La Transfigurazione alla Sagra Umbra 2013
Dal 15 al 25 settembre a Perugia e in altre città e cittadine dell’Umbria si è svolta la 68esima Sagra Musicale Umbra. È con il Maggio Musicale Fiorentino, nato nel 1933, il più antico festival musicale d’Italia. Naturalmente l’abbiamo vista e sentita dall’inizio alla fine.
In una storia della Sagra Musicale Umbra, Andrew Starling ricorda come nacque quasi per caso nel 1937, a corollario dei Corsi di Alta Cultura tenuti all’Università per Stranieri. La scelta del nome ‘Sagra’ evitò da un lato l’utilizzo di una parola straniera come ‘festival’ (si era negli anni delle “inique sanzioni”) e dall’altro segnalò sin dall’inizio una vocazione – tuttora immutata – per promuovere l’esecuzione di musiche sacre e di composizioni dal forte contenuto spirituale, anche se non necessariamente religioso.
Il carattere spirituale è ancora il marchio di fabbrica del festival, che in questi ultimi anni è sempre più stato a tema. Nel 2008, ad esempio, è stato dedicato a Dante Alighieri, e negli anni successivi a Santa Cecilia, all’anniversario della nascita di Cherubini, Pergolesi e Schumann, al confronto tra “Vecchio e Nuovo Mondo” e a quello tra “Angeli e Demoni” per approdare, in questa edizione, alla Trasfigurazione.
La vocazione spirituale e le caratteristiche tematiche della Sagra la differenziano da quasi tutti gli altri festival: sono criteri discriminanti per la definizione del programma e la scelta dei singoli spettacoli. In breve, non si possono invitare orchestre di passaggio e far loro suonare ciò che hanno in repertorio. Il sovrintendente del Festival di Salisburgo, in procinto di diventare quello della Scala, dice di essersi ispirato alla Sagra nel predisporre l’ouverture “spirituale” che costituisce l’ossatura dei primi dieci giorni della manifestazione.
Né Perugia né le altre città dell’Umbria dove va in scena la Sagra dispongono di un teatro d’opera. Comunque il budget – all’osso – non lo consentirebbe. Quindi, per Wagner e Britten si sono trovate soluzione innovative. E per gli ottant’anni di Penderecki è stato aperto il chiostro della Basilica Inferiore di Assisi (dove di solito il pubblico non ha accesso) per un concerto diretto dell’autore in persona.
A Wagner è stato dedicato il concerto inaugurale, il 15 settembre, al Teatro Morlacchi di Perugia: l’Orchestra Sinfonica di Praga diretta da Jiŕi Bĕlohlávek con brani da Die Walküre , Götterdämmerung e da Tristan und Isolde (con il soprano Annalena Persson per la “trasfigurazione” di Isotta). A questa inaugurazione “tradizionale” ha fatto seguito, il 20 settembre, un concerto wagneriano innovativo. Nel Teatro Cucinelli di Solomeo (costruito da un imprenditore filantropo in un piccolo borgo) la Sagra ha offerto un concerto di trascrizioni per pianoforte da Parsifal, Die Walküre e, nel bis, da Tristan und Isolde. La prima a quattro mani; la seconda per due piani. Molto interessante la trascrizione da Parsifal: lavoro di Engelbert Humperdink che fece la trascrizione subito dopo la morte di Wagner, dedicandola alla famiglia. Di livello anche i brani tratti dalla trascrizione di Die Walküre a opera di Hermann Behn, avvocato di successo e pianista. Buona la “morte di Isotta”. Al pianoforte Alessandra Gentile (giovane perugina titolare di cattedra al conservatorio di Parma) e Cord Garben (pianista tedesco con una lunga carriera e una vasta discografia con la Deutsche Grammophon). Durante il concerto, sullo sfondo del palcoscenico sono state proiettati dipinti, attinenti alle opere, di Arthur Rackman e Willy Pogany.
Di Britten è stata scelta una delle “parabole da Chiesa”, Curlew River, in un’edizione molto differente da quella proposta il 27 giugno a Roma nella Chiesa di Santa Maria in Ara Coeli. Inevitabile raffrontare le due produzioni. In primo luogo, la sobria e severa chiesa templare di San Bevignate è parsa più adatta dell’interno ricchissimo e barocco dell’Ara Coeli. Inoltre, a San Bevignate gli spettatori erano disposti in tre file sui lati della navata, in modo che tutti potessero vedere l’azione scenica, mentre all’Ara Coeli l’azione si svolgeva nella parte prospiciente l’altare. In secondo luogo, alla stilizzata regia di Mario Martone (a Roma), Andrea De Rosa contrappone una drammatizzazione molto dinamica. Differente il trattamento della protagonista: a Roma il baritenore Benjamin Hulett era un’aristocratica diventata una povera barbona, a Perugia il tenore Mark Millhofer era l’unico in elegante kimono (tutti gli altri erano in abiti moderni), ma porta una benda sugli occhi (segno che era diventata cieca dopo la tragedia personale) e la toglie (ma non sappiamo se riacquista la vista) quando, nel finale, ritrova la speranza. A Perugia solo Millhofer era inglese: è stata impeccabile la dizione dei baritoni Raffaele Del Savio e Mauro Borgioni e il basso-baritono Roberto Abbondanza, nonché del piccolo coro diretto da Sergio Balestracci. Un grande momento di teatro in musica.
Giuseppe Pennisi
www.perugiamusicaclassica.com/sagra-musicale-umbra-pres.cfm
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