Walk of Muses #8: Alessandro Cadario e Mauro Martinuz
Il nuovo appuntamento con “Walk of Muses” presenta il ritratto del direttore d’orchestra Alessandro Cadario e del compositore Mauro Martinuz.
Alessandro Cadario (Varese, 1979) è un direttore d’orchestra e compositore. Ha diretto nelle stagioni dei principali enti lirici e festival italiani e internazionali, salendo sul podio di importanti orchestre. Dal 2016 ricopre la posizione di direttore ospite principale dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano. Sempre nel 2016 è salito sul podio della City Chamber Orchestra di Hong Kong e ha diretto alla Biennale Musica di Venezia due opere in prima assoluta. Nel 2017 è stato scelto dalla Presidenza del Senato per dirigere il concerto natalizio in diretta su Rai1 dall’Aula del Senato. Nel 2018 ha fatto il suo debutto nella stagione sinfonica del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Nel 2019 ha diretto al Croatian National Theatre di Rijeka e al Teatro Massimo di Palermo, e ha inaugurato la stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona. Oltre il repertorio classico, Cadario rivolge la sua attenzione alla musica contemporanea. Le sue composizioni sono state presentate in prima assoluta al Lincoln Center di New York, al Teatro dell’Opera di Darmstadt e al National Concert Hall di Taipei.
La tua definizione di arte.
Definire l’arte in poche righe non è cosa semplice. Condivido le parole di Albert Einsten nel descrivere l’arte come “l’espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice”, un’intuizione della realtà che, senza spiegare nulla, dice tutto.
La tua definizione di musica.
La musica estende i nostri confini verso la quarta dimensione. Nel divenire della musica c’è la memoria del passato e quella del futuro ma soprattutto possiamo pensare una musica tutta insieme, in un unico momento, proprio come sarebbe la nostra vita se la potessimo concepire senza tempo.
Ti definisci un “artista”?
Non penso che essere artisti sia uno status che si raggiunge e che si possiede. Credo sia più una condizione di grazia che può durare un instante, un dàimon che in certe particolari condizioni ci abita.
L’opera di arte visiva che più ami.
Nel mio studio ho una stampa di Maurits Cornelis Escher che amo molto, Mani che disegnano (litografia, 1948). Se vogliamo è la rappresentazione dell’infinito su un foglio di carta, un paradosso il cui il soggetto e l’oggetto coincidono.
https://www.alessandrocadario.com/
PAROLA A MAURO MARTINUZ
Mauro Martinuz (Treviso, 1977) è un compositore, produttore musicale e tecnico del suono. Ha iniziato la sua carriera musicale nel 2000 suonando chitarra e synth in varie band indie e post-rock, per poi passare alla collaborazione con artisti visivi, registi e curatori di teatro e cinema. Dopo un periodo berlinese, durante il quale ha avviato alcune produzioni musicali, il suo rientro in Italia ha fortificato la collaborazione in essere con la compagnia teatrale d’avanguardia italiana Anagoor, fondata nel 2000 da Simone Derai e Paola Dallan, Leone d’Argento per il Teatro alla Biennale di Venezia 2018, che oggi, sotto la direzione di Simone Derai e Marco Menegoni, si appresta a celebrare vent’anni di attività con un libro, una retrospettiva, un film-concerto e un doppio album. Nel primo disco saranno pubblicati vent’anni di musica e sound design composti da Martinuz per le più celebri creazioni teatrali del collettivo.
La tua definizione di arte.
Credo che al giorno d’oggi l’arte sia la chiave per capire il presente e prevedere il futuro, perché trova genesi nel desiderio di tradurre in forma “altra” la società, la natura, il nostro mondo interiore. Credo che abbia uno scopo, che sia una spinta a migliorare e migliorarsi, e una continua presa di posizione, uno stare consapevole e attivo.
La tua definizione di musica.
Il suono è un livello di cui è composta la realtà: il paesaggio che ci circonda, il traffico della città, il non-silenzio delle nostre stanze, un’opera d’arte o la frenesia di una fabbrica. La musica è l’organizzazione dei suoni per dare forma al pensiero, al desiderio, a uno stato emotivo… La mia attrazione per la musica credo sia dovuta alla meditazione che necessita la sua creazione, al silenzio che la precede e a quello che ne consegue.
Ti definisci un “artista”?
Sì, ma non perché è il mio lavoro. È un atteggiamento, è un’attitudine verso la vita, è politica, e come tale credo debba essere perseguito, coltivato e curato, a prescindere dal riconoscimento che se ne possa trarre.
L’opera di arte visiva che più ami.
Il cinema può essere considerato “arte visiva”? Spero di sì, e senza alcun dubbio allora dico Paris, Texas (1984) di Wim Wenders.
‒ Samantha Stella
LE PUNTATE PRECEDENTI
Walk of Muses #1: Hugo Race e New Candys
Walk of Muses #2: Jozef Van Wissem e The Underground Youth
Walk of Muses #3: The Winstons e Tess Parks
Walk of Muses #4: Scott Gibbons e freddie Murphy
Walk of Muses #5: Marissa Nadler e The Third Sound
Walk of Muses #6: Andrea Liberovici e Squadra Omega
Walk of Muses #7: Jarboe e Kill Your Boyfriend
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