Igor and Moreno. La metafora del salto
Giovanissimi e già accolti dalle scene d’Europa e d’America, Igor e Moreno, basco il primo, italiano il secondo, si formano e lavorano a Londra, ma non dimenticano le loro culture d’origine. Li abbiamo incontrati e a loro diamo la parola in questa intervista.
Massimo Mancini li invita al Teatro Stabile della Sardegna (Teatro Massimo, Cagliari), Anna Lea Antolini li sceglie per DNA (Roma), rassegna di giovane danza europea da lei curata per Romaeuropa Festival, dove il duo inglese presenta Idiot-Syncrasy. Con questa loro ultima coreografia, Igor and Moreno ibridano la danza con la performing art mescolandola al canto, sovrapponendo con ironia e leggerezza i piani interpretativi.
Idiot-Syncrasy si apre e si chiude con due canti popolari, sardo e basco, che danno il ritmo alla danza. A innestarsi sul canto, la partitura coreografica è costruita sulla ripetizione di un gesto: il saltellare, attraverso cui il corpo è esaltato nella sua dimensione organica. Su questo basso continuo la danza si alterna ad auto-ironici tentativi di coinvolgimento della platea, ammiccamenti dello sguardo e avvicinamenti soavi.
La vostra formazione, il vostro incontro e il rapporto con Aerowaves, hub per la giovane danza europea: come incidono sul vostro percorso artistico?
Moreno: Mi sono avvicinato alla danza contemporanea a diciassette anni. Prima praticavo danza latino-americana e jazz. Dopo il liceo classico ho studiato alla London Contemporary Dance School, dove ho incontrato Igor. Ci siamo laureati nel 2009 e nel 2010 abbiamo creato il nostro primo spettacolo insieme: City, all’interno del collettivo BLOOM!. Questo è stato il primo pezzo selezionato da Aerowaves. Successivamente c’è stato un mio solo e infine Idiot-Sincrasy. La nostra esperienza con Aerowaves si conclude sostanzialmente qui: ci ha dato un’ottima visibilità ed ora è giusto lasciare spazio agli altri.
Aerowaves è una sorta di marchio di garanzia. Ma la selezione operata sul panorama europeo non vuole rappresentare il catalogo dei migliori pezzi coreografici in circolazione. Il comitato di Aerowaves seleziona secondo un gusto personale, e questo è sempre molto chiaro.
Igor: Io ho iniziato studiando la danza folk nei Paesi Baschi, quando ero molto piccolo. Sono passato al teatro per qualche anno, per poi tornare alla danza, e da Madrid sono partito per Londra, dove ho studiato anch’io alla Contemporary Dance School.
Vorrei aggiungere che la selezione di Aerowaves è presa come punto di riferimento da molti operatori europei, dunque il fatto di essere stati selezionati ci ha dato la possibilità di mostrare il lavoro dal vivo a moltissimi di loro (soprattutto in occasione del festival di Aerowaves). Abbiamo conosciuto artisti, operatori e ciò ci ha permesso di espandere il nostro network. Aerowaves quindi non è solo un “marchio di garanzia”, ma rappresenta l’opportunità di costruire incontri importanti e trarne il meglio.
In Idiot-Syncrasy la partitura coreografica gioca sulla ripetizione di un gesto: il salto. Che rapporto s’instaura tra questa modalità di composizione coreografica e il discorso politico veicolato dai canti popolari sardi e baschi?
Moreno: Credo che l’aspetto politico di questo spettacolo sia molto aperto a interpretazioni. Il nostro atto politico sta nel mostrare il valore della scelta e della perseveranza nella scelta. Partiamo dall’idea che con un corpo e un gruppo di persone in una stanza ci sia già abbastanza per essere felici o per creare una reale sensazione di empowerment, un’energia collettiva. L’azione del salto rappresenta per noi l’esatto opposto dell’essere morto. Un corpo morto è passivo e orizzontale, il salto è verticale, ed energico. È un’azione riproducibile da tutti, ma è richiesta una grande forza di volontà per riuscire a perseverare nel salto, come facciamo per tutta la durata dello spettacolo.
Igor: Il salto è una metafora. Rinforza l’idea di questo spazio in questo momento, rivendica l’hic et nunc, ci richiama alla presenza. Nel tempo in cui viviamo, possiamo ritrovarci in tanti posti nello stesso momento, grazie agli sviluppi della comunicazione. I problemi e quindi le soluzioni sono molto astratti, o meglio, sono problemi concreti, quelli economico/finanziari ad esempio, ma il modo in cui sono raccontati è astratto.
Ci siamo quindi chiesti: come possiamo tornare a ciò che ci è più vicino, cioè al nostro corpo, a quello che il nostro corpo può fare? Il salto non è un’idea astratta, ma una pulsazione, un impulso vitale. Il salto crea un ritmo e noi siamo legati a questo ritmo, lo stesso che crea una sincronia con gli altri.
Vivete a Londra da circa dieci anni. Come incide la lontananza dalla vostra cultura d’origine nel vostro lavoro?
Moreno: È complicato. Per me il fatto di essere ancora a Londra è anche il risultato di coincidenze. Londra ci ha permesso di crescere in maniera molto rapida a livello lavorativo, poiché ci sono tante opportunità per la danza, tanti finanziamenti (o almeno ci sono stati per noi, abbiamo avuto questa fortuna). D’altra parte abbiamo sempre creato i nostri spettacoli attraverso residenze in varie nazioni. Avere influenze da persone provenienti da culture diverse, vivere fisicamente in posti diversi, è molto importante per il nostro processo creativo.
La prolungata presenza nel Regno Unito ha inoltre creato in me un desiderio più forte di riconnettermi alle tradizioni sarde e di utilizzarne gli elementi costitutivi, prima per me banali e scontati. Da quando sono via, li ho riscoperti e ho riscoperto il valore reale di quest’attaccamento alla mia cultura di origine.
Igor: Il fatto di lavorare e creare in luoghi sempre diversi da quelli a cui siamo abituati, ci permette di assumere uno sguardo prospettico: captare aspetti positivi e negativi, punti d’incontro e divergenza tra le culture. Per esempio il salto esiste nel folk sardo, nel folk basco, nel folk inglese, è un elemento basico nella danza da secoli, che però è ancora molto contemporaneo.
In definitiva il nostro modo di vita ci permette di essere in nessun posto ed essere dappertutto allo stesso tempo. Può essere duro a livello personale però é un importante esercizio di ragionamento.
Se vi chiedessero di collaborare con un artista o un artigiano (un paesaggista, uno stilista, uno scultore, un cuoco, un musicista…) chi scegliereste?
Igor: Ci piacerebbe collaborare con un profumiere. Vorremmo lavorare sull’odorato, un senso che a volte dimentichiamo, o rifiutiamo, mentre è molto importante. Il profumo è inoltre un’analogia della coreografia. Infatti la danza come il profumo è un’essenza, il risultato di scelte, a volte anche di errori da parte di un artigiano o artista. Quando apri la boccetta di un profumo, così come quando riproduci una coreografia, ti viene restituita un’idea, che ha uno sviluppo e una fine ma non segue una narrativa lineare.
Moreno: … il profumo come la danza non narrano in modo lineare ma riconducono a dei luoghi, a dei ricordi. Con Idiot Sincrasy abbiamo iniziato a pensare alla coreografia in riferimento all’esperienza dello spettatore piuttosto che partendo da personaggi o da un intento narrativo. Ci siamo chiesti quale effetto ogni parte dello spettacolo avrebbe avuto sullo spettatore.
L’idea della percezione è molto presente nel nostro processo creativo, vogliamo che lo spettatore si ritrovi in un posto nuovo quasi senza accorgersi di come ci sia arrivato. Credo che il desiderio di lavorare sull’odorato venga un po’ anche da questo.
Chiara Pirri
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