Grace: l’emozionante album di Jeff Buckley, compie 30 anni

"Grace" è l'unico album registrato in studio che il talento prematuramente scomparso di Jeff Buckley ci ha lasciato. Pubblicato il 24 agosto 1994, compie trent'anni

Chi ascoltando le tracce dell’album Grace di Jeff Buckley non ha mai pianto per una relazione finita, cantato a squarciagola o fatto l’amore? Che siate tra i fan del musicista statunitense troppo precocemente scomparso o meno, vi sarete sicuramente imbattuti nelle sue melodie profonde e malinconiche.

Sappiate allora che il 24 agosto l’unico album di Buckley in studio compirà trent’anni: tre decenni nel corso dei quali canzoni come la cover Hallelujia o So Real sono entrate di diritto nel patrimonio musicale di generazioni diverse e distanti, che non possono far a meno di riconoscere l’alto valore qualitativo di Grace.

L’album “Grace” di Jeff Buckley

Grace è l’unico album in studio di Jeff buckley, pubblicato negli Stati Uniti il ​​23 agosto 1994, lo stesso giorno in cui il musicista e la sua band iniziarono un tour europeo a Dublino, in Irlanda. L’uscita di questo capolavoro musicale avvenne solo due anni prima la morte dell’autore, scomparso per annegamento a Memphis, il 29 maggio 1997.

Nonostante la tragica e precoce perdita di un talento di soli trent’anni, il valore della musica composta da Buckley non è messo in discussione da giudizi mossi da pietismo: nonostante la timida accoglienza iniziale del pubblico, basti pensare che Grace fu giudicato unanimemente uno dei migliori album del 1994 dalle riviste di settore, mentre Rolling Stones lo ha inserito tra i 500 migliori di tutti i tempi.

Temi come l’amore, la morte, le fragilità emotive sono affrontati con stili musicali variegati, che vanno dal grunge al rock, fino al soul, con l’inconfondibile timbro vocale di Buckley.

Il successo postumo di Jeff Buckley

La carriera musicale di Buckley era nella sua genetica: figlio del musicista Tim Buckley e della violoncellista Mary Guibert, fu iniziato alle sonorità dei Led Zeppelin dal patrigno Ron Moorhead, che gli regalò il 33 giri di Physical Graffiti, una rivelazione per il ragazzino.

Buckley ha cominciato a suonare la chitarra da bambino e si è fatto le ossa nei club di New York, per trovare la massima fama solo dopo la sua morte, senza scorciatoie o particolare trovate mediatiche.

Molti musicisti hanno subito la sua influenza: pare che Thom Yorke dei Radiohead abbia trovato la giusta interpretazione per il brano Fake Plastic Trees proprio dopo aver ascoltato un ancora sconosciuto Buckley suonare all’Highbury Garage di Londra, mentre David Bowie rivelò in un’intervista che Grace era uno dei dieci album che avrebbe portato con sé su un’isola deserta.

E se Robert Plant lo ha definito “uno dei più grandi compositori del decennio”, Bono degli U2 disse: “Jeff Buckley era una goccia pura in un oceano di rumore”.

Come celebrare allora questa ricorrenza? Alzate il volume, chiudete gli occhi e perdetevi nelle note di Grace per riscoprire l’animo di Jeff Buckley.

Roberta Pisa


Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

Scopri di più