Arte e musica. Intervista alla compositrice newyorkese Kelly Moran
Ha 36 anni la musicista newyorkese che sperimenta, tra suono e arti visive, nel segno di John Cage
Kelly Moran (New York, 1988) è una compositrice e polistrumentista statunitense. Inizia le prime lezioni di piano a sei anni, cui accosta lo studio di archi, basso elettrico, oboe, clarinetto e chitarra. Accanto agli strumenti classici, si dedica già in adolescenza alla sperimentazione elettronica. Si laurea in Performing Arts Technology all’Università di Michigan-Ann Arbor, dove ha studiato piano, composizione e ingegneria del suono, e si specializza in minimalismo e post-minimalismo all’Università di California a Irvine. Di rientro a New York inizia varie collaborazioni con gruppi no-wave punk. Nel 2016 pubblica il suo primo album Optimist, ma è soprattutto nel secondo album Bloodroot (2017) che esprime appieno uno stile che combina il piano classico con la passione per l’elettronica e la tecnica del piano preparato di John Cage, che ha il suono alterato da oggetti vari, metallici e non, riposti sopra le corde.
La musica di Kelly Moran
Il New York Times inserisce l’album nella classifica dei 25 migliori album classici del 2017. Nel 2018 entra nella rinomata etichetta discografica britannica Warp Records con la pubblicazione dell’album Ultraviolet. Negli anni crea uno stile unico, una miscela tra post-minimalismo, avant-garde, metal e classica, vicina a compositori come Erik Satie, rinomato pianista francese di fine Ottocento, alla scuola di Steve Reich, ma anche le sperimentazioni di Brian Eno.
Le collaborazioni di Kelly Moran
Tra le collaborazioni, la compositrice di Singapore Margaret Leng Tan, specializzata in toy piano e artista vicina a John Cage. Nel marzo 2024 ha pubblicato l’album Moves in the Field dove ha utilizzato il Disklavier del marchio Yamaha di cui Kelly Moran è artista ufficiale, pianoforte dotato di sensori di registrazione elettronica in grado di riprodurre automaticamente i brani. Ispirato ad artisti come Philip Glass, David Lang, Tori Amos e Telefon Tel Aviv, l’album è in tour tra Stati Uniti, Europa e Regno Unito.
Intervista a Kelly Moran
La tua definizione di arte.
Qualsiasi definizione di arte può essere immediatamente negata ed essere comunque vera, quindi penso che l’arte possa essere qualsiasi cosa. I primi pensieri che mi vengono in mente sono: l’arte visiva è l’organizzazione di un intento, si impegna a concretizzare una forma fisica che prende forma in un qualche modo.
La tua definizione di musica.
Energia o espressione prodotta attraverso il suono. Sono d’accordo con John Cage sul fatto che qualsiasi suono può essere sentito come musica se siamo ascoltatori attivi, ma questo non rende tutti i suoni ugualmente piacevoli e significativi.
Ti definisci una “artista”?
Sì, questo non ha nulla a che fare con la qualità della mia produzione creativa, ma piuttosto con l’intenzione di aver progettato la mia vita intorno all’atto di fare arte. È la mia principale motivazione di vita.
L’opera di arte visiva che più ami.
Un dipinto a olio realizzato da mia nonna sui colori del tramonto riflessi sulla superficie del lago Oscawana. Ha iniziato a dipingere solo verso i 40 anni – ha seguito un corso e ha scoperto di avere talento, e ha passato il resto della sua vita a realizzare dipinti a olio incredibilmente dettagliati. Mia nonna eccelleva nel riprodurre famosi dipinti impressionisti, ma le sue opere preferite erano quelle più astratte, ispirate alla sua vita.
La canzone che più ami.
Kayo Dot di The Manifold Curiosity.
I tuoi recenti progetti.
Ultimamente sono andata in tournée a sostegno del mio recente album Moves in the Field. Ho lavorato molto duramente sugli arrangiamenti dal vivo per le mie esibizioni, così come sulle immagini per aiutare a raccontare la storia della musica. Non mi definisco un’artista visiva perché non possiedo lo stesso livello di abilità per l’arte visiva che per la musica, ma ho effettivamente creato con orgoglio le immagini per le mie esibizioni. Ho filmato il mio pianoforte disklavier da diverse angolazioni e ho tagliato le riprese in modo che i miei spettacoli dal vivo fossero presentati come un duetto virtuale tra me e questo strumento. Ho voluto fare questo per illustrare come esiste la musica, perché non suono tutte le parti di pianoforte dal vivo, e voglio che il pubblico veda come sono state create le altre parti di pianoforte. Se questo non ha senso, allora venite al mio spettacolo e vedetelo voi stessi!
Un ricordo della tua vita.
Quando andavo alle elementari, avevo ricevuto il compito di dipingere un mio ritratto per la lezione di arte. Più o meno a metà strada ho accidentalmente rovesciato sopra un mucchio di vernice. Ero molto turbata e scoraggiata dal fatto che non sarei stata in grado di correggere i miei errori. Volevo arrendermi e ricominciare da capo, poi mia madre mi disse che anche Monet aveva fatto la stessa cosa mentre dipingeva le sue famose ninfee. La cosa buffa è che aveva inventato la storia per farmi sentire meglio e ispirarmi. In quel momento pensai che se questo poteva accadere a un’opera d’arte più grande della mia, allora potevo sicuramente recuperare i miei errori. Anche se la storia era falsa, è stata un’esperienza davvero positiva perché mi ha insegnato che, impegnandomi, posso superare i passi falsi nella mia pratica artistica e trasformare i miei errori in qualcosa di bello.
Samantha Stella
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