Manzoni a testa in giù. Secondo Lenz
Al via a Parma la 18esima edizione di Natura Dèi Teatri, il festival curato da Lenz Rifrazioni. Con “gloriose” riletture di Alessandro Manzoni e Gabriele D’Annunzio. E uno sguardo a Shakespeare.
La parola di oggi è: glorioso. Dal vocabolario della lingua italiana: aggettivo, dal latino gloriosus. Che ha gloria e grande nomea: un popolo glorioso, le gloriose insegne. Che dà gloria: una gloriosa impresa. Sinonimi: eminente, reputato, epico, memorabile, valoroso. Contrari: abietto, ignobile, indegno, inglorioso, nefando, spregevole, disonorevole, ignominioso, meschino. In questo termine, e nel suo contrario, sta il senso della diciottesima edizione di Natura Dèi Teatri, festival curato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto di Lenz Rifrazioni e presentato negli spazi post-industriali di Lenz Teatro, a Parma, dal 16 novembre al 1° dicembre.
Alcune segnalazioni, dal denso programma. Lenz Rifrazioni presenta, in prima nazionale, I Promessi Sposi, spettacolo che dà avvio al nuovo progetto biennale di creazioni sceniche dedicate all’opera di Alessandro Manzoni ed in particolare al suo grande romanzo storico, qui scomposto in ventiquattro quadri performativi e visuali. “Dopo l’Hamlet nel teatro più bello del mondo, il Teatro Farnese, prosegue il lavoro ultradecennale di Lenz Rifrazioni con gli attori ‘sensibili’, ex lungodegenti psichici e persone con disabilità intellettiva”, spiegano Pititto e Maestri. “Melodramma e romanzo si intrecciano nelle ricostruzioni di vite vissute davvero, personaggi manzoniani e verdiani si sovrappongono e si fondono tra identità perdute e ricostruite su di un canovaccio personale che ritrova percorsi comuni, identiche epifanie e uguali sofferenze in un unico grande affresco di verità e rappresentazione”. Il gruppo propone anche una nuova versione di Hamlet Solo la cui protagonista è Barbara Voghera, “attrice sensibile, corpo di dolorosa poesia e di imperfetta bellezza, capace di incarnare le parole shakespeariane in un’oscillazione esponenziale tra perdita e ritrovamento del senso”.
Marcido Marcidoris e Famosa Mimosa presentano Nel lago dei leoni, dalle estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi, mentre Naoko Tanaka, artista visiva e coreografa nata in Giappone e residente a Berlino propone Die Scheinwerferin. Silvia Costa è al Festival con due diverse proposte performative: lo studio 16 B-come un vaso d’oro massiccio adorno di ogni pietra preziosa e Stato di grazia, spettacolo tratto da Psychopathia sexualis di Richard von Krafft-Ebing. In Pictures from Gihan, Muta Imago ricompone i frammenti di una vita individuale per ricostruire la rivolta egiziana di piazza Tahir. Spiegano gli ideatori Chiara Caimmi, Riccardo Fazi e Claudia Sorace: “Gihan è una giovane blogger egiziana, che come centinaia di migliaia di suoi concittadini, due anni fa, ha vissuto una rivoluzione. È stata in strada, ha fatto foto, video, scritto tweet informando costantemente il mondo e i suoi concittadini a casa su quello che stava accadendo. A due anni dagli eventi, internet è ancora pieno delle sue tracce, dalle quali siamo partiti per ricostruire una storia personale e collettiva, nel tentativo di comprenderne la straordinarietà, la velocità, l’immediatezza. È possibile capire e raccontare da questa distanza?”.
In occasione del 150esimo anniversario della nascita di Gabriele D’Annunzio, Lenz Rifrazioni presenta La Gloria, nuova creazione ispirata a una delle opere meno indagate del poeta, “un monumento alla fisica fascista del potere che pare prefigurare la notte luttuosa dello stragismo nero degli anni settanta, rimossa dalla memoria collettiva, quanto quella del terrorismo brigatista”, mentre i danzatori Pieter Ampe & Guilherme Garrido sono al Festival con Still Standing You, spettacolo nel quale “due uomini cercano di capire cosa rappresentano l’uno per l’altro. Sono amici, partner, amanti, rivali o nemici? Unico strumento a disposizione è il corpo, l’ironia del movimento dei loro muscoli, l’intensità della loro amicizia, l’abilità di combinare tutto questo in una performance dinamica in cui la durezza, la rabbia e l’amore sono intrecciati in un enorme abbraccio”. Un abbraccio glorioso, si potrebbe dire.
Michele Pascarella
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