Intervista alla pianista e cantante metal Maud The Moth. Tra musica da camera e rock gotico 

Un ritratto della pianista e cantante avant-garde spagnola residente in Scozia che, tra neoclassicismo e rock gotico da camera, riflette sulle sue esperienze di vita, sulle radici, l’identità, il trauma, la condizione femminile

Maud the Moth è il progetto solista della pianista, cantante e cantautrice Amaya López-Carromero, nata in Spagna e residente in Scozia. Con uno stile pianistico particolare, grazie a studi in pianoforte intrapresi sin dalla giovane età, compreso il repertorio classico spagnolo che incorpora anche il folklore, e forte della tradizione castigliana della famiglia di origine, dove il canto era un’usanza di forte tradizione della Spagna rurale, Amaya avvia nel 2010 Maud The Moth, letteralmente “Maud la falena”. Il risultato è un songwriting eclettico, un connubio virtuoso piano-voce, con performance catartiche che utilizzano looping dal vivo, effetti distorti e un timbro vocale da soprano, dando origine a lunghe ballate imperiose e a tratti sinfoniche. Tra neo-classicismo, post-rock, doom, avant-garde e rock gotico da camera, l’artista riflette sulle sue esperienze di vita, sulle radici, l’identità, il trauma, la condizione femminile.  

Il disco che esplora la vita e l’opera del pittore surrealista spagnolo/messicano Remedios Varo 

Pubblica Home Futile Home (2012), The Inner Wastelands (2015) e Orphnē (2020), album considerato un capolavoro surreale dalla critica. Nel 2023 la collaborazione con Trajdesaliva, duo spagnolo darkwave/dark ambient, dà origine all’album Bordando El Manto Terrestre, un’esplorazione sonora della vita e dell’opera del pittore surrealista spagnolo/messicano Remedios Varo. Nel 2025 è la volta del quarto album solista intitolato The Distaff, parzialmente ispirato a un poema della poetessa dell’antica Grecia Erinna, uno dei primi esempi di voce femminile della storia. Maud the Moth è spesso accostata alla scena metal d’avanguardia.  Tra progetto solista e il parallelo Healtyliving, band più orientata al doom/noise/post-rock, Amaya si è esibita in numerosi festival europei, tra cui Roadburn Festival (NL), Primavera Sound (ES), AMFest (ES), Rock in Bourlon (FR), Ancient Echoes (DE), Festival Noroeste (ES), Celtic connections (UK), Noite Branca (PT), Ronnie Scott’s (UK), Brudenell Piano Session (UK) e CCCB (ES), ed ha aperto i concerti di artisti internazionali come Chelsea Wolfe, Anna von Hausswolf, Kayo Dot, Dvne e Helen Money. 

Maud the Moth. Photo Lucinda Leweis
Maud the Moth. Photo Lucinda Leweis

Intervista a Maud the Moth 

La tua definizione di arte. 
La mia idea di cosa sia l’arte è cambiata molto nel corso della mia vita e credo che cercare di definirla in modo globale sia destinato a escludere molti punti di vista importanti. Dal mio punto di vista attuale e personale, vedo le opere d’arte o il processo di creazione dell’arte come i corpi fruttiferi di un viaggio spirituale. Quando c’è intenzione, connessione e concentrazione pura durante uno “stato ispirato”, questa sensazione può essere catturata in qualche modo e trasmessa, rivissuta o reinterpretata da altri.

La tua definizione di musica.  
La musica è uno dei tanti modi per catturare l’arte. Sono abbastanza ossessionata dal suono, quindi è sempre stata la mia forma d’arte preferita. Amo anche la poesia, la performance art e l’arte visiva, ma sono affascinata da quanto la musica sia astratta e fisica, quasi come un odore. È in grado di formare immagini e rievocare ricordi nella mia mente, con un’intensità che nient’altro può eguagliare.      

Ti definisci una “artista”?  
Oggi mi definirei un’artista, ma per molti anni ho resistito a questa etichetta perché mi faceva sentire un’impostora o perché non spettava a me decidere. In qualche modo sentivo che questa qualifica doveva essere guadagnata diventando “abbastanza brava”, ma ora credo che sia il percorso che stai facendo a renderti artista. Credo che sia il bisogno di espressione e di onesta vulnerabilità a fare di un individuo un artista, piuttosto che una laurea o livelli virtuosistici di espressione. 

L’opera di arte visiva che più ami
Una delle mie opere d’arte visiva preferite è La creazione degli uccelli di Remedios Varo. Ho scoperto questo artista negli ultimi anni, quando ho collaborato con un progetto dark ambient spagnolo (trajedesaliva) per un album che abbiamo creato intorno alla sua vita e al suo lavoro (Bordando el Manto Terrestre, 2023). Questo quadro rappresenta il concetto di creazione artistica di Remedios e l’idea che l’opera d’arte trascenda il suo creatore e voli via dal tavolo di lavoro per vivere una vita propria. 

La canzone che più ami. 
Questa è una domanda molto difficile, mi sento sinceramente incapace di individuare una canzone preferita e la mia risposta cambierebbe da un giorno all’altro. Una (tra le tante) che mi è venuta in mente in questo momento è Persephone dei Cocteau Twins.

I tuoi progetti recenti. 
Attualmente sto preparando gli spettacoli dal vivo per promuovere il mio ultimo disco The Distaff e sto lavorando al nuovo materiale per la mia band Healthyliving. Il mese scorso ho anche avuto la fantastica opportunità di partecipare a una sessione di improvvisazione dal vivo con Aidan Baker presso i Visconti Studios di Londra, e speriamo che in futuro possa sfociare in qualche nuova pubblicazione.   

Un ricordo della tua vita. 
Mi è piaciuto molto vedere l’aurora boreale in Scozia per la prima volta nella mia vita il primo giorno del 2025. Il cielo era rosa acceso, e brillava attraverso l’inquinamento luminoso della città. 

Samantha Stella 

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Samantha Stella

Samantha Stella

Samantha Stella, nata a Genova, vive a Milano. Artista visiva, performer, set & costume designer, regista, musicista, cantante. Sviluppa principalmente progetti focalizzati sul corpo e pratiche di discipline live utilizzando differenti linguaggi, installazioni con elementi strutturali e corporei, fotografia, video,…

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