Nella musica siamo tornati a parlare di “recession pop”. Ecco perché

Secondo un trend di TikTok sta tornando in voga quella tipologia di musica prodotta negli anni intorno al 2010, che alcuni critici hanno visto come una risposta alla crisi finanziaria del 2007-2008. Ma in cosa consiste?

Avete mai sentito parlare di “recession pop”? Non è troppo diverso dal concetto di “lipstick effect”, quella teoria secondo cui, in caso di crisi economica, i consumatori sono più propensi ad acquistare beni di lusso più economici (come il rossetto) per “consolarsi”, a scapito di quelli più costosi (come l’educazione privata per i figli o i viaggi). Per “recession pop” si intende quella musica molto vivace e festaiola prodotta negli anni intorno al 2010, che alcuni critici musicali hanno visto come una risposta alla crisi finanziaria del 2007-2008. Secondo un trend di TikTok, questo tipo di musica starebbe tornando: una cattiva notizia.

L’ascesa del recession pop dopo la crisi economica del 2008

Per fare un passo indietro, vediamo il pop degli anni subito successivi alla crisi finanziaria mondiale del 2008. in questi anni abbiamo visto la conferma – quando non l’esplosione – di cantautrici, gruppi e solisti come Lady Gaga (con Just Dance), i Black Eyed Peas (I Gotta Feeling), Katy Perry, Ke$ha (di cui impazzava TikTok), Christina Aguilera, Taylor Swift (di cui sono usciti tre album in cinque anni) e Rihanna (con Please don’t stop the music), accanto all’ascesa di nomi come Ariana Grande (con Problem), Justin Bieber e Dua Lipa. Tutte le tracce più famose di questo periodo avevano in comune “tematiche di lusso, evasione e ottimismo radicale […] tracce allegre e positive che fornivano conforto nella fantasia della stravaganza. Nonostante la situazione della maggior parte delle persone all’epoca, quasi ogni canzone alla radio parlava di amare la vita e fare soldi”, ricordava qualche anno fa Amanda Kiefer sulla rivista The Current.

L’isteria di massa del 2012 e l’accelerazione dei beat

Questo trend sembrerebbe essere stato accelerato con l’approssimarsi del 2012, il famoso “anno dell’apocalisse maya”. Nel 2010, Jay Sean e Nicki Minaj hanno pubblicato la hit 2012: It Ain’t the End, Britney Spears ha fatto uscire Till the World Ends e Rihanna/Calvin Harris la celebre We Found Love, che con i suoi 128 beat per minute ha segnato il picco dell’isteria popolare. Con il calmarsi delle acque, poi, si calmò anche la musica: come studiato dal reporter musicale della BBC Marks Savage, “entro il 2017, il ritmo medio di un singolo di successo nel Regno Unito era di 104 battiti al minuto, in calo rispetto al massimo di 124 bpm del 2009. Negli Stati Uniti, dove l’hip-hop è più diffuso nelle classifiche, è sceso fino a 90,5 bpm”.

Il ritorno del recession pop

È sulla scorta di questi studi che, da alcune settimane, gli utenti (soprattutto americani) di TikTok hanno cominciato a parlare del ritorno recession pop. A stimolare la sensazione, l’uscita di alcuni singoli e album pop e dance di grande impatto, tutti da ballare: prima di tutto il nuovo album brat di Charli XCX, all’insegna del quale ha preso avvio una vera e propria “brat summer”, ma anche il singolo Joyride, che ha segnato il comeback in grande stile (e finalmente libera dal suo ex producer) di Kesha. Ma possibile che basti così poco a far pensare a una recessione? Sarà piuttosto il dilagare di un clima di sconforto – soprattutto nel contesto delle elezioni presidenziali USA 2024 – tra i giovani, che tra la crescita dell’inflazione (e la conseguente difficoltà nello star dietro al costo della vita) e lo stato pietoso del mercato del lavoro, stanno dimostrando gravi peggioramenti a livello di salute mentale. Saranno stati insomma l’ennesima congiuntura sfortunata nell’era del post-capitalismo, accompagnata dalla rimonta del più bigotto conservatorismo (se non proprio dell’oscurantismo), a fare la loro parte nell’affievolire la fiducia nel futuro dei giovanissimi, intaccando la loro percezione di poter fare la differenza. E allora? E allora non resta che ballare.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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