Digital Life 2: gli artisti
Il futuro del digitale, l’innesto tra le tecnologie più avanzate e le espressioni artistiche contemporanee, il dibattito sullo sviluppo informatico e sulle nuove modalità di comunicazione: sarà tutto questo il centro di digitalife2, una piattaforma articolata lungo un grande percorso espositivo affiancato da un ciclo di incontri sul rapporto tra arte, creatività e nuove tecnologie, […]
Il futuro del digitale, l’innesto tra le tecnologie più avanzate e le espressioni artistiche contemporanee, il dibattito sullo sviluppo informatico e sulle nuove modalità di comunicazione: sarà tutto questo il centro di digitalife2, una piattaforma articolata lungo un grande percorso espositivo affiancato da un ciclo di incontri sul rapporto tra arte, creatività e nuove tecnologie, e da esibizioni live.
dal 26 ottobre all’11 dicembre 2011
Ex GIL – Roma, Largo Ascianghi 5 – Zona Trastevere
dal martedì al venerdì dalle ore 11 alle ore
sabato e domenica dalle ore 12 alle ore 23
chiuso il lunedì
MARINA ABRAMOVIC | THE BIOGRAPHY (Serbia)
Marina Abramovic, artista concettuale serba attiva nel campo delle performing art dai primi anni ’70, mira a investigare i limiti e le potenzialità del corpo e della sua resistenza psico-ficisa, attraverso il linguaggio performativo e le video istallazioni. Centro della sua indagine, il corpo è tramutato in oggetto d’arte e strumento comunicativo attraverso cui assorbe energie dall’osservatore. Digitalife2 ospiterà una sua gigantografia tratta dalla performance The Biography presentata a Roma nel 2004.
RYOICHI KUROKAWA | Rheo: 5 horizons (Giappone)
Artista giapponese che spazia dalle installazioni a registrazioni e concerti, Ryoichi Kurokawa è stata vincitrice del Golden Nica al concorso Ars Electronica nella categoria Digital Music and Sound Art con l’installazione Rheo: 5 horizons. Questa performance è una scultura audiovisuale temporizzata della durata di 8 minuti che si ripete ciclicamente su cinque schermi verticali e altrettanti diffusori audio. La peculiarità di Kurokawa risiede però nel lavoro di trasfigurazione e fusione delle immagini e dei suoni reali, che sembra essere una rappresentazione della ricostruzione che il cervello e la memoria dell’uomo operano sulle percezioni sensoriali. Di qui anche il titolo Rheo ispirato al filosofico Panta Rhei (tutto scorre) del greco Eraclito di Efeso: come il flusso percettivo, quello caotico del video e del suono di Rheo si fonde in una esperienza dai contorni ambigui e mutevoli, da cui emergono, come da una memoria inconscia, immagini “più reali”.
GIUSEPPE LA SPADA | Afleur (Italia)
Artista visivo, fotografo e grafico pubblicitario, Giuseppe La Spada con Afleur, una installazione video da cui è stato tratto anche un libro fotografico, affronta una tematica tabù per l’arte contemporanea, l’Amore con la a maiuscola. Le tecniche usate da La Spada su immagini che portano il segno della mano di un fotografo sono all’apparenza semplici: rallentamento e sovrapposizione, dissolvenze incrociate, manipolazione del colore verso definite tonalità, fermo immagine. Tuttavia, come la proiezione su pellicole trasparenti, sono tecniche funzionali a creare suggestioni di fragilità e lontananza: atmosfere che puntano alla rarefazione e dove riappaiono, oltre alla figura femminile, elementi naturali come l’acqua e i fiori, un “trait-d’union” con molte altre opere di La Spada.
CHRISTIAN MARCLAY | 80 East 11th Street (Usa)
Vincitore del Leone d’oro alla 54° Biennale Arte di Venezia con The Clock, un film della durata di 24 ore che assembla centinaia di pellicole, tra cui molti classici, Christian Marclay è da considerarsi un virtuoso della tecnica del collage tra media diversi come il suono, il rumore, il cinema, la fotografia e altre forme. I suoi collage possono essere contemporaneamente brillanti, tecnologici e realistici. Queste peculiarità dell’artista californiano trovano una loro applicazione in 80 East 11th Street, titolo ispirato dall’indirizzo di uno degli studi di Marcel Duchamp a New York. L’installazione consta di una porta di legno con la relativa cornice e di una lunga registrazione in alta fedeltà con rumori e voci di attori. Lo spettatore voyer, avvicinandosi alla porta può ascoltare, come da un’altra stanza, persone che discutono, litigano, fanno sesso, o sono assorbite dalle normali operazioni della quotidianità.
