Arte e musica. Intervista alla cantautrice italiana Julinko

Sono le promesse internazionali della musica le protagoniste del nuovo capitolo della rubrica ispirata al legame fra arte e linguaggio musicale. A inaugurarlo è Julinko, pseudonimo di Giulia Parin Zecchin

Julinko (Castelfranco Veneto, 1989) è il nome d’arte della cantautrice e poetessa Giulia Parin Zecchin. Cantante e chitarrista, spazia tra i generi dalle sfumature gotiche e oniriche, dal dream-doom allo psych, dall’ambient-drone al dark folk. Prolifica nelle pubblicazioni sin dagli esordi nel 2015, ha all’attivo quattro album e un EP, ma è soprattutto con l’ultimo LP, Nèktar, pubblicato nel 2019 per Toten Schwan Records/Stoned to Death, che si consolida l’accostamento a nomi famosi dell’attuale panorama internazionale oscuro femminile, come le cantautrici statunitensi Chelsea Wolfe, Emma Ruth Rundle e Lingua Ignota, gioielli di punta dell’etichetta losangelina Sargent House.

CHI È JULINKO

Il timbro vocale di Julinko, viscerale, potente e dolce al contempo, e il colore scuro del suono della sua chitarra sono elementi che rimandano in particolare alla Wolfe, ma tra le influenze musicali si sentono gli echi di band noise-sperimentali come gli statunitensi Swans e gli italiani Father Murphy. Julinko si è esibita in Italia e all’estero sia insieme al suo trio, formato da Carlo Veneziano (Robox, ex One Dimensional Man) e Michele Dall’Arche (ex Francesco Cescato), sia come solista, così come appare nell’EP No Destroyer pubblicato nel 2021 per le label Dio Drone, Ghost City Collective e Dischi Devastanti sulla Faccia.
Già vocalist per realtà italiane come One Dimensional Man, band noise rock capitanata da Pierpaolo Capovilla, la sua voce spicca nella formazione doom-ambient-trip hop Bosco Sacro, fondata nel 2022, accanto ai musicisti Francesco Vara e Luca Scotti (Tristan de Cunha) e Paolo Monti (The Star Pillow). Il primo album della band sarà pubblicato nel 2023 con l’etichetta milanese Avantgarde Music. Nel 2020 è stata pubblicata la sua prima raccolta di poesie, Il Cuscino è il Confessore, per i tipi di Eretica Edizioni. Accanto ad alcune date condivise con il songwriter psych dark folk Nero Kane, Julinko è attualmente in tour in una seconda serie di concerti con il compositore di avanguardia sperimentale Gasparotti.

Julinko. Ph. Leo Vidmar

Julinko. Ph. Leo Vidmar

INTERVISTA A JULINKO

La tua definizione di arte.
L’arte è movimento. Un’opera data come “conclusa” non rappresenta che una testimonianza contingente di un dato tempo, di un dato spazio, di narrative e coordinate che si sono condensate in un oggetto percepibile da uno qualsiasi dei nostri sensi: si distingue dalle forme materiali comuni perché è capace di attuare un cambiamento psichico in chi la produce e in chi la incontra. Si tratta di una pratica volta all’evoluzione e all’elevazione dell’esperienza che possiamo fare del mondo; diventando creatori partecipiamo al caos ordinatore di quella che viene percepita come “realtà”. Per questo motivo l’arte è anche mistica, e per qualcuno può essere sacra come una religione. Essa non basta mai a se stessa e tende sempre ad altro da sé, è un istinto altruista di condivisione, libero da egotismi.

La tua definizione di musica.
La musica è un vaso ed è un filtro: visivamente – immaginificamente ‒ il suo agire mi ricorda il XVII arcano dei tarocchi, le Stelle. Non sono interessata a distinguere il concetto di suono da quello di musica: essa è respiro, voce, pianto, rumore, eco, sinfonia … misura, contiene e diffonde qualsiasi spostamento energetico e gravitazionale degli enti che popolano il mondo, è specchio vibrante del mondo fisico e dei paesaggi emotivi che ognuno di noi traccia e custodisce internamente. Per me è sempre stata rifugio, consolazione, estasi, somma guida.

Ti definisci una “artista”?
Di solito non sono io a farlo, ma se così vengo salutata, rispondo pacificamente! Vivo nel quotidiano la leggerezza e la gravità inerenti a una certa pratica d’esplorazione e materializzazione dell’invisibile, basandomi sul doppio principio del gioco e del sacrificio. Se non sono un’artista, sono di certo una sbandata.

ARTE E MUSICA SECONDO JULINKO

L’opera di arte visiva che più ami.
La Tempesta di Giorgione da Castelfranco. È un’opera a cui sono molto affezionata. Mi trasmette quel senso di profondo mistero che mi lega alla terra in cui sono nata e cresciuta, evocando lo spirito irrequieto e risoluto, energico, delle sue luci e delle sue ombre. Il lampo giallo, che squarcia come un filo la densa trama delle nuvole, è la scintilla del cambiamento, la promessa dell’inevitabile che incombe: è un simbolo che porto sempre con me.

La canzone che più ami.
Sinceramente, la mia No Destroyer. Mi è stata regalata da una nuvola, come una pioggia che scende dall’alto e porta sollievo, ristoro, nuovi frutti.

I tuoi recenti progetti.
Il 2022 è stato un anno importante per quanto riguarda i concerti. Sono finalmente soddisfatta delle mie esibizioni dal vivo come solista e dunque mi sembra di essere arrivata a un nuovo inizio. In questi mesi concluderò come Julinko il tour che presenta il mio EP No Destroyer e poi registrerò del nuovo materiale. Sono grata di aver condiviso palchi ed esperienze con artisti della scena italiana che stimo, come Gabriele Gasparotti e Benedetta Dazzi, Nero Kane e Samantha Stella, Nicola Manzan e altri. Nel 2023 mi dedicherò al portare dal vivo Bosco Sacro, sono molto entusiasta di poter dedicarmi esclusivamente alla voce e di poter esplorare il palco a “corpo libero” da strumenti.  Oltre ai miei progetti musicali mi sto dedicando alla rifinitura della mia seconda raccolta di poesie.

Un ricordo della tua vita.
Rémy era bretone, un amico di famiglia che veniva a trovarci ogni tanto. Alto e ossuto, secchissimo, vestiva sempre di nero. Un giorno lui e mio papà parlavano di come i bambini tirino una riga orizzontale per disegnare i confini della terra e del cielo. Avevo sei anni. Per rendermi protagonista della discussione andai di corsa a prendere un pezzo di carta, per dar loro una dimostrazione. La lamina finissima del foglio mi tagliò il polpastrello, rigandomelo di rosso. Andai piagnucolando da mio padre mostrandogli la micro ferita scarlatta. Rémy si alzò il polsino della giacca scoprendo l’orologio che fissò per un attimo. Guardandomi serio dritta dritta negli occhi mi disse, con la sua erre immancabilmente moscia: “Tva scinque minuti, la movte”.

Samantha Stella

https://julinko.com

Gli episodi precedenti

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Samantha Stella

Samantha Stella

Samantha Stella, nata a Genova, vive a Milano. Artista visiva, performer, set & costume designer, regista, musicista, cantante. Sviluppa principalmente progetti focalizzati sul corpo e pratiche di discipline live utilizzando differenti linguaggi, installazioni con elementi strutturali e corporei, fotografia, video,…

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