Arte e musica fra Italia e Tanzania. Il collettivo Uhuru Republic
È un progetto davvero corale l’album di debutto di Uhuru Republic, il collettivo afro-italiano che ha fuso sonorità occidentali e tradizioni africane.
Cosa succede quando un terzetto di musicisti, attivi soprattutto tra Genova e Torino, protagonisti di combo musicali di tutto rispetto in Italia, decide di fare un viaggio in Tanzania per unire attraverso la musica e l’arte due culture distanti come quella africana e quella nostrana? Ne nasce Welcome to Uhuru Republic, album di debutto di Uhuru Republic, nel quale si presenta il super-collettivo afro-italiano, composto dall’incontro di Giulietta Passera (voce, Mangaboo, The Sweet Life Society, Istituto Italiano di Cumbia, Sonoristan), FiloQ (elettronica, Istituto Italiano di Cumbia, Magellano) e Raffaele Rebaudengo (viola, Gnu Quartet) con artisti del luogo.
LA STORIA DI UHURU REPUBLIC
“L’idea dell’intero progetto Uhuru Republic – che include musica, arti visive, immagini e ricerca ‒ è l’unione dei linguaggi artistici e culturali dei soggetti coinvolti”, spiega ad Artribune Uhuru Republic. “Fanno parte del collettivo musicisti provenienti da aree della Tanzania e del Kenya molto vicine geograficamente, ma chiaramente distinte culturalmente. Attraverso delle sessioni di scrittura condivisa abbiamo fuso la musica elettronica e i trend occidentali con la musica Taarab, la tradizione Gogo, gli strumenti e le liriche della tribù Luo del Kenya, l’Afrofuturismo, il Bongoflava e lo Singeli, disegnando una sorta di mappatura delle culture e tradizioni che abbiamo incontrato durante il nostro lungo viaggio”.
UN ALBUM TRA SUONO E ARTI VISIVE
Uscito in digitale a novembre 2020 per La Tempesta Dischi (l’etichetta co-fondata da Davide Toffolo, cantante dei Tre Allegri Ragazzi Morti, ideatore e illustratore di fumetti e graphic novel), l’album che fonde elettronica e sonorità tribali è anche un progetto visivo. Gli artisti coinvolti, Nicola Alessandrini e Lisa Gelli ‒ impegnati da anni nella creazione di opere d’arte urbana ‒, e Safina Kimbokota, Dismas Leonard, Ahmed “Medy” Maubaka e Walter Simbo hanno, infatti, lavorato in coordinazione con Filippo Basile, stampatore d’arte, fondatore di Press Press / Milano per produrre un artwork fatto di disegni che ricalcassero i temi e la musicalità delle undici tracce del disco. “La riflessione attorno alla creazione delle immagini che accompagnano e completano il progetto”, conclude il collettivo, “partiva dal duplice bisogno di uscire da una stereotipizzazione occidentale di un immaginario altro e di ricrearne uno nuovo e comune, attraverso il segno, il dialogo meta-linguistico, la condivisione di uno spazio di lavoro fra artisti italiani e tanzaniani”.
‒ Claudia Giraud
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #58
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