“Voglio incidere tutto quello che ho scritto, perché sento che la voce mi va via, che non l’avrò per sempre”. È con questo senso di organica necessità, con questa urgenza innervata nel tempo che è nato in Mariangela Gualtieri, poeta e drammaturga del Teatro Valdoca, il progetto di incidere tutti i versi scritti negli ultimi vent’anni.
Un lungo cammino, che parte con un piccolo preziosissimo passo: l’uscita di Sermone ai cuccioli della mia specie, libro + CD audio pubblicato da Teatro Valdoca Editore. Il tempo non può non essere elemento fondante di ogni opera di matrice teatrale, ma in questo lavoro, vera e propria “macchina per sopprimere il tempo”, come direbbe Claude Lévi-Strauss, il vero oggetto è l’attenzione al tempo che passa. Ciò è evidente nella premura che ha mosso l’autrice, così come nella scelta dell’edizione autonoma (per un poeta già celebrata da prestigiosissime edizioni, tra cui la “collana bianca di poesia” di Einaudi), a proseguire il percorso iniziato nel 2000 con la pubblicazione dei testi di due spettacoli della compagnia: Chioma e Parsifal. E ancora, nell’appassionata, attentissima cura e produzione di Carolina Talon Sampieri, attrice storica del gruppo cesenate.
Infine, nella genesi del testo (pubblicato per la prima volta sei anni fa per L’arboreto Edizioni di Mondaino) così raccontata da Mariangela Gualtieri: “L’occasione, per la scrittura di questo testo, mi è stata data da una richiesta di Letizia Quintavalla che mi propose, anni fa, di seguire alcuni laboratori con i bambini delle scuole elementari di Parma. La particolarità era che io stavo nascosta al buio, dietro una garza e guardavo da lì, senza essere vista. Il patto con Letizia era molto aperto e non mi obbligava ad un esito scritto. Dopo alcuni mesi però è nato questo testo. Guardando quei bambini sono in qualche modo ripiombata nei miei otto anni e mi è apparsa la bambina che ero, in modo molto vivido, o forse, potremmo dire, la bambina che ora immagino di essere stata. Certo gli adulti di allora, cioè degli Anni Cinquanta, erano ben diversi da quelli di oggi: gente che lavorava bestialmente, senza ferie, senza sabati o domeniche, in un mondo di certo più povero e parsimonioso, più disadorno e silenzioso. Forse quel silenzio lasciava molto spazio alla riflessione e all’ascolto, anche nell’animo dei bambini che erano più lasciati a se stessi di quanto non accada ora. Il Sermone in realtà racconta quello sguardo, lo sguardo di una bambina sul mondo adulto del proprio tempo: c’era compassione, pietà, per dei ‘grandi’ dei quali io capivo molto bene le difficoltà di vita, o forse più che capirle le intuivo perfettamente, come appunto i bambini sanno fare”.
Nell’odierna edizione del Sermone l’elemento centrale è la viva voce di questa autrice “emotiva, arcaica e potente”, come la definisce Cesare Ronconi. In questa opera fuori formato, in questo “talismano per un rito orale” è propriamente la voce che fa risuonare il senso negli ascoltatori, “diapason-soggetti” direbbe Jean-Luc Nancy. Non si tratta di una vocalità virtuosa, bensì del prodotto di un incessante esercizio di ascolto. Non si dà voce senza ascolto: come non ricordare, in questo senso, la nozione di Voce-Ascolto su cui lavorava Carmelo Bene, o il verso del poeta rumeno Paul Celan, tanto caro a Mariangela Gualtieri: “La poesia è un dono fatto agli attenti”.
Alcune note su questo piccolo, prezioso libro-oggetto: il testo, corredato da due illustrazioni della stessa Gualtieri, è in quattro lingue (l’originale italiano, seguito dalle traduzioni in inglese, francese e spagnolo), il formato è quadrato e la rilegatura è “a blocco”, con cucitura Singer.
Michele Pascarella
Mariangela Gualtieri – Sermone ai cuccioli della mia specie
a cura di Carolina Talon Sampieri
Teatro Valdoca Editore
Pagg. 36+CD, € 12
ISBN 9788890061028
www.teatrovaldoca.org
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