Frie Leysen, come la balena
Al teatro, al suo pubblico e al suo ruolo nella società è dedicato il Premio Erasmus. Il riconoscimento olandese, nato nel 1958 per potenziare scienze sociali e arte puntando su tolleranza, approccio critico e pluralismo culturale, nel 2014 è stato assegnato a una straordinaria donna di teatro: Frie Leysen.
Ideatrice e direttrice del DeSingel di Anversa (1980-1991), fondatrice del Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles (2004), organizzatrice del Meeting Point Festival in nove città arabe (2007), curatrice del Theater del Welt (2010) e ancora direttrice artistica del Berliner Festspiele (2012), Frie Leysen ha inventato mondi, modalità di incontro, stabilendo un rapporto stretto con gli artisti, promuovendo rapporti internazionali, con attitudine critica.
Il riconoscimento per questa vita nell’arte è confermato in Italia dal Premio Franco Quadri – ideato dall’Associazione Ubu per Franco Quadri e destinato a una figura della creazione contemporanea dal respiro transnazionale – che coglie nell’operato “dietro le quinte” di Leysen, la grammatica di un vero e proprio atto di creazione.
Nel suo discorso di premiazione di fronte al re olandese, Leysen racconta della balena. Questo essere, pur avendo avuto la possibilità di svilupparsi sulla terra insieme agli altri mammiferi, fa un passo indietro e rimane in mare, dove le possibilità di sopravvivenza è maggiore. Una metafora che racconta come a volte fare un passo indietro non significhi retrocedere.
Lo scorso anno Leysen, dopo solo nove mesi al Wiener Festwochen, stanca di compromessi culturali e politici, rinuncia al contratto quadriennale. Fa un passo indietro e torna nel mare. E suona quindi una campana d’allarme sul fatto che le politiche culturali europee non distinguono più fra arte e industria culturale, che i finanziamenti statali subiscono drastici tagli e che la circolazione internazionale è ridotta al minimo, che il conservatorismo dilagante sta relegando l’arte a un hobby di sinistra.
In occasione del premio italiano, rilancia: “Dobbiamo riportare gli artisti e il loro lavoro al centro. Teatri e festival sono stati creati per sostenere gli artisti, ma la maggior parte di loro sono arrugginiti e inflessibili, invece di essere all’erta nei confronti delle esigenze artistiche. Oggi sono gli artisti a doversi adattare alle regole e all’agenda dei direttori. Credo che gli artisti e le persone che lavorano con e intorno a loro dovrebbero smettere di cercare di piacere a tutti: al pubblico, ai politici, ai finanziatori, alla stampa… L’arte non deve piacere ma disturbare, segnalare le ferite della società. Dovremmo smettere di giustificare le posizioni di politici, contabili, manager con argomenti artistici”. Onore a Frie.
Tihana Maravić
www.erasmusprijs.org
www.ubuperfq.it
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #23
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