Musica e arti visive. Con Andrea Camilleri a Palermo e Michelangelo Lupone a Roma

Due eventi importanti hanno coniugato musica contemporanea con le arti visive. È successo a Palermo e a Roma, fra il Teatro Massimo e la GNAM.

Il 7 febbraio il Teatro Massimo di Palermo ha aperto la stagione concertistica con Il quadro nero-ovvero La Vucciria, il grande silenzio palermitano, opera per musica e film di Roberto Andò e Marco Betta, su testo di Andrea Camilleri, con Francesco Scianna e Giulia Andò. È il quadro dei colori e del nero, del buio e della luce, della vita e della morte, della prosperità e del disfacimento, dell’apparente movimento e della sospensione del tempo. Il lavoro si ispira a La Vucciria di Renato Guttuso, dedicata al celebre mercato di Palermo. Una commissione della Fondazione Teatro Massimo, realizzata in collaborazione con gli Archivi Guttuso e con il Comune di Bagheria, che compartecipa attraverso un finanziamento europeo destinato alla valorizzazione dell’opera dell’artista attraverso itinerari multidisciplinari.
Un progetto”, ha detto il sovrintendente del Massimo, Francesco Giambrone, “che raccoglie talenti, idee, passioni, energie di tanti siciliani contemporanei illustri, da Camilleri a Betta, da Andò a Francesco Scianna, nel nome di un grande artista, siciliano anche lui. Un patrimonio straordinario di questa terra che si rinnova di generazione in generazione e che il Teatro raccoglie e fa suo”.

Roberto Andò e Andrea Camilleri

Roberto Andò e Andrea Camilleri

Il titolo a una  prima lettura contrasta con la grande tavolozza di colori del dipinto, donato dall’artista all’Università di Palermo nel 1974 e da allora esposto allo Steri, sede istituzionale dell’Ateneo: i rossi delle carni e del pomodoro, gli arancioni degli agrumi, i grigi dei pescispada, i bianchi e i verdi degli ortaggi. Ma in realtà ne coglie la natura più intima e sottile, riprendendo il giudizio che ne diede Cesare Brandi: “Il quadro è tenuto insieme, come una musica dalla tonalità, da quel nero di fondo e visibile solo nei contorni”. Temi su cui si incardina l’opera di Andò e Betta sul testo di Camilleri. “Se la ‘Vucciria’ di Guttuso”, dice Roberto Andò, “si occupa del tempo e della morte, l’opera da noi concepita, affidata esclusivamente al video, alla musica di Marco Betta e alla drammaturgia del silenzio tracciata da Camilleri, insegue quel tempo, scegliendo di tessere il filo mentale delle figure che vi scorrono dentro, l’apparire e lo svanire di un’illusione, ciò che sarebbe potuto essere e non è avvenuto”. L’orchestra e il coro del Teatro Massimo (sul podio Tonino Battista, coro diretto da Piero Monti) hanno dialogato con il film ispirato al dipinto, che vede protagonisti Francesco Scianna e Giulia Andò. I dodici personaggi del quadro, che sono quasi mescolati ai prodotti del mercato, diventano voci dentro il racconto sonoro.
La musica per Il quadro si sviluppa come natura morta, un rampicante che avvolge le immagini e che intercetta i pensieri interni, il mondo interiore dei dodici personaggi del dipinto. Oltre alla musica c’è una partitura di suoni e di voci realizzata da Hubert Westkemper: suoni registrati al mercato, la voce di Andrea Camilleri, alcune frasi del testo innovativo il rapporto tra immagine e suono.

Il giorno prima,presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è stata inaugurata Forme immaterialidi Michelangelo Lupone, la prima committenza di un’installazione musicale da parte della GNAM per la sua collezione permanente.
Opera musicale complessa,site specific, adattiva, creata da Lupone per le due fontane del Cortile del Partigiano, Forme immateriali è inserita nel contesto architettonico e sonoro del cortile della Galleria e integra le diverse competenze artistiche, tecniche e scientifiche coinvolte nel progetto, per permettere la più stretta correlazione tra la musica, l’interazione con il pubblico, il dialogo tra le fontane. La produzione e l’allestimento dell’opera, nelle parti informatiche, sensoristiche e tecnologiche, è stata affidata al CRM – Centro Ricerche Musicali di Roma.
Protagonista principale e artefice dell’opera è il pubblico, chiamato a immergere in acqua la punta di una bacchetta sensibile in alluminio. I continui movimenti e forme d’acqua generati nelle due fontane producono i suoni che vengono acquisiti e modificati da un’avanzata tecnologia di rilevazione e attuazione acustica, allo scopo di realizzare diversi gradi di trasformazione musicale. Il suono dell’acqua, dopo essere stato rilevato, viene analizzato da un computer, che ne estrae brevi frammenti (grani) per ricomporli in sequenze di suoni con altezze, ritmi e timbri diversi. Le sequenze prodotte sono organizzate in una partitura polifonica e diffuse in acqua con speciali lenti sonore collocate nelle due vasche. La tessitura musicale così ottenuta permette alle due vasche di dialogare musicalmente e di creare giochi di “primo piano” e “sfondo” nello spazio del cortile. La musica – per definizione arte immateriale di vibrazioni impalpabili e invisibili – nell’acqua diviene concreta, corporea, aprendosi a molteplici visioni.

Guttuso dipinge La Vucciria - Velate 1974 -® Guttuso by SIAE 2015

Guttuso dipinge La Vucciria – Velate 1974 – ® Guttuso by SIAE 2015

Al progetto ha preso parte anche la RUFA – Rome University of Fine Arts, che ha esteso la collaborazione già avviata con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna con la produzione dei documenti audiovisivi e l’illuminazione dell’opera. L’opera è stata acquisita dalla GNAM a valere sui fondi del Piano per l’arte contemporanea 2014 della Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Giuseppe Pennisi

www.teatromassimo.it
www.gnam.beniculturali.it

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giuseppe Pennisi

Giuseppe Pennisi

Ho cumulato 18 anni di età pensionabile con la Banca Mondiale e 45 con la pubblica amministrazione italiana (dove è stato direttore generale in due ministeri). Quindi, lo hanno sbattuto a riposo forzato. Ha insegnato dieci anni alla Johns Hopkins…

Scopri di più