Orama, il nuovo album di Arco e il modo di fare musica oggi in Italia
È ancora possibile fare musica di un certo livello in Italia? A questa domanda risponde Andrea Guerrini, in arte Arco, il polistrumentista toscano che ha di recente dato alle stampe il suo secondo disco in studio, Orama
In un momento culturalmente così arido, dove la spettacolarizzazione dei vari Sanremo e talent di turno non lascia troppo spazio alla qualità, è quasi un miracolo trovare in Italia un prodotto musicale che abbia davvero qualcosa da dire. È questo il caso di Orama, la seconda e ambiziosa fatica discografica di Arco (Andrea Guerrini), ovvero l’eroe di cui avevamo tutti bisogno ma che forse non meritiamo ancora.
Chi è Arco (Andrea Guerrini)?
Polistrumentista autodidatta conosciuto pubblicamente come Arco, Andrea Guerrini nasce nel 1988 ad Arezzo dove diventa membro attivo di due band: i Walden Waltz (vincitori nel 2012 di un Los Angeles Music Award) e i Moondrive. Tra gli ideatori della webzine Tropismi.it, nel 2015 Guerrini dà vita al collettivo aretino Pastificio Elettrico e all’organizzazione di concerti e spettacoli teatrali. Qualche anno più tardi si sposta a Torino dove ha, sia la possibilità di dar vita al progetto di audio racconti commissionati e trasmessi da Radio Banda Larga, Arconti, sia di entrare in contatto con l’associazione Spazio Non C’è per la quale saltuariamente cura eventi dal vivo.
Orama, il nuovo album di Arco
Una poliedricità, quella di Guerrini, che sicuramente trasuda anche da Orama, il suo ultimo disco pubblicato lo scorso 15 dicembre in collaborazione con le etichette Ammiratore Omonimo Records, TEGA e Pastificio Elettrico. Concepito come una sorta di viaggio psichedelico alla volta dell’amarezza della vita (come suggerisce lo stesso titolo dell’album), Oramaattinge dal non plus ultra della sperimentazione musicale nostrana per scandire dodici storie personalissime raccontate da altrettanti personaggi emblematici. Fra santi bevitori, viaggiatori in fuga, folli mistici, e perfino un aborto, viene così restituita una narrazione corale alla quale partecipano anche musicisti in carne e ossa del calibro di Enrico Gabrielli, Nicholas Remondino, la violinista Cécile Delzant e il cantautore Tobia Poltronieri.
Un viaggio nella sperimentazione made in Italy
Ciò che da subito colpisce ascoltando Orama è sicuramente il piacevole contrasto che vi è tra la consapevolezza di trovarsi dinanzi a qualcosa di estremamente originale e la sensazione di star rivivendo le stesse atmosfere ricreate da grandi artisti della storia musicale del Bel Paese. Seppure l’album risulti fresco e coraggioso è impossibile, infatti, non pensare a importanti interpreti della canzone nostrana ascoltando il timbro vocale di Guerrini, nonché l’atipica struttura dei suoi testi. Da John De Leo (ex frontman dei Quintorigo) a Iosonouncane, passando anche per Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, sembrano essere molteplici i mentori che hanno forgiato il carattere di Arco. Una cifra stilistica che prende il meglio della sperimentazione made in Italy per offrire un’alternanza di suggestioni progressive (che tanto portano alla memoria il primissimo Battiato di Fetus e Pollution), di ritmi martellanti alla CCCP e di derive elettroniche che ammiccano a una band come i Bluvertigo. In soldoni Orama non si presenta soltanto come un album qualunque, ma piuttosto come un progetto complesso frutto di una fusione di sensibilità e di sapienze che possono farci nutrire ancora qualche speranza per il futuro artistico e culturale italiano.
Valerio Veneruso
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