Walk of Muses #20: The Telescopes e Sneers
Il nuovo appuntamento con “Walk of Muses”, rubrica di Samantha Stella dove la musica incontra l’arte, presenta il ritratto della band inglese The Telescopes e della band italiana Sneers.
The Telescopes è una band sperimentale inglese formata nel 1987 da Stephen Lawrie ‒ portavoce di questo ritratto ‒ che ha attraversato vari generi tra noise, spacerock, shoegaze e psichedelia. Con iniziali influenze da gruppi newyorkesi come il duo protopunk Suicide e The Velvet Underground di Lou Reed, e dalla band rock americana The 13th Floor Elevators, il sound di The Telescopes, evolutosi nel tempo, è noto per creare un muro di suono talvolta di assordanti proporzioni, sino a giungere a una sorta di trance grazie all’uso di tre chitarre, un’ossuta sezione ritmica, e il canto di Lawrie, che vertono verso persistenti toni bassi a costruire un mantra catartico. Con il loro vasto universo sonico, hanno suonato in numerosi tour, supportando band britanniche di rock alternativo del calibro di Spacemen3, Primal Scream e The Jesus and Mary Chain, per poi diventare headliner loro stessi, e si sono esibiti su palchi internazionali, inclusi l’All Tomorrow’s Parties ad Alexandra Palace a Londra nel 2011, dietro invito della band trip hop inglese Portishead, e l’Austin Psych Fest 2012.
Tra le curiosità, la versione drone di un brano del songwriter inglese Nick Drake. È appena uscito un nuovo album prodotto da Lawrie per la band VanishingLines di Ian Smith.
La tua definizione di arte.
Non perdere di vista l’equilibrio.
La tua definizione di musica.
Creare un’esplosione che si distingua.
Ti definisci un “artista”?
Non sono solito definire me stesso.
L’opera di arte visiva che più ami.
Tutto ciò che mi spinge a essere ispirato in un dato momento.
www.facebook.com/thetelescopesuk/
PAROLA AGLI SNEERS
Sneers è un duo musicale italiano formato a Berlino nel 2013 dalla songwriter e chitarrista Maria Greta Blaankart, portavoce di questo ritratto, e dal batterista Leonardo Oreste Stefenelli. Con un sound ossessivo e compulsivo che si muove tra noise psichedelico, no wave, folk scuro, un immaginario letterario vicino al southern gothic e alle murder ballad, e una timbrica particolare della cantante Blaankart, il duo ha suonato in intensi tour europei e ha aperto per band prestigiose come gli inglesi noise psichedelici The Telescopes.
L’ultimo album, del 2018, è stato prodotto da Craig Dyer, fondatore della band The Underground Youth, e contiene la preziosa collaborazione con Kristof Hahn degli Swans (band di rock sperimentale statunitense fondata da Michael Gira).
Pubblicato per la label di Manchester God Unknown Records, ha aperto nuovi importanti contatti alla band nel canale inglese, inclusa una data nella famosa vetrina della Rough Trade di Londra e uno showcase alla radio BBC. Un nuovo album uscirà prossimamente.
La tua definizione di arte.
Per me l’arte è catarsi emotiva antropocentrica, la più coraggiosa forma di rivendicazione da parte dell’essere umano della peculiarità della propria esistenza e dei propri impulsi attraverso la realizzazione, non necessariamente tangibile, di un qualcosa che sfida l’universo e al tempo stesso tenta di connettersi a esso.
La tua definizione di musica.
Un linguaggio ancestrale che mette ordine al caos creandone di nuovo.
Un’alchimia numinosa di particelle che si scontrano, ma soprattutto uno scambio continuo tra interno ed esterno. Fare musica è ascoltare dentro se stessi e poi trasmettere all’esterno. È creazione e riproduzione.
Ti definisci una “artista”?
Ho sempre sentito il bisogno di assecondare i miei impulsi e veicolare le mie emozioni scrivendo. Se questo faccia di me un’artista non saprei dirlo. È una definizione a cui non ho mai dato molto peso perché quello che mi muove è trasmettere il mio sentire a chi è interessato ad accoglierlo, senza autodesignarmi o autoinfliggermi.
L’opera di arte visiva che più ami.
Non posso non pensare a William Blake come massimo sperimentatore spirituale di quello stato di divina mescolanza tra produzione visiva e scrittura poetica. La sua produzione è forse quella che meglio rappresenta la rilevanza che per me ha la parola in relazione alle altre forme d’arte, e nel mio caso mi riferisco al peso della poetica nella scrittura musicale. Dovendo scegliere una tra le sue opere pittoriche, direi Eve Tempted by the Serpent.
www.facebook.com/sneers.official/
‒ Samantha Stella
LE PUNTATE PRECEDENTI
Walk of Muses #1: Hugo Race e New Candys
Walk of Muses #2: Jozef Van Wissem e The Underground Youth
Walk of Muses #3: The Winstons e Tess Parks
Walk of Muses #4: Scott Gibbons e freddie Murphy
Walk of Muses #5: Marissa Nadler e The Third Sound
Walk of Muses #6: Andrea Liberovici e Squadra Omega
Walk of Muses #7: Jarboe e Kill Your Boyfriend
Walk of Muses #8: Alessandro Cadario e Mauro Martinuz
Walk of Muses #9: James Johnston e The Three Blind Mice
Walk of Muses #10: Simone Marie Butler e The Vacant Lots
Walk of Muses #11: Giovanni Sollima e Julia Kent
Walk of Muses #12: Einstürzende Neubauten e Bologna Violenta
Walk of Muses #13: Cristiano Godano e Be Forest
Walk of Muses #14: James Williamson e Starcrawler
Walk of Muses #15: Joe Cardamone e Holy Motors
Walk of Muses #16: Jaye Jayle e Messa
Walk of Muses #17: John Murry e Oh Petroleum
Walk of Muses #18: Annie Hardy e Stony Sugarskull
Walk of Muses #19: Vatican Shadow e My Flower
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