica, 8 maggio 2019: Gardiner dimostra ancora una volta che la perfezione non deve essere per forza algida. Assieme ad un’esecuzione musicalmente strepitosa, una rappresentazione in forma semiscenica che, grazie alle doti attoriali di cantanti e coristi, è straordinariamente coinvolgente. Alessandro Melani, L’Empio Punito, Alessandro Quarta, Reate Festival Baroque Ensemble, Roma, Teatro di Villa Torlonia, 28 settembre – 3 ottobre, Rieti, Teatro Flavio Vespasiano, 6 ottobre 2019: da anni Quarta ci delizia con appassionate e ineccepibili esecuzioni di tesori dimenticati del nostro Seicento. Stavolta è il turno di questo frizzante “Don Giovanni” seicentesco, allestito in uno spazio perfetto per l’opera barocca, quale è l’intimo teatro di Villa Torlonia. Johann Sebastian Bach, Messa in si minore, Coro da Camera Italiano e Orchestra dei Conservatori Italiani, Roma, San Giorgio in Velabro, 16 e 17 novembre 2019: non tutto è perfetto, ma si raggiungono picchi di rara intensità. La passione e l’entusiasmo danno i loro frutti. Il pubblico è rapito, non vola una mosca (in un concerto in chiesa, ricordiamolo, a ingresso gratuito). Roma Festival Barocco (XII edizione, Roma, 24 novembre – 21 dicembre 2019): concerti di ottimo livello, a ingresso libero, nelle meravigliose chiese di Roma. Musicisti che suonano tiorbe, organi, viole da gamba e, in alto, angeli musicanti affrescati che maneggiano quegli stessi strumenti. Impagabile. (Fabrizio Federici)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati