40 anni di melodramma al Monteverdi Festival di Cremona
Dedicata al compositore barocco che seppe inventare nuovi generi e innovare gli esistenti, la manifestazione cremonese si muove tra contaminazioni musicali e rivisitazioni. Cosa ci è piaciuto
Il grande Claudio Monteverdi (Cremona, 1567 – Venezia, 1643) traghettatore della musica verso la modernità. Monteverdi alfiere del passaggio dalla polifonia alla monodia (seppure maestro indiscusso del contrappunto e autore di sublimi composizioni polifoniche). Monteverdi inventore di nuovi generi e profondo innovatore di quelli già esistenti. Tutto vero: ma se c’è un aspetto che emerge con forza dalla 40esima edizione del festival che Cremona consacra al “divino Claudio” – o che perlomeno emerge dai concerti che abbiamo seguito, nelle quattro giornate conclusive della manifestazione (22-25 giugno) – è la grandezza del compositore come demiurgo degli “affetti”, come autore di musiche che trafiggono senza pietà l’anima e il cuore, come narratore delle innumerevoli passioni che agitano l’essere umano, da quelle più nobili alle basse. Aspetto che ha assunto una particolare evidenza anche perché gli esecutori chiamati a dar voce alle antiche carte sono stati semplicemente meravigliosi, e hanno saputo unire al puntiglio filologico e alla perfezione tecnica una grande efficacia comunicativa.
Il Monteverdi Festival a Cremona. Il Combattimento
Il titolo del concerto della sera di giovedì 22 giugno nella chiesa di Sant’Agostino, La sera del Combattimento. Ricostruzione della prima esecuzione del Combattimento di Tancredi e Clorinda […], è in verità un po’ ingannevole. Ci si aspetta un vero e proprio reenactement di quella memorabile serata, e già il fatto che lo si proponga in chiesa, quando la prima del Combattimento ebbe luogo in un palazzo, quello veneziano di Girolamo Mocenigo, nel corso del carnevale del 1626, lascia un po’ interdetti. Semplicemente, l’esecuzione del Combattimento è preceduta da quella di alcuni madrigali di Monteverdi “senza gesto”, non drammatizzati, proprio come avvenne in quella sera veneziana (ma non sappiamo di preciso quali furono eseguiti allora). Premesso questo, il concerto è splendido e merita ogni lode: per la scelta dei madrigali e dei brani strumentali, e per la bellissima esecuzione dell’ensemble La Fonte Musica, diretto da Michele Pasotti. Il concerto si conclude e culmina con il Combattimento, dove risplende Mauro Borgioni nel ruolo del Testo: come sempre ai massimi livelli, il baritono perugino interpreta con voce potente, sottigliezze esecutive e mimica efficace e mai sopra le righe una parte sublime e irta di difficoltà.
Il Monteverdi Festival a Cremona. La Poppea
Al Teatro Ponchielli va in scena L’incoronazione di Poppea con un nuovo allestimento. Il teatro è al limite della praticabilità: è un autentico forno, o meglio, vista l’umidità, una sauna, e resistere per quattro ore lì dentro non è facile. Si resiste perché lo spettacolo è molto bello: ottima la direzione di Antonio Greco e validissimo il cast vocale, su cui spicca la Poppea di Roberta Mameli, con la sua voce piena e suadente, capace di rendere alla perfezione le diverse passioni che si annidano nel petto dell’amante di Nerone, a cominciare dalla sua prorompente sensualità; la regia e le scene di Pier Luigi Pizzi, se sono forse fin troppo statiche, hanno il pregio di mettersi al servizio della musica e della trama e di agevolare il pubblico nel compito di seguire una struttura drammaturgica non semplicissima. L’opera si conclude con il celeberrimo (e probabilmente non monteverdiano) duetto Pur ti miro, eseguito con l’opportuno languore dalla Mameli e da Federico Fiorio nei panni di Nerone: una conclusione da brividi che suggella uno spettacolo riuscito, in programma nei prossimi mesi a Como, Pavia, Pisa e Ravenna.
Monteverdi sacro
Il concerto conclusivo del festival, con sir John Eliot Gardiner alla guida dei suoi Monteverdi Choir e English Baroque Soloists, non delude le attese. La chiesa di Sant’Agostino, gremita di un pubblico in visibilio, accoglie con grande calore la performance del maestro, fresco di cittadinanza onoraria di Cremona, dei cantanti e degli strumentisti. In maniera impeccabile sono eseguiti brani sacri di Monteverdi sia polifonici che monodici. Vertice emotivo della serata, il Pianto della Madonna dalla Selva morale e spirituale, struggente travestimento sacro del Lamento d’Arianna, in questa occasione affidato a due diverse interpreti vocali, i soprano Silvia Frigato e Mariana Flores, posta l’una nel presbiterio, quasi accasciata su un inginocchiatoio, e l’altra sorgente dal pulpito: con pari bravura ed enfasi drammatica le due cantanti danno vita a un momento di ipnotica bellezza. Chiusura festosa assegnata al Beatus vir, tratto anch’esso dalla Selva.
Gli altri eventi del Monteverdi Festival
Ricca l’offerta di eventi che, nel pomeriggio o in seconda serata, si affiancano ai concerti: il Fedra Ensemble (voce, violino, contrabbasso, chitarra), con una convincente rivisitazione tra jazz e cantautorato di brani di Monteverdi, Giulio Caccini e Stefano Landi; il concerto A doi tenori, Raffaele Giordani e Roberto Rilievi, accompagnati da Mauro Pinciaroli alla tiorba e Luigi Accardo al clavicembalo, che offrono una strepitosa interpretazione di brani di Monteverdi e di altri autori per due tenori o per tenore solo. E ancora il giovane quartetto vocale PassiSparsi che canta, e a dire il vero, mette in scena, con tecnica ineccepibile e adeguata vis comica, alcune gustose villanelle di Orlando di Lasso. Merita senz’altro una menzione, infine, lo spettacolo Arnalta Cafè, spassoso cabaret barocco, in cui un incontenibile Luca Cervoni en travesti, egregiamente accompagnato dal Concerto Romano di Alessandro Quarta, dà voce e corpo ad alcune delle nutrici che popolano il melodramma del Seicento. Uno spettacolo in cui si gode del pregio musicale di pagine note e meno note, grazie alla finezza interpretativa di cui dà prova Cervoni, in cui si ride di gusto, ma in cui, pure, non mancano momenti malinconici e meditativi, nei quali le nutrici riflettono amaramente sulla bellezza che sfiorisce e sul Tempo che rapido trascorre.
Fabrizio Federici
https://www.monteverdifestivalcremona.it/
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