Rischio e desiderio a Forlì. Il contemporaneo a teatro
Il Teatro Diego Fabbri continua a interrogare la complessità dell’oggi attraverso il coraggio della scena. Con Romeo Castellucci, Emma Dante, Simona Bertozzi, Cristina Rizzo, gruppo nanou e CollettivO CineticO.
“Parole chiave: rischio, desiderio”: Lorenzo Bazzocchi, per il terzo anno condirettore artistico del più importante teatro forlivese assieme a Ruggero Sintoni, Claudio Angelini e Claudio Casadio, sintetizza l’intenzione alla base “di quella che non è una rassegna, non una lista di spettacoli, ma una vera e propria stagione”.
L’apertura è affidata a FaustIn and out, produzione congiunta tra la compagnia romana Accademia degli Artefatti (capitanata da Fabrizio Arcuri), la compagnia bolognese Tra un atto e l’altro di Angela Malfitano e il progetto regionale Festival Focus Jelinek curato da Elena Di Gioia. Si tratta di una rielaborazione, a opera del Premio Nobel Elfriede Jelinek, del Faust di Goethe: “Una sorta di riscrittura al femminile che percorre e intreccia tre livelli di significato: filosofico, politico e della cronaca”.
Alcune segnalazioni dal cartellone delle dense settimane a seguire. Gruppo nanou propone John Doe, primo step di una trilogia che intende esplorare il concetto di assenza di identità applicato al corpo, alla costruzione coreografica, alle luci e agli eventi narrativi: “John Doe è un nome usato solitamente nel gergo giuridico statunitense per indicare una persona la cui identità è sconosciuta, come nel caso del ritrovamento di un cadavere non identificato fino al momento del suo riconoscimento. Un elenco di situazioni e azioni si susseguono lasciando tracce di racconti sempre incompleti. Come osservando una fotografia, possiamo solo immaginare cosa è successo e cosa accadrà ai personaggi che appaiono per pochi istanti”.
Cristina Rizzo firma il concept di BoleroEffect, “un tracciato sonoro dentro cui trovare delle brecce, dove praticare delle turbolenze corporee e un’erotica del corpo tesa a rompere il quadro della compostezza spingendosi verso altre dimensioni, un luogo dalle molte risonanze esistenziali”, mentre Francesca Pennini | CollettivO CineticO in miniballetto n°1 propone un’indagine “sull’organizzazione del movimento, sulla relazione tra coreografia e danza, tra creazione ed esecuzione, tra pianificazione e arresa all’accadimento. Per una danzatrice e un drone”.
Simona Bertozzi, con Animali senza favola, compie un affondo coreografico sull’animalità, su qualcosa che sfugge al perimetro della narrazione, della fabula. Lo spettacolo, liberamente ispirato a Chiari del bosco della filosofa Maria Zambrano, si nutre delle musiche composte ad hoc da Francesco Giomi e della collaborazione teorico-compositiva dello studioso Enrico Pitozzi, che suggerisce: “Stanno così questi corpi, come in attesa di tempo; animali senza favola, privi di narrazione, continuamente in divenire attraversano temperature e gradi di presenza in attesa del congedo finale che tarda ad arrivare, riassorbite nelle curvature della vita, nelle pieghe di un frammento d’esistenza. Forse la loro forza non è altro che questa: fragilità e potenza, figure femminili in reiterato concepimento”.
Ci si sposterà dal Teatro Diego Fabbri fino alla Palestra G. Ambrosini di Forlì per Giudizio. Possibilità. Essere di Romeo Castellucci | Socìetas Raffaello Sanzio: “Cerco una palestra. Un posto trovato, senza riscaldamento, cui si accede attraverso la puzza degli spogliatoi; un posto “sbagliato” per il teatro. E invece no. Una palestra, ora, come luogo esatto, come compimento dell’eresia e della bellezza inattuale di Hölderlin. La poesia di Hölderlin sarà proferita in una palestra in forma clandestina, fuori dai cablaggi ortodossi del teatro istituzionale. È esercizio, disciplina, lavoro sul presente”.
Gran finale con Le sorelle Macaluso di Emma Dante. Di recente insignito del Premio Ubu 2014 come miglior spettacolo dell’anno e miglior regia, mette in campo dieci attori e una produzione internazionale: “La scena è vuota. Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo, dal cono di buio, viene lanciato verso di noi. L’oscurità espelle una donna. Adulta. Segnata. A lutto. Viene danzando verso di noi. Dal fondo, a poco a poco, appaiono tre, cinque, sette, dieci facce. Sono vivi e morti mescolati insieme. Se ne stanno in bilico su una linea sopra cui combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con spade e scudi in mano”.
Combattere ancora. Rischio. Desiderio. A Forlì.
Michele Pascarella
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