John Scofield in trio: nuovo album tribute ai grandi della musica. La recensione
Il chitarrista statunitense è tornato con un doppio cd e vinile dal titolo “Uncle’s John Band”, dove omaggia i suoi preferiti, da Bob Dylan a Neil Young. E trasforma tutti gli stili musicali in jazz
L’ultimo lavoro di John Scofield con il suo trio, composto da Vincente Archer al contrabbasso e Bill Steward alla batteria, si intitola Uncle’s John Band (ECM, ottobre 2023). Un omaggio ai Grateful Dead, al cui brano il titolo si riferisce, come fa pensare la definizione che ha dato in più occasioni della sua musica: “Roots-Rock-Jazz”. Il disco presenta un ricco menu di funk, rock, swing, folk, trasformati in jazz alla maniera tipica del chitarrista statunitense. Scofield, sappiamo, non ha mai rinnegato gli inizi blues e soul, generi da cui ha tratto l’alfabeto con cui coniare un personale linguaggio, divenuto jazz, ma anche molto funk, che lo ha reso uno dei chitarristi più apprezzati, premiati, imitati, desiderati. Basti ricordare la sua biografia, con le collaborazioni con Dave Liebman, Miles Davis, Gerry Mulligan, Gary Burton, Jack DeJohnette, Brad Mehldau Joe Henderson, Joe Lovano, Pat Metheny…
Da Bob Dylan a Neil Young e Grateful Dead
Il nuovo disco si apre con l’omaggio a Bob Dylan di Mr Tambourine Man, che si riconosce nel tema riproposto dalla chitarra, semplice come fosse fischiettato, con una intro e successiva improvvisazione. Ci coccola davvero il pezzo dal sapore traditional Back In Time, che per ammissione dell’autore “suona un po’ folclorico, il che può accadere quando si compone con la chitarra”. Nothing Is Forever è la traccia dedicata al figlio Evan, scomparso all’età di 26 anni nel 2013 per un male incurabile. Il brano appare proprio come una conversazione, che si apre con affermazioni e continua con delicate confidenze. Così almeno, ci sembra di poter interpretare questo pezzo, non triste, nostalgico. Vi sono omaggi ai grandi classici: Budo di Bud Powell valorizzato da Miles Davis in Birth of the Cool; Starway In The Stars di Matt Malneck e Frank Signorelli; Ray’s Idea, di nuovo mediata dalla versione di Miles Davis; Somewhere di Leonard Bernstein. Old Man è il famoso pezzo di Neil Young che Scofield ama, posto a conclusione del primo cd; ugualmente chiude il secondo disco il pezzo dei Grateful Dead. Anche qui, Scofield conduce il trio in una libera improvvisazione.
Il nuovo album di John Scofield
Una cosa che amano molto fare i critici (musicali e letterari) è la ricerca dei riferimenti intertestuali e le autocitazioni. Qui, Mo Green ammicca ai fan, che avranno riconosciuto ritmo, dinamica, divisione del brano Green Tea tratto dall’album A Go Go (1998): imitatio cum variatione, “like that but different”, una pratica che i poeti latini amavano assai, sia per compiacersi, sia per riconoscere l’auctoritas di qualcun altro. Oltre che per riferirsi al proprio pubblico (per i più giovani: sì, esisteva il marketing prima di Mad Men). Ma per i musicisti, soprattutto jazz, è un gioco, un inserto, come si sa, molto frequente. È stato in Italia Scofield, con questo trio: il 31 ottobre a JazzMi, il 2 novembre all’auditorium Parco della Musica di Roma, il 3 novembre a Forlì, il 4 a Spoleto. In queste occasioni non ha mancato di omaggiare la compositrice Carla Bley, iconica donna del jazz americano, nonché compagna del bassista storico con cui collabora dagli Anni Settanta, Steve Swallow, omaggiato con l’album Swallow Tales (2019). Uncle’s John Band è stato registrato nell’agosto 2022 nel Clubhouse Studio di Rhinebeck, contea di New York, e arriva dopo l’album solista uscito nel 2021 a seguito del periodo pandemico.
Sara Bonfili
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati