Short Theatre. Intervista al direttore Fabrizio Arcuri

Giunto alla sua 11esima edizione, Short Theatre non smette di evolvere. Accogliendo sempre più artisti e voci provenienti da diversi Paesi. Stringendo legami stretti con partner europei e internazionali. Allargando i propri orizzonti all’interno della Capitale e varcandone i confini.

La nuova edizione di Short Theatre ospita 49 compagnie e 150 artisti, tra habitué e novità, aprendo a una vasta programmazione che, dal 7 al 18 settembre, darà voce non solo al teatro ma anche alla danza, alla musica e a esperimenti multidisciplinari. Dell’evoluzione del festival e delle novità di quest’anno abbiamo parlato con il direttore artistico, Fabrizio Arcuri.

Come si è evoluto Short Theatre in termini di progettualità e di linea artistica?
Ciò che è diventato sempre più preponderante è la relazione con artisti internazionali, sviluppata anche grazie ai numerosi network, festival, Istituti di cultura e vari altri partner europei. Poter mettere in comunicazione artisti italiani ed europei rende il festival oggi molto più interessante sul panorama internazionale. Volevamo che Short Theatre diventasse un luogo di visibilità per le ultime tendenze in ambito europeo, i fermenti, i cambiamenti nella relazione con il pubblico e nel rapporto del teatro con la società. Crediamo di essere sulla buona strada e questo ci rende molto felici.

Come appare ai tuoi occhi esperti la situazione politica, economica e sociale della cultura e del teatro a Roma. Quali prospettive individui per il futuro della città (anche alla luce dei recenti cambiamenti d’amministrazione)?
Una domanda cui è difficilissimo rispondere perché in Italia, da più di 10 anni, molto e forse troppo tempo ormai, la cultura non fa più parte degli interessi principali di politici e amministratori. È considerata un ramo secco da potare, fino al punto in cui diventerà difficile far ricrescere nuovi germogli. Roma rispecchia tale tendenza. La situazione è drammatica ma ciò non vuol dire che non vi siano più stimoli o la voglia di resistere a questa situazione difficile dando vita a progetti professionali e di qualità, nonostante il vento contrario.

Short Theatre 11 - Fernando Rubio, Everything by my side

Short Theatre 11 – Fernando Rubio, Everything by my side

Short Theatre é un esempio virtuoso in questo panorama, perché non ha mai smesso di crescere in termini di qualità e quantità della programmazione.
Certo, la scarsa considerazione verso la cultura da parte delle amministrazioni pubbliche non ha impedito, a noi come ad altri operatori in Italia, di trovare altri fonti cui attingere linfa vitale. Al deserto si risponde con una grande forza d’animo e ingegno. Lo sbocco positivo per noi sono state appunto le reti internazionali e i bandi della Comunità Europea, che ci hanno restituito linfa vitale e permesso di continuare ad affermare l’importanza della cultura. L’arte è una lente privilegiata attraverso cui osservare, come fosse un prisma, la realtà che ci coinvolge quotidianamente, permettendo quindi di costruire e formare una coscienza civica.

Il festival è oggi partner di numerosi network europei e reti di professionisti. Quali sono le novità europee e internazionali che avete conosciuto grazie a queste connessioni?
L’esser partner di network europei ci ha permesso di attuare delle vere e proprie scelte all’interno di un ventaglio ampio di proposte. Per esempio, nell’ambito di Finestate Festival, si inserisce, tra gli altri, lo svizzero Milo Rau, regista, autore e giornalista, uno degli artisti più interessanti del momento. Il suo teatro politico si serve di dispositivi innovativi capaci di indurre lo spettatore a riflettere sulla realtà contemporanea, sottolineandone l’ambiguità, la viscosità e dunque la conseguente difficoltà. Per la prima volta in Italia anche i TG STAN, gruppo belga a cui il Festival d’Automne di Parigi ha già dedicato importanti retrospettive. Il loro teatro non prevede prove, ma solo dei lunghi tavoli di lavoro. Gli spettacoli vengono dunque creati durante le repliche, di fronte agli spettatori, scelta poetica che permette di esaltare l’hic et nunc, l’essere effimero del teatro. Un’altra novità di quest’edizione, condivisa ancora una volta con il network Finestate, è Fernando Rubio, esponente del nuovo teatro argentino, che presenterà una performance a ciclo continuo per sette spettatori alla volta. Gli spettatori condivideranno una serie di letti con gli attori, in tal modo la performance rifletterà sulla relazione tra pubblico e privato.

Short Theatre 11 - Radouan Mriziga

Short Theatre 11 – Radouan Mriziga

Chi saranno gli altri protagonisti della rassegna?
Nell’ambito di IYMA (International Young Makers in Action), vi sono dei ritorni, come quello del coreografo e architetto marocchino, residente in Belgio, Radouan Mriziga, che lavora sulla relazione tra corpo e spazio. Di nuovo al festival anche Ivana Müller, coreografa croata residente in Francia, che presenta il suo lavoro su fissità e percezione, attraverso due spettacoli, uno dei quali è dedicato a un pubblico infantile. Altra novità è il progetto Source, sponsorizzato dalla Comunità Europea e di cui siamo partner insieme al festival d’Avignone, al Trafo di Budapest e al Theatre National de Bruxelles. Source é un esperimento che prevede la promozione e produzione di formati spettacolari multidisciplinari. Tra i protagonisti di questo progetto sono ospiti del festival: MP5 e Teho Teardo, Daniele Spanò e Luca Brinchi, il coreografo Mickaël Phelippeau e il musicista Erwan Keravec.

Short Theatre 11 - Virgilio Sieni, Pinocchio

Short Theatre 11 – Virgilio Sieni, Pinocchio

Un’altra novità di quest’anno è l’attenzione riservata alla programmazione musicale. Ce ne parli?
Sì, la musica ha un ruolo importante in quest’edizione. Mokadelic e La Batteria, due note formazioni romane (il primo ha curato la colonna sonora di molti film di Salvatores mentre il secondo è l’autore di quella di Amore tossico di Caligari) proporranno un dispositivo musicale pensato ad hoc per il festival. Volevamo dar vita a qualcosa che non fosse propriamente un concerto ma nemmeno una performance, in cui l’aspetto musicale è comunque secondario. Nasce così questo nuovo formato pensato appositamente per Short Theatre e i suoi spettatori. Oltre ai due gruppi romani, la musica è in primo piano grazie al duo Teho Teardo e MP5, un vero esperimento. Nel quadro del progetto Source, sopra citato, Teardo ha costruito una partitura per l’installazione di MP5, artista che lavora attraverso murales e video. Lo spettacolo di Ermanna Montanari sarà accompagnato dalla partitura musicale di Luigi Ciccarelli, uno dei compositori contemporanei italiani più interessanti. Infine le serate del dopo festival saranno dedicate al clubbing notturno, un aspetto importante della cultura contemporanea che ci piace accogliere e affidare ad alcuni tra i dj più interessanti del momento.

“Keep the village alive”: cosa evoca il titolo di quest’edizione?
Il titolo per noi è sempre il filo rosso del festival. Quest’anno abbiamo scelto uno slogan, un’esortazione affinché ognuno faccia qualcosa per mantenere vivo il villaggio. Lo chiediamo a noi stessi e a chi ci segue, se pensa, come noi, che si possa ripartire dalla dimensione del villaggio per costruire uno stare insieme più consono e adeguato alla società in cui viviamo.

Chiara Pirri

www.shorttheatre.org

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Chiara Pirri

Chiara Pirri

Chiara Pirri (Roma, 1989), residente a Parigi, è studiosa, giornalista e curatrice, attiva nel campo dei linguaggi coreografici contemporanei e delle pratiche performative, in dialogo con le arti visive e multimediali. È capo redattrice Arti Performative per Artribune e dal…

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