Danza e fotografia in dialogo. Aterballetto e Toni Thorimbert
Al Museo di Palazzo da Mosto di Reggio Emilia, il progetto “In/Finito” mette in relazione una mostra e una performance. Con sei brevi coreografie di giovani autori.
Sulle pareti di una stanza del Museo di Palazzo da Mosto c’è, in una visione speculare, il corpo fissato in una immagine fotografica che copre tutta la facciata, e il corpo in movimento. Sei danzatori si avvicendano nella semioscurità della sala rischiarata dalle torce elettriche tenute in mano cercando ciascuno la propria istantanea da illuminare. Individuata, si alterneranno a turno per danzare ognuno la propria performance davanti a un pubblico ristretto in un contatto ravvicinato di condivisione. Ed è come se quel corpo, staccatosi dalla fissità che lo ha immortalato, prendesse vita. E noi, esiguo gruppo di spettatori, a scrutarne l’animo. L’istante che ha congelato in una immagine il gesto, la postura, l’espressione, libera, così, il tempo e lo dilata vivificandolo con la fisicità del danzatore che riprende e riattiva quel movimento rubato alla sola visione di un attimo.
Non è una novità la performance all’interno di uno spazio architettonico, museale, urbano o naturale, attuata in svariate forme. Nuova semmai è l’idea di mettere in dialogo i due linguaggi facendoli interagire nella forma coreografica ispirata al luogo dove ha preso vita. Nasce così In/Finito, di Fondazione Nazionale della Danza di Reggio Emilia e il festival Fotografia Europea di Palazzo Magnani, progetto performativo che vede due diversi modi di pensare e rappresentare il corpo. Coinvolti la compagnia Aterballetto e il fotografo svizzero Toni Thorimbert, un sodalizio artistico che ha prodotto la mostra Come non ci fosse un domani. La danza immagina la città visitabile a Palazzo da Mosto al cui interno si svolgono le brevi performance (ancora, in diversi orari, il 18 e 19 maggio).
COREOGRAFIE E RIVOLUZIONI
Sei giovanissimi coreografi under 35 di Aterballetto – Saul Daniele Ardillo, Damiano Artale, Hektor Budlla, Philippe Kratz, Roberto Tedesco e Diego Tortelli, artista in residenza – sono gli autori delle cinque micro-coreografie affidate ciascuna all’esecuzione di un singolo danzatore. Le creazioni sono state prima eseguite in alcuni spazi della cittadina emiliana, offerte all’obiettivo del fotografo che ne ha immortalato le sequenze dirigendo gli interpreti nelle pose, scegliendo per ciascuno un diverso punto di osservazione e uno scatto finale, prolungando così un dialogo in sintonia col luogo architettonico che ha inglobato la visione circostante. Ecco allora Serena Vinzio accanto a un muro lungo la prospettiva del Vicolo delle Rose, ripresa leggermente ricurva, appesantita dal piccolo secchio metallico sulle spalle tenuto con un laccio sulla testa; Ivana Mastroviti abbraccia un coccodrillo imbalsamato tra le teche della sezione Vallisneri dei Musei Civici; Arianna Kob tra le ombre allungate delle colonne del Teatro Municipale Valli, col busto curvato all’indietro verso una piccolissima sedia, quasi a toccarla; Grace Lyell nella Sala Planisfero della Biblioteca Panizzi in piedi sul lungo tavolo dove siedono persone intente nella lettura; Giulio Pighini ritratto in primo piano nel sottopassaggio della Stazione Centrale con le mani sul viso in un’espressione alterata mentre lo seguono dei giovani passanti; infine Ina Lesnakowski Bonetta nei Chiostri di San Pietro colta con il danzatore Ardillo dentro un modulato punto di fuga di porte che aprono su una prospettiva di stanze.
Ciascuno dei coreografi ha avuto come spunto d’ispirazione il tema del festival della fotografia, quest’anno dal titolo Rivoluzioni. Ribellioni. Cambiamenti. Utopie. Da qualche anno la direzione di Aterballetto offre ai suoi danzatori, là dove si intravede il potenziale, di cimentarsi con la coreografia, di sperimentare, sviluppare, verificare un proprio linguaggio nel percorso di una ricerca per alcuni già avviata, per altri nuova: un terreno di creatività sul quale il progetto In/Finito ha permesso loro un ulteriore passo avanti nell’approfondimento della autorialità. Le sei micro-coreografie presentate hanno offerto un ventaglio di stili differenti, di poetiche in divenire delle quali la brevità di esecuzione non può certo dare una visione compiuta ed esauriente tale che si possa già definire una precisa grammatica dell’autore. Il talento, la qualità di scrittura e di invenzione dinamica dal respiro grande e vitale, la capacità di tradurre idee in movimento, si possono misurare nel lungo tempo e con creazioni più elaborate e sviluppate.
ARDILLO E BUDLLA
Ciò non toglie che delle sei coreografie si possano almeno segnalare alcune particolarmente interessanti che rivelano, in nuce, qualità promettenti. Come la creazione di Saul Daniele Ardillo Notturni, o L 180 di Hektor Budlla. Nel primo la danzatrice Ina Lesnakowski Bonetta, sulla musica di Chopin, sembra ingaggiare un corpo a corpo con se stessa e con un’altra figura invisibile che ricerca volgendo lo sguardo lontano. Attraversata da fremiti e impulsi, striscia a terra, rotolando in varie posizioni, si alza per inseguire un’ombra e ritornare attratta al suolo come un magnete dopo movenze morbide e voluttuose e allo stesso tempo guizzanti di energia. L’albanese Budlla sceglie il tema della follia dopo aver approfondito la rivoluzione operata il secolo scorso da Franco Basaglia. E sceglie il danzatore Giulio Pighini che incarna perfettamente il ruolo di un matto modulando, dalla testa al busto alle gambe in un continuo guizzo, una intensa espressività del volto e non solamente del fisico. Sulle dolci note di Charmaine di Jack Nitzsche, con indosso una camicia di forza e una calotta in testa, e cercando uno sguardo complice nello spettatore, muta gesti e movimenti passando da stati euforici a momenti di debolezza, da tic nervosi a fissità, trasmettendoci un condensato di sentimenti.
Il progetto In/Finito non si esaurisce con Reggio Emilia e Thorimbert, ma è destinato a ulteriori “viaggi”, proiettato verso nuovi luoghi, territori e paesaggi, offrendosi ad altri sguardi. Prossima tappa, infatti, a giugno, sarà l’isola di Capri per la decima edizione del Festival di Fotografia della Fondazione Capri, con location Palazzo a Mare, Villa Damecuta e Villa Jovis, scenari unici per i danzatori e per il fotografo Lorenzo Cicconi Massi. Le date delle performance In/Finito ‒ Le Ville di Tiberio saranno il primo e il 2 giugno, e la conseguente mostra La liquidità del movimento sarà alla Certosa di San Giacomo, dal 30 giugno al 29 luglio.
‒ Giuseppe Distefano
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati