Sound Poetry e versi animaleschi in un disco di musica. Intervista a Lorenzo Abattoir
Quali sono i confini tra arte visiva, musica, e performance? La risposta è nell’ultimo album del sound artist torinese, che lo eseguirà allo Spazio Gada di Firenze mettendo in scena corpo e voce
Sin dalla notte dei tempi, le arti visive e la musica hanno sempre viaggiato su binari paralleli riuscendo, soprattutto in tempi più recenti, a influenzarsi così tanto a vicenda da valicare ogni tipo di definizione monolitica. Dalle sperimentazioni Dada a quelle di Burroughs e Brion Gysin, passando ovviamente per movimenti come il Futurismo e Fluxus, sono numerosissime quelle esperienze artistiche che confluiscono in un modo o nell’altro nel più ampio contenitore della cosiddetta Sound Poetry. Il linguaggio verbale, con le sue derive sonore, diventa così materia scultorea da plasmare a seconda della propria sensibilità.
Il sound artist Lorenzo Abattoir e l’uso del corpo nel suo nuovo album
Tutto questo lo sa bene Lorenzo Abattoir (all’anagrafe Lorenzo Abbà), giovane sound artist torinese che utilizza il suo corpo come un vero e proprio strumento atto a sondare quei limiti fisici che separano (o accomunano?) l’uomo dalle creature animali. Ultimo frutto di questa ricerca è Mess (Akt IV), un disco stratificato e sorprendente pubblicato lo scorso 31 maggio dall’etichetta Alga Marghen, fondata da Emanuele Carcano e specializzata in edizioni d’artista, che l’artista eseguirà il prossimo 5 dicembre allo spazio Gada di Firenze. A parlarci meglio di questa personalissima ricerca è l’artista stesso.
L’intervista a Lorenzo Abattoir
Qual è la tua formazione artistico musicale?
Circa una ventina di anni fa sono partito dapprima con delle band punk, poi black metal. La voce nel black metal è per me qualcosa di allucinante. Nel corso del tempo mi sono fissato così tanto su quest’elemento da decidere di portarlo su di un livello più concettuale, utilizzandolo senza alcun strumento di base, senza batteria, senza chitarra, etc. Togliendo, togliendo e togliendo, arriva solo l’utilizzo della voce.
Poi cos’è successo?
Successivamente ho intrapreso studi come tecnico del suono e da lì mi sono focalizzato sui microfoni. Dal mio interesse sull’utilizzo della voce ho capito che il cantato, riferito anche allo screaming e al growl, non era così stimolante e che dovevo tornare all’inizio per capire di cosa si stesse trattando. E quindi ho preso un microfono e ho iniziato soltanto a respirarci dentro. Respirandoci dentro con effetto di prossimità, utilizzando cioè proprio il diagramma del microfono, ho capito che veniva fuori un suono animalesco, un respiro che non sembrava appartenere a un essere umano.
E da lì in poi?
Da lì ho capito che potevo fare una serie di lavori utilizzando un linguaggio non verbale, respirando o producendo dei suoni che, molto semplicemente, fossero a metà tra un uomo e un animale. Così è nato il primo atto di questo progetto, Disincarnazione, culminato con l’ultimo Mess (Akt IV), che è l’unico in cui ho usato anche il movimento.
Il nuovo album del sound artist Lorenzo Abattoir e i progetti futuri
Parlaci di quest’ultimo LP.
Mess (Akt IV) è nato durante una settimana di residenza al Nub Project Space di Pistoia. Ho preso un sacco di appunti e, con delle tavole ho costruito vari tipi di strutture sulle quali potermi muovere a quattro zampe e approcciare con diverse modalità di movimento. Grazie a un amico che lavora nell’etnomusicologia, che mi ha dato un paio di dritte ad esempio sulle scimmie urlatrici, ho cercato di dar vita a una creatura nuova o a qualche sorta di creatura stramba, ma solo perché il microfono si presta, e tutto sempre in maniera abbastanza spontanea.
Come ti definiresti a questo punto?
Se proprio devo definirmi, sicuramente, più artista che musicista. Di base mi è sempre piaciuto molto Henri Chopin, in particolar modo il pezzo La Digestion nel quale ha proprio ingoiato un piccolo microfono per far sentire tutti i rumori dello stomaco, etc. Tutte quelle cose che difficilmente pensi possano trovarsi in un disco per me si ritrovano nella sound poetry. Come avviene ad esempio con l’utilizzo della voce. Per me è tutto un po’ più spontaneo. È più una forma di comunicazione, che di musica. Io sono una via di mezzo.
Stai preparando qualcosa in questo periodo?
Sì, insieme a Freddie Murphy, il 5 dicembre sarò nella chiesa sconsacrata di San Francesco dei Macci di Firenze (ora sede dello spazio Gada) per dare vita a una performance collettiva con il pubblico: un evento speciale che sarà anche l’ultima data di presentazione e promozione di Mess (Akt IV).
Un saluto con un verso?
Miao.
Valerio Veneruso
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