Muore una stella della danza contemporanea. L’addio a Trisha Brown, poetessa del postmoderno
Grande innovatrice, amante delle contaminazioni, con la sua danza aveva stupito intere platee. Scompare Trisha Brown, tra le più grandi coreografe del Novecento.
È morta a 80 anni, in Texas, a San Antonio, la danzatrice e coreografa americana Trisha Brown, stroncata da una lunga malattia. Stella della danza contemporanea, audace sperimentatrice, emerse tra gli anni Settanta e Ottanta come rappresentante di quella corrente creativa, satura di esprit underground e di libertà compositiva, che in pieno Postmodernismo portò una ventata di freschezza e di radicalità nell’arte, spingendo verso ardite contaminazioni.
Nel suo stile, improntato all’improvvisazione, l’astrazione si faceva movimento fluido, vibrante, irregolare: una sfida dei corpi alle logiche della gravità e un tentativo di reinvenzione dello spazio, tra inaudita leggerezza, dinamismo irriverente e una narrazione fatta di geometrie emozionali. Il tutto attingendo da altri campi artistici e poi dal quotidiano, dalla vita metropolitana, dal mondo oltre il palco: i ballerini in jeans sulla scena, oppure appesi a sistemi di funi e carrucole, o ancora in azione sui tetti di New York.
Nata ad Aberdeen, nello stato di Washington, il 25 novembre del 1936, arrivò a New York nel 1960 e studiò con un gigante come Merce Cunningham. Fondò la sua compagnia nel 1970 e iniziò a costruire una serie di spettacoli dalla straordinaria forza evocativa.
LE GRANDI COLLABORAZIONI
Nel 1983 partorì uno dei suoi più grandi show, Set and Reset, con due collaborazioni eccellenti: le musiche le firmò Laurie Anderson, mentre scene e costumi erano di Robert Rauschenberg. Un balletto che resta un manifesto della sua poetica e insieme dello spirito del tempo. Con Rauschenberg lavorò anche per Astral Convertible (1989) e Foray Forêt (1990).
Molte le collaborazioni maturate negli anni, da quella col musicista Alvin Curran (For M.G.: The Movie, 1991) a quella del ’96 con Mikhail Baryshnikov (You can see us), fino all’incontro con Lina Wertmüller, che per la sua Carmen – messa in scena nel 1986 al San Carlo di Napoli – le chiese di ideare le coreografie. Con l’artista Terry Winters e il compositore Dave Douglas mise a punto la trilogia El Trilogy (completata nel 2000), a partire da suoni e struttura del new jazz, mentre con Present Tense (2003) recuperò le composizioni di John Cage e si aggiudicò il World Premier a Cannes. Al repertorio classico si era rivolta, parallelamente, con spettacoli come MO, del 1995, sulla leggendaria Offerta Musicale di Bach, e con la sua versione dell’Orfeo di Monteverdi, nel 1998. Tutti lavori che le valsero un’accoglienza strepitosa a livello internazionale.
Fra i premi e i riconoscimenti conquistati: la nomina di Cavaliere per l’Ordine delle Arti e delle Lettere, da parte del Governo francese, nel 1988, e quella di Honorary Member of the American Academy of Arts and Letters, nel 1999, insieme al New York State Governor’s Art Award. È stata infine la prima coreografa donna a ricevere la prestigiosa borsa di studio della MacArthur Foundation.
– Helga Marsala
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