Gospodin: il dissidente delicato al Romaeuropa Festival
RomaEuropa Festival porta in Italia “Gospodin” di Philipp Löhle, nuovo astro della drammaturgia tedesca. Nato nel 1978, Löhle, dopo aver lavorato alcuni anni come giornalista e regista cinematografico, approda al Maxim Gorki Theater in Berlin con l’incarico di “drammaturgo in residenza”. Secondo un modello da importare…
Gospodin è nato in quel quartiere orientale della capitale della Repubblica Federale tre anni fa e da allora si è visto nei maggiori teatri tedeschi e francesi. La versione italiana, tradotta da Alessandra Griffone, è affidata alla regia di Giorgio Barbierio Corsetti, che firma anche scene e costumi, e alla sua squadra abituale (Massimo Troncanetti, Francesco Esposito, Gianluca Cappelletti). Tre interpreti: Claudio Santamaria, nel ruolo del protagonista Gospodin, Valentina Picello e Marcello Prayer in varie parti (madre, moglie/compagna, amici). Quindi, uno spettacolo essenziale, a basso costo, pensato per andare in tournée (visiterà le maggiori città del centro-nord italiano sino a febbraio). Molto efficaci le proiezioni su quinte di Lorenzo Bruno e Alessandra Solimene per la grafica e Igor Renzetti per i video che trasmettono la claustrofobia e la solitudine di un ambiente urbano che potrebbe essere ovunque in Europa o Nordamerica.Il Gospodin in giro per l’Italia è quindi un adattamento, non la pura replica del lavoro presentato al Maxim Gorki Theater di Berlino.
Chi è Gospodin? Non sappiamo se è nome, cognome o nomignolo. Il titolo originale è Genannt,ossia “Chiamato Gospodin”. Un 35enne, o giù di lì, che vuole “afferrare il capitalismo per le palle”. Non è un residuo o un nostalgico della DDR, tipo Good-Bye, Lenin. Non ha rimpianti per Karl Marx, di cui non pare abbia letto neanche un sunto da Bignami per liceali o la voce di Wikipedia.
In effetti, non sono affatto marxisti i suoi obiettivi di vita ben scritti sul muro della cucina: a) una partenza è da escludere; sarebbe troppo facile lasciare il proprio Paese (per essere felici); b) i soldi non devono essere necessari; quindi, tutto al più si vive di baratti; c) ogni proprietà è da rifiutare perché la nullatenenza è la libertà; d) libertà è non dover prendere decisioni.
Nelle mie frequentazioni professionali negli Anni Settanta e Ottanta, unicamente questo quarto obiettivo – “non dover prendere decisioni”– aveva plasmato una porzione non indifferente dell’Europa centrale e orientale a socialismo reale. Ma Löhle guarda al suo Gospodin con ironia. Lo incontriamo in piena disperazione (e lite con la moglie/compagna) perché Greenpeace gli ha portato via, sequestrato e forse avviato a un bioparco l’unico essere a cui pare realmente affezionato: un lama importato dal Perù.
Lo seguiamo in una serie di avventure con moglie/compagna, madre, amici, faccendieri vari sino a quando finisce in prigione. Dove trova la felicità: non si deve prendere alcuna decisione, non c’è denaro, si hanno tre pasti al giorno a ore stabilite. Ci vorrebbe restare per sempre. Il finale non ci dice se riuscirà in questo obiettivo. Gospdin è un dissidente totale ma delicato. Ispira tenerezza. Claudio Santamaria ne è un ottimo interprete. Così come lo sono Valentina Picello e Marcello Prayer nei vari ruoli loro affidati. In definitiva si tratta di un play surrealista di circa due ore (forse qualche sforbiciata sarebbe utile) che diverte e fa pensare. Alla fine molti applausi.
Giuseppe Pennisi
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