A Roma il concerto della compositrice performer Eartheater. Oltre i generi e le definizioni
Tra un pubblico squisitamente queer e molto diverso dalle tendenze tekno della città, il 29 maggio sul palco dell’Hacienda di Roma si è esibita per la sua prima data italiana l’artista sperimentale del Queens
Prima di addentrarci nei territori del cyborg-folk di Alexandra Drewchin, in arte Eartheater, dobbiamo fare qualche presentazione. Partiamo da Crudo, un progetto curato da Visioni Parallele Creative Studio, che ci racconta la contemporaneità delle immagini e dei suoni, con uno sguardo molto attento al digitale e ai new media. Ibrido, multiforme, cross-disciplinare, essenzialmente di ricerca, Crudo è una piattaforma che accoglie e condivide le spinte più avanguardiste in ambito musicale, nella Roma assolata, nota ai più per il cinema.
A Roma il concerto della compositrice e performer Eartheater
Grazie anche alla partnership con Basemental, il 29 maggio abbiamo ascoltato sul palco dell’Hacienda di Roma la vocalist, compositrice sperimentale e performer del Queens Eartheater, già coinvolta nel progetto Guardian Alien. Prima data italiana del tour internazionale che la vedrà su noti palchi tra cui Coachella, Primavera Sound, Roskilde e Melt Festival, niente male per un’artista così inafferrabile, che conserva ancora tutta l’allure dell’underground. A provarlo è anche il pubblico, squisitamente queer e molto diverso dalle tendenze tekno della città.
A Roma il concerto della compositrice e performer Eartheater. L’album Powders
Atmosferica già dal nome, col suo ultimo album Powders ha intrapreso una strada più pop, anche nella forma canzone, rispetto al sincretismo e irregolarità che da tempo la contraddistinguono, abbinati a una voce davvero fuori dal comune, con falsetti così spinti da morire in gola, quasi strozzati dalla sensualità del movimento del collo. A una presenza scenica giunonica corrisponde infatti una voce soave che, adeguatamente manipolata, restituisce perfettamente l’idea della convergenza tra carne e macchina, che costituisce il grande elemento di fascino della sua personalità da performer. Aliena, oltre i generi e le definizioni. Palpabile è l’entusiasmo, “sei bella, sei bella” si sente urlare tra il pubblico, e “Mona Lisa Moan” a più riprese è la canzone più richiesta di un’artista dal passato speso tra i club di Brooklyn e gli spazi artistici di Bushwick, con un amore per il folk. Il segreto di una miriade di influenze che attraversano e collidono nella sua musica, risorgendo sotto l’etichetta di post-internet.
A Roma il concerto della compositrice e performer Eartheater. Oltre il dualismo di genere
Potremmo dire che in lei c’è molto di Arca, di quel bisogno di oltrepassare il dualismo tra maschile e femminile, in favore di un’estetica trans-genere e di un erotismo corporeo onnipresente, che neppure gli abiti riescono a nascondere. E se il concerto è stato piuttosto tradizionale, tradendo in parte le aspettative che immaginavano un happening artistico, non si può certo negare il coraggio di portare nella Capitale un’artista così complessa, accelerazionista, capace di fondere una moltitudine di stimoli disparati, che vanno dalle sperimentazioni post-club alla forma canzone.
Carlotta Petracci
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