Wow, il Signor G ri-nasce
"Wow, Spazio Fumetto di Milano, 12 gennaio. È già nata, sì, una mostra". "Ma come è bella, tutta suo padre". "No, tutta sua madre, ma che dici? Sì, sì, tutto bene, parto naturale, non se n’è neanche accorta". Il Signor G rigorosamente al tratto. Niente fiori, solo balloon.
Una delle cose che rendeva speciale Giorgio Gaber era la spudorata ammissione della sua ordinarietà, il suo essere armato di debolezze. E quale arte, meglio di una delle ex “minori” come il fumetto, poteva aiutare GG a rinchiudere in un mezzo semplice e diretto la poesia ben celata nelle brutture della realtà?
WOW Spazio Fumetto di Milano offre la possibilità di visitare tavole e vignette dedicate a lui nella mostra G&G – Gaber a fumetti. In bianco e nero è un figurino, ma Sergio Gerasi (autore delle tragifavole) qua e là nel volume realizzato a quattro mani con Davide Barzi e ispirato alle storie del Signor G aggiunge una cravatta rossa che insegue i sobbalzi del cantattore.
Oltre alle tavole originali tratte dal libro (edizioni ReNoir, notevole copertina di Gerasi), allo svoltare dell’angolo altri Gaber sorridono o si agitano.
Quello di Ennio Bufi attraverso l’uso massiccio del nero è elevato dai bianchi. Nella tavola di Alberto Ponticelli il microfono e la sigaretta si sospendono davanti a un pubblico che offre le spalle. Werner Maresta propone un Gaber-scienziato che analizza fra le dita un’italietta grande tre fili, gli stessi che compongono la sua chioma. La tecnica di Antonello Dalena, come quella di Roberto Meli, approfondisce il chiaroscuro, che a ben pensarci di Gaber è forse prerogativa. Ruggente la visione di Alessandro Vitti fra ritagli di giornale, quasi intenerisce l’Io se fossi Gaber… di Federica Salfo, una delle rare presenze femminili.
È stato trainato in mezzo anche il povero Dylan Dog: nel numero 233 della collana dell’indagatore dell’incubo è sceneggiata una storia fatta di terrori notturni e paranoie, ispirata dal monologo Il grigio di Luporini e Gaber.
Da leggere e osservare. Prima o dopo i pasti, quel che conta è concimarsi: “Il fiore già appassito è stato trascurato. Orbene affinché nel confronto quel fiore non ci perda, diamogli un po’ di merda”, si ammonisce giustamente in Io mi chiamo G.
Fra l’altro, nel segno della contaminazione, a fine gennaio il museo ha proposto anche uno spettacolo di teatro-canzone illustrato con i Formazione Minima e Sergio Gerasi.
Comico ergo tragico, questo milanese. Sempre estremamente calato nel quotidiano, anche nelle sue paradossali circostanze. Afferrare gli intellettualismi con la mano e sbatterli in teatro, accessibili a tutti. Comunicarli, esternarli nella voce, nei segni del volto, nelle rughe del pensiero. Pochi possono farlo e alcuni non capirlo.
G come Gaber, G come gesto. Gaber come gesto.
Lucia Grassiccia
Milano // fino al 5 febbraio 2012
G&G – Gaber a fumetti
WOW SPAZIO FUMETTO
Viale Campania 12
02 49524744
[email protected]
www.museowow.it
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