Il Vivaldi più estroso risuona all’Auditorium di Roma
Il concerto del 3 aprile 2024 rientrava nella Stagione da Camera 2023/24 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: un cartellone di musica classica, iniziato a ottobre per finire a maggio
Lo scorso 3 aprile il Concerto Italiano di Rinaldo Alessandrini ha coinvolto il pubblico della Sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma in una entusiasmante cavalcata musicale di oltre un’ora e mezza, che ha visto l’esecuzione integrale de L’estro armonico di Antonio Vivaldi. Il concerto rientrava nella Stagione da Camera 2023/24 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: un cartellone ricco di appuntamenti di grande interesse, iniziato nell’ottobre 2023 e destinato a concludersi a maggio, in cui la parte del leone l’hanno fatta i grandi del classicismo e del romanticismo (ricordiamo solo la Winterreise di Schubert proposta il 14 febbraio da Julian Prégardien, accompagnato al pianoforte da Daniel Heide), con alcune aperture in direzione della musica del Novecento e contemporanea.
L’estro armonico di Antonio Vivaldi
L’estro armonico è la terza raccolta data alle stampe (ad Amsterdam nel 1711) da Vivaldi e la prima di concerti (l’opera prima e seconda radunano sonate). Un Vivaldi poco più che trentenne che vuole conquistare l’Europa (riuscendoci), il Vivaldi che stregò Bach, e che raggiunse vertici che poi, per certi versi, non attinse più. Nei dodici concerti della raccolta “estro” e “armonia”, invenzione e regole si confrontano, si sfidano e si ricompongono in un risultato superiore, cui allude il titolo dell’Opera III (ah, i bellissimi titoli delle raccolte di Vivaldi: La stravaganza, Il cimento dell’armonia e dell’inventione…).
Dedicatario de L’estro armonico fu un personaggio di eccezione: il granprincipe di Toscana Ferdinando de’ Medici, che gran principe lo fu di nome e di fatto, patrocinando arti e lettere e dimostrando un grande amore per la musica. Musica che in particolare si concretizzò nella costruzione di un teatro al terzo piano della distrutta villa di Pratolino, inaugurato nel 1680, dove si ebbero le prime di opere di compositori celebri quali Alessandro Scarlatti e Georg Friedrich Händel.
Il report dell’esibizione di Concerto Italiano all’Auditorium di Roma
Seduto al cembalo al centro dell’ensemble da lui fondato, Alessandrini dirige con scelte interpretative coerenti ed efficaci i suoi strumentisti, precisi, affilati, rigogliosi nelle ornamentazioni, ma senza mai eccedere. Meravigliosi i quattro violini, che ora tutti insieme, ora a coppie, ora da soli, e talvolta in dialogo con il violoncello, ricoprono il ruolo di solisti. Notevole è infatti (come in nessun’altra silloge vivaldiana) la varietà della raccolta, in cui ai concerti grossi si alternano concerti solistici. Il tutto all’insegna dell’innovazione, dell’“estro”, della volontà di stupire e incantare: cosa che riuscì benissimo a Vivaldi allora, e che gli riesce ancora oggi, quando a far risuonare la sua musica è un ensemble di eccelso livello come Concerto Italiano.
Fabrizio Federici
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