MASBEDO | Serendipity (Italia)
Nell’installazione presentata da Masbedo s’incrociano molte delle strade che questo duo ha intrapreso nella sua attività artistica, tra video, fotografia, performance teatrali e documentari. Beachy Head, nell’East Sussex in Gran Bretagna, è un parco naturale celebre per le sue scogliere alte fino 160 metri, di colore bianco –motivo per cui spesso è confusa con la vicina Dover. Un luogo di grande bellezza, meta di turisti e tradizionalmente di giovani coppie britanniche che vanno lì a giurarsi amore eterno: non di meno fin dal diciassettesimo secolo è anche il luogo scelto da tantissimi per togliersi la vita gettandosi nel vuoto. Attualmente il personale del parco è affiancato da volontari che hanno il compito di intercettare gli aspiranti suicidi e di provare a dissuaderli.In questo contesto si svilupperà il nuovo lavoro di Nicolò Massazza e Jacopo Bedogni –le prime sillabe dei loro cognomi formano la sigla Masbedo–, che sarà ben lontano da una indagine documentaristica.
CARSTEN NICOLAI | Aoyama Space (Germania)
Nel suo lavoro di artista visivo caratterizzato dalla presenza della luce, dallo spazio e dal suono, Carsten Nicolai, conosciuto come musicista con il nome di Alva Noto, fa un uso intenso e scientifico della tecnologia. Caratteristiche che trovano una sintesi in Aoyama Spaces che lo stesso Nicolai definisce modelli spaziali per esibizioni di luce e suono. Il nome deriva dal distretto Aoyama di Tokio, un quartiere dove a partire da 2004 è nata una “nuova generazione” di studi, gallerie e spazi espositivi. Tra questi uno studio fotografico concavo che generava l’illusione di uno spazio curvo illimitato che ha ispirato Nicolai.
QUAYOLA | Strata #4 (Uk)
Stratas è un progetto nato nel 2007 che comprende una serie di film, stampe e installazioni: in geologia il termine definisce una formazione composta di diverse sedimentazioni corrispondenti a varie epoche. Come titolo del ciclo di Quayola è riferito all’idea di un tempo relativo, per una potente metafora della storia intesa come accumulazione piuttosto che come processo lineare, ma delinea anche la stratificazione di immagini che caratterizza quest’opera finalizzate a produrre un corto circuito tra passato e presente. Attraverso una installazione avvolgente, lo spettatore assiste a un’analisi dinamica dei dipinti fiamminghi a soggetto sacro di Rubens e Van Dyck, in stile figurativo. Così le immagini vengono destrutturate nelle loro componenti primarie, svelando le loro regole compositive profonde: l’intero processo è però funzionale alla creazione di nuove immagini in stile contemporaneo, dove Quayola continua a mettere in discussione la nostra conoscenza dell’arte del passato.
DANIELE SPANO’ | Safety Distance (Italia)
Con il titolo Safety distance (Distanza di sicurezza) Daniele Spanò propone una riflessione sul binomio distanza/vicinanza, dal valore emblematico e dalle forti implicazioni sociali. L’installazione video si presenta come un evento drammatico ma di natura sconosciuta, rappresentato da una luce bianca e da una pulsazione elettronica: intorno si assiepano spettatori virtuali e reali –questi ultimi i visitatori della mostra– senza che né gli uni né gli altri riescano a intervenire, a entrare a farne parte o parteciparvi. Spicca l’incedere di queste installazioni, ottenuto con un serrato ritmo del montaggio e l’uso del video sganciato dai suoi supporti abituali –monitor o schermo. Le proiezioni avvengono infatti su esterni di palazzi, pavimenti, pareti e così via, che dunque si animano per animare superfici eterodosse, spesso quotidiane. Di formazione scenografo, montatore e vj, nella sua ricerca visiva Spanò si distingue per un impiego della tecnologia attento e all’apparenza minimalista, in cui non di rado appaiono tecniche tradizionali di manipolazione dell’immagine.
SABURO TESHIGAWARA | Double District (Giappone)
Saburo Teshigawara, artista visivo oltre che coreografo e danzatore, mostra in Double District un approccio totalizzante alla tecnologia, usata per costruire un universo a sé stante, dove l’arte scenica e l’installazione si fondono. Il titolo si apre a numerosi ed emblematici riferimenti: secondo i creatori prima di tutto ai due “distretti visivi, dell’occhio destro e dell’occhio sinistro” che il cervello umano ricompone in una immagine illusoria che rappresenta la realtà. La particolare fisiologia della visione umana permette di creare altre illusioni attraverso tecniche quali il 3D, gli ologrammi, la realtà virtuale e così via. Teshigawara ha creato Double District proprio per uno di questi ambienti tecnologici, e in particolare per “The Virtual Room” di Sarah Kenderdine e Jeffrey Shaw, un apparato in grado di creare appunto una stanza virtuale in tre dimensioni.
