La musica di Arvo Pärt nella Chiesa Rossa a Milano
La musica sacrale di Arvo Pärt nella chiesa progettata da Giovanni Muzio, che ospita un’opera site specific di Dan Flavin. Cosa chiedere di più? Ecco il report dall’iconica “Tabula Rasa”, andata in scena lo scorso 29 gennaio grazie a Threes.
Verso la fine degli Anni Sessanta, in America, nascono tutta una serie di nuove correnti figurative destinate a cambiare la sorte mondiale del sistema dell’arte. Tra queste, la Minimal Art, una corrente che abbandona l’ossessione verso l’oggetto, verso l’aspetto formale e figurale, per dare più importanza a quello processuale e concettuale, ovvero all’idea che presiede all’organizzazione degli elementi. Dan Flavin è uno dei suoi esponenti principali, le installazioni di tubi al neon bianchi e colorati gli hanno valso fama internazionale. Nel 1966, su invito del Reverendo Giulio Greco, l’artista americano realizza un’opera site specific, Untitled, per il restauro e il rinnovamento della chiesa parrocchiale progettata da Giovanni Muzio nel 1932. Flavin usa la luce come materia (“architetto della luce”, così lo chiama il critico Pierre Restany): luce verde, blu, rosa, dorata e ultravioletta permea l’intero volume della chiesa e accompagna il visitatore: percorrendo lo spazio dall’ingresso, la successione cromatica del trattamento della navata, del transetto e dell’abside suggerisce la progressione naturale della luce in notte, alba, giorno.
TABULA RASA
Già questo dovrebbe bastare per rendere meravigliosa l’esperienza di un concerto qui dentro. Per di più Threes – l’agenzia che produce eventi musicali abbinati a progetti culturali come il famoso festival Terraforma ‒ sceglie di presentarvi Tabula Rasa di Arvo Pärt. La sacralità della musica di Pärt, d’altronde, rientra nel pensiero minimalista tanto quanto la luce artificiale pensata da Flavin. Le sue produzioni hanno cambiato significativamente il modo in cui comprendiamo la natura della musica, creando nel 1976 un linguaggio musicale unico chiamato tintinnabuli, derivato dallo studio delle risonanze delle campane e le loro oscillazioni sonore. Tabula Rasa (1977) è una delle sue composizioni più iconiche, il doppio concerto è composto da due movimenti: Ludus e Silentium, entrambi esprimono un bisogno profondo di sentire il silenzio e rappresentarlo sonicamente. Il concerto si apre con Prognostic@act dell’artista lituano Antanas Jasenka, composizione per microfono, voce, organo elettronico VENTA, max/msp ed equalizzatore grafico e Étancher la soif di Philippe Leguérinel, quarto pezzo della raccolta Gravé dans le cuivre ‒ observations, ispirato al testo omonimo di Karl Krolow, scrittore e poeta tedesco del XX secolo.
PAROLA A THREES
A diffondere il suono nello spazio è l’Acusmonium, realizzato dall’associazione AUDIOR, fondata nel 2015 da Eraldo Bocca e Dante Tanzi, un sistema acustico disegnato per la prima volta a Parigi nel 1974 dal compositore François Bayle e usato originariamente negli studi di Radio France. Si tratta di un’orchestra di altoparlanti destinata all’interpretazione in concerto di musiche elettroacustiche con lo scopo di spazializzare il suono. I suoni vengono diffusi tramite altoparlanti di diverso colore timbrico, calibro e potenza, disposti in modo da organizzare lo spazio acustico secondo le caratteristiche della sala e lo spazio psicologico secondo le caratteristiche dell’opera.
“Threes ha come intento sin dalla sua fondazione quello di coniugare site, sight, sound e reinterpretare alcuni dei luoghi più emblematici del patrimonio artistico italiano e mondiale”, ci raccontano gli organizzatori. “La nostra collaborazione con Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa e Don Walter ci ha permesso dal 2017 di creare un dialogo tra la meravigliosa installazione site specific di Dan Flavin e le performance di alcuni dei rappresentanti del minimalismo tra cui William Basinski il primo anno, Charlemagne Palestine sull’organo nel 2018 e l’interpretazione spazializzata sull’Acusmonium Audior quest’anno. Ogni concerto alla Chiesa Rossa è un’esperienza sinestetica, una combinazione eterea tra luce, suono e contesto”.
UN EVENTO DI QUALITÀ
Insomma, bravi, molto. La qualità di ogni evento di Threes è sempre alta ed è un vero bene per Milano avere realtà come queste. Non è semplice realizzare due concerti di questo tipo, di un’ora e mezzo l’uno, praticamente sold out. Diciamo che la musica di Pärt è tutt’altro che semplice, e se non sei in grado di abbandonarti completamente all’esperienza rischi di trovarti per novanta minuti a dedicarti ai pensieri che ti affannano, o semplicemente a guardare il cellulare. Bisognerebbe capire in quanti presenti erano lì effettivamente per vivere l’esperienza del concerto: da chi è lì per il contesto della Chiesa Rossa, a chi si vuole sentire l’acustica dell’Acusmonium, a chi è lì per Arvo Pärt, ecc. Bisognerebbe, insomma, guardare al tipo di pubblico che attrae questo tipo di eventi, e osservarli in paragone a chi segue la stessa linea curatoriale in altri contesti, e in altre città. In ogni caso, è sempre un piacere.
‒ Bianca Felicori
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