Non solo musica al Kappa Futur Festival di Torino. Ecco tutta l’arte da vedere durante la rassegna
Dal palco targato Marinella Senatore, alle facce da festival nelle foto di Oliviero Toscani. C’è molta arte nell’undicesima edizione di uno dei migliori contenitori di musica elettronica in scena al Parco Dora di Torino fino al 7 luglio
Il Kappa Futur Festival è innanzitutto suoni, ritmi, pulsazioni. Ma anche l’aspetto visuale ha un’importanza decisiva nel caratterizzare la manifestazione e nel contribuire alla sua riuscita. Il pensiero va subito al palco “d’autore”, anzi “d’autrice”: il palco Kosmo concepito da Marinella Senatore, che omaggia la tradizione festiva dell’Italia meridionale installando e reinventando colorate luminarie come quelle delle feste patronali del sud della Penisola.
Kappa Futur Festival: il palco Kosmo di Marinella Senatore
Una scelta azzeccatissima, non tanto per dare l’illusione (subito fallace) di ballare la pizzica, quando in realtà la musica è tutt’altra (e fra le più raffinate di quelle che abbiamo ascoltato e danzato nel primo giorno del festival, venerdì 5 luglio, con una chiusura degna di un poliziottesco Anni ’70 con la musica techno-cinematografica di Marco Shuttle in back to back con Jane Fitz); quanto perché contribuisce a creare un’atmosfera raccolta, ‘di paese’, in cui amano rifugiarsi i patiti dei piccoli club, degli open air nel bosco, che potrebbero trovarsi non perfettamente a loro agio con le dimensioni mastodontiche, per proporzioni architettoniche e afflusso di satiri e menadi, che contraddistinguono gli altri quattro palchi in cui si articola la kermesse.
Kappa Futur Festival: il palco Futur
Si pensi in particolare al palco Futur, posto a una delle estremità della lunghissima tettoia del capannone dello strippaggio nell’area centrale del Parco Dora (dove un tempo sorgeva l’omonimo stabilimento delle Ferriere Fiat) che è uno dei più riconoscibili marchi visivi del festival: quasi altare di un grandissimo tempio, il palco è sovrastato da un’alta scogliera di casse su cui prendono vita visual indiavolati e spericolati giochi di luci. Come quelli laser che scandiscono i suoni house del dj e produttore olandese Tiësto, o le colonne in stile Kiefer e 2001 Odissea nello spazio che svettano durante l’esibizione del dj e produttore di Los Angeles Skrillex che instaura un botta e risposta col britannico Blawan.
Kappa Futur Festival: i palchi Nova, Voyager e Solar
Ma un grande fascino questi monoliti lo emanano anche da spenti, nel loro nero impenetrabile. Il palco Nova è sicuramente quello più architettonico: una serie di pilastri luminosi introduce all’area sacra, sormontata da un cerchio che è come una cupola impazzita, o forse un elemento uscito dalla lucida fantasia di un Boullée che ben si sposa con la techno ricercata di Jeff Mills. Suggestivo il formato verticale adottato per lo schermo su cui scorrono i visual del palco Voyager, mentre il palco Solar, destinato alla musica coi bpm più incalzanti, più da rave, è rischiarato da una serie di pannelli luminosi di formato verticale accostati gli uni agli altri, che fanno assumere ai visual l’aspetto di giganteschi polittici. Qui, a dominare è la produttrice, cantante, compositrice siberiana Nina Kraviz che, con la sua techno cerebrale, scuote il pubblico danzante.
Kappa Futur Festival: gli scatti di Oliviero Toscani
A completare il coté artistico del festival va ricordata la proiezione dei bei ritratti di partecipanti alle ultime due edizioni scattati da Oliviero Toscani. Nonché, naturalmente, il paesaggio archeologico-industriale di straordinaria suggestione che caratterizza il Parco Dora, consueto scenario della rassegna. Più in generale, occorre rimarcare come l’aspetto visuale, o se vogliamo artistico, sia connaturato all’esperienza concreta del festival, ossia al ballo, di questo ancor più di altri festival. Il fatto che si balli en plein air, e partendo da mezzogiorno per arrivare a mezzanotte, fa sì che l’esperienza coreutica si dispieghi sotto un cielo che muta d’aspetto, e in condizioni di luce che cambiano continuamente, e lentamente cedono il passo alla notte. Va in scena insomma un ballo che potremmo quasi definire impressionistico: e ballando di fronte a queste cattedrali di suoni e luci che reagiscono in maniera sempre diversa alle mutevoli condizioni atmosferiche, ci si sente un po’ Monet, intento a catturare la cattedrale di Rouen nei diversi momenti della giornata.
Fabrizio Federici e Claudia Giraud
Kappa Futur Festival
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