FELIX THORN | Felix’s Machines (Uk)
Stravaganti sculture produttrici di musica, ecco come si presentano le Felix’s Machines: ogni sorta di percussioni e idiofoni sono montati assieme, azionati meccanicamente e ritmicamente illuminati da piccole luci e da led. Al primo impatto queste opere di Felix Thorne appaiono difficilmente assimilabili con l’universo digitale, da cui in realtà traggono invece ispirazione e con il quale sono intimamente connesse. Non solo queste curiosissime macchinerie dal sapore barocco sono collegate, programmate e comandate attraverso un computer portatile, che le aziona come farebbe con qualsiasi generatore di suoni artificiale: in realtà il rapporto di Thorne con il digitale si pone comunque su un piano più profondo e astratto, e quello che nelle Machines appare come una accumulazione di materiale è metafora della complessità che l’elettronica riesce a raggiungere.
DEVIS VENTURELLI | Lezioni di tiro | Superfici Fonetiche (Italia)
Nato in Romagna ma residente e operativo a Milano di formazione architetto, Venturelli guarda allo spazio urbano e architettonico nella sua fissità, come scenografia per installazioni in cui appaiono elementi in movimento libero, flessibili e fluttuanti, spesso lunghe strisce di stoffa. In questo Superfici fonetiche, e nel precedente Continuum, le fasce fluttuanti sono ricavate da materiale usato in architettura come isolante termico che muovendosi provoca un suono frusciante e ha una superficie riflettente. Anche in Lezioni di tiro c’è un contrasto tra fissità e movimento: una natura scabra e montagnosa fa da sfondo alla silhouette di un uomo armato di fucile che compie una macabra danza dalle movenze nevrotiche. Nella poetica di Venturelli traits-d’union sono il contrasto, complementare a una ricerca sui rapporti fissità/movimento e spazio/tempo, e una forte vena surreale che nel guardare al presente di volta in volta può acquistare andamenti più estatici o più ironicamente corrosivi.
SANTASANGRE + THE POOL FACTORY | Co-nect #1 | Progetto abLimen (Italia)
La collaborazione tra Santasangre e Pool Factory mette in evidenza come due realtà legate al cinema, alla performance, alla danza e al teatro, con abLimen si siano invece orientate verso un’opera visuale che non ha legami con le arti sceniche. In certo senso una metafora biologica, dove gli individui e le specie non sono coscienti di formare un ecosistema, spesso molto articolato. Si fondono così le esperienze legate allo studio e alla rappresentazione dei fenomeni fisici e naturali, tipica di Santasangre, con quelle sulla cattura del movimento e l’olografia di Pool Factory. I protagonisti esistono, ma inconsapevoli e irriconoscibili: i visitatori della mostra con la presenza e il movimento lasceranno le loro scie che, catturate da un computer, grazie a una profonda trasposizione diventeranno parte di una visualizzazione olografica dinamica.
BCAA | Co-nect #2 | 3dom , The Ge-Dhir journey (Italia)
BCAA è il risultato dell’incontro tra tre professionisti che si occupano della creazione e sviluppo di prodotti innovativi e servizi integrati di motion capture, audio, animazioni, comunicazione, sistemi web e multimediali. Il Motion capture, il processo di identificazione, cattura e analisi del movimento, trasformato in dati numerici e trattato attraverso un computer è alla base di The Ge-Dhir journey che si avvale però della tecnologia 3DOM: quel sistema in grado di interpretare i movimenti del corpo umano e di renderlo autore di proiezioni ottiche, vibrazioni audio e stimoli interattivi audiovisivi. I visitatori sono riconosciuti dal sistema che rileverà la loro posizione nello spazio, il loro modello scheletrico e i loro movimenti, a cui corrisponderanno degli eventi interattivi col sistema stesso. Il modello segnale-risposta si profila come un complesso ambiente di interazione creativa e al tempo stesso con le sue articolazioni nel tempo e nello spazio l’installazione è anche una metafora del viaggio verso l’ignoto.
CATTID | Co-nect #3 | The future mood (Italia)
Nel campo dell’Interaction Design dei laboratori del CATTID (Centro per le Applicazioni della Televisione e delleTecniche di Istruzione a Distanza) dell’Università La Sapienza di Roma, prende le mosse The Future Mood, un progetto innovativo che mira a rappresentare in maniera dinamica ed interattiva l’umore degli italiani. The Future Mood nasce per raccogliere, analizzare e visualizzare automaticamente e in tempo reale, gli stati d’animo condivisi dagli italiani su Facebook, Per raggiungere questo obiettivo, il team di ricercatori ha progettato un sistema modulare che provvede all’acquisizione dei dati, alla raccolta dei profili di Facebook e degli status, poi successivamente elaborati e restituiti alla lettura degli utenti attraverso una rappresentazione visiva ed interattiva. Ad ogni mood è associato un colore per rappresentare in modo semplice e immediato le infinite sfumature delle nostre emozioni, umore e pensieri.
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