Biennale Musica di Venezia. La compositrice elettronica Caterina Barbieri è la sua nuova direttrice
La giovane sperimentatrice musicale dirigerà lo storico festival votato alla classica e contemporanea nel biennio 2025/2026. Confermando la svolta nel mondo della club culture iniziata nel 2023
Per chi segue la Biennale Musica di Venezia, la svolta del 2023 verso la musica elettronica è stata un segnale che qualcosa era cambiato nel festival, storicamente votato alla classica e contemporanea. Così, oggi, la nomina della sperimentatrice musicale Caterina Barbieri a sua nuova direttrice per il biennio 2025/2026 non suona come qualcosa di inaspettato, ma di assolutamente coerente con il nuovo trend che vede l’irrompere del clubbing in diversi luoghi storici della Laguna, dall’Arsenale al Teatro La Fenice, fino alle chiese della città.
Chi è Caterina Barbieri, la nuova direttrice della Biennale Musica di Venezia
Nata a Bologna nel 1990, Caterina Barbieri è una musicista e compositrice italiana residente a Berlino, affermata nell’ambito della musica elettroacustica. In pochi anni, ha partecipato ad alcuni dei più importanti festival musicali al mondo, dall’Unsound al Primavera Sound e Sonar, pubblicando otto album e nel 2021 ha fondato una propria etichetta indipendente, la light-years, con cui ha curato anche una serie di showcase, invitata da realtà quali Centre Pompidou, Berlin Atonal e Southbank Centre. Nelle sue esibizioni, da brava conoscitrice dell’universo analogico, spesso accompagnata da visual dal sapore naturalistico/contemplativo, riesce a creare delle atmosfere in grado di immergere il pubblico in una dimensione altra. All’ultima Biennale di Venezia, ha partecipato al Padiglione Italia, rappresentato dall’artista Massimo Bartolini, dando il suo contributo sonoro intimo e sognante, insieme alle composizioni di Kali Malone (sentita all’ultimo C2C e alla Biennale Musica 2023) e di Gavin Bryars.
La musica da sogno di Caterina Barbieri
La sua musica, descritta dalla rivista Pitchfork come “un viaggio che altera la mente” e “una dreammachine per le orecchie”, si basa sull’utilizzo di sintetizzatori modulari, dal più vintage Buchla a sistemi di nuova generazione Eurorack, per esplorare il potenziale psichedelico di complesse tecniche di computazione generativa. La sua ricerca investiga il rapporto tra tecnologia e processo creativo, esplorando temi legati alla memoria e alla fenomenologia della percezione, spesso indagando stati di alterazione della coscienza, estasi e allucinazione temporale. “Sono molto felice di questo invito e davvero onorata di poter dare il mio contributo a Biennale Musica”, dichiara Caterina Barbieri. “Venezia non finisce mai di ispirarmi: la sua mutevolezza, gli echi e i riflessi, i suoi silenzi e la sua liminalità. La sua resilienza e il desiderio di infinito. Il suo dissolvere lo spazio e il tempo. Tutto questo è già musica”.
Claudia Giraud
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