A Napoli c’è la mostra di sculture dedicata alla band-cult degli Squallor
Il Tin Teatro Instabile ospita la mostra di Salvatore Scuotto (alias Morale-S) e Nicoletta Itto che rende omaggio alla band diventata famosa per il nonsense, il turpiloquio e l’ambiguità
Chi l’avrebbe detto che il gruppo più irriverente ed esilarante della musica napoletana sarebbe diventata l’ispirazione di una mostra? Dal 12 al 24 ottobre, gli Squallor sono al centro di Fango, gli Squallor a tutto tondo, mostra di scultura di Salvatore Scuotto (alias Morale-S) e Nicoletta Itto a cura di Pasquale Ruocco al Tin Teatro Instabile Napoli.
La mostra degli Squallor, nata dall’esigenza di un artista
“Ma com’è nato tutto questo?” viene spontaneo chiedersi. Una domanda a cui Salvatore Scuotto, ideatore della mostra, risponde: “Erano gli Anni ’80, studiavo scultura al Liceo Artistico di Napoli e con i compagni ascoltavamo gli Squallor. A distanza di 40 anni devo ammettere che la band mi ha insegnato a non prendermi sul serio, educandomi al gusto della demistificazione, alla satira feroce, all’anarchia creativa. Così” ha aggiunto, “considerandoli come maestri di vita, ho proposto una mostra dedicata al loro mondo visionario”.
Fango, un titolo appropriato per la mostra degli Squallor
“FANGO”, ha spiegato l’artista, “è la parola giusta per il titolo, perché contiene quell’ambiguità che non esclude la speranza, come cantava anche De Andrè”. Inoltre, ha aggiunto Itto, “fango è una parola perentoria, come lo erano i titoli degli album del gruppo, nello stesso tempo anche allusivi”. Il sottotitolo è poi venuto da sé vista l’ecletticità della poetica del gruppo.
L’approccio degli artisti al mondo Squallor
“Le sculture sono ironiche, provocatorie e a tratti sfacciate, ma mai gratuite” hanno spiegato Scuotto e Itto. “Gli stili si alternano e le citazioni sono molteplici. Le tecniche utilizzate sono le più disparate, dal colombino alla cottura raku, al policromo a freddo fino alle smaltature a fuoco. Abbiamo dato fondo a tutta la nostra attitudine artigianale per esprimere in modo compiuto ogni idea”. Nel realizzare le opere gli artisti si sono ispirati alla musica senza tralasciare le copertine degli album, per lo più realizzate da Luciano Tallarini.
Per rendere pienamente omaggio al vasto repertorio degli Squallor – autori di un immaginario visivo ancora vivo, tanto da essere ormai considerati un fenomeno artistico più che musicale -, la mostra, si avvale anche dei contributi audiovisivi degli allievi della scuola di Cinema dell’Accademia di Belle Arti, coordinata dal professor Pasquale Napolitano.
L’obiettivo della mostra degli Squallor
Gli Squallor sono stati un fenomeno di ampio respiro, nato nel luglio 1971 dall’incontro tra Alfredo Cerruti, Totó Savio, Daniele Pace, Giancarlo Bigazzi e, per un breve periodo Elio Gariboldi, che ha interpretato il malcostume della società. L’obiettivo del progetto, nell’ottica di Scuotto, è dimostrarne l’ampiezza del patrimonio espressivo e l’impatto nella storia del costume e nella satira politica per rendere alla band il meritato riscatto.
In effetti, come racconta il critico d’arte e curatore della mostra Pasquale Ruocco “gli Squallor sono diventati un prodotto di massa di incredibile successo nonostante fossero, in particolare per il ricorso ad un linguaggio non proprio convenzionale, un fenomeno sotterraneo e clandestino, ascoltato in segreto dai più, grazie alle radio libere a alla diffusione di cassette pirata. In un’Italia inquieta, gli Squallor hanno risposto a un profondo desiderio di libertà, anche espressiva; e, facendo del nonsense e del turpiloquio i propri cavalli di battaglia, si sono inseriti (forse inconsapevolmente) in una tradizione letteraria che dall’antichità giunge ai nostri tempi”.
Ludovica Palmieri
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