Danza. Nei vortici delle Bermudas, ma siamo a Bolzano
Debutto a Bolzano Danza della nuova produzione di Michele Di Stefano, alla guida della compagnia Mk. Uno spettacolo che lavora sulla fantasia del triangolo delle Bermuda.
È un vortice inarrestabile, complice la musica caraibica, suadente e martellante. Solo pochi istanti di tregua, di stasi, di silenzio totale. Poi il turbinio cinetico riprende. Senza sosta. È la danza di Bermudas_Tequila Sunrise, firmata da Michele Di Stefano alla guida della compagnia Mk (debutto a Bolzano Danza), che abbina, nel titolo, un luogo geografico e un drink esotico per un originale viaggio turistico, non certo da cartolina.
IN VIAGGIO CON MK
Nostri accompagnatori dieci performer, a trascinarci in una tempesta di campi magnetici con quei corpi che entrano ed escono velocissimi alternandosi in gruppetti, da soli, o tutti insieme, con cambiamenti improvvisi di ritmo e modulazioni contrarie, generando un turbinio di posture circolari e di braccia che, roteando in tutte le direzioni, sembrano alimentare venti boreali e campi energetici. E siamo proprio in quell’angolo di mondo – l’arcipelago di isole noto per la sparizione di aerei e per l’inabissamento di navi – in questa nuova esplorazione esotica che, in tema di viaggio, di inedite mappe geografiche esplorate con sguardo “altro”, il coreografo compie da anni attraverso un sistema di avvicinamento, o meglio dire di avvistamento graduale, a tappe, in qualità, diremmo, di specializzata guida turistica. Che lascia all’immaginazione inventare i luoghi.
Basta porre il corpo in relazione con uno spazio che può essere contemporaneamente un “altrove” e un “ovunque”, cioè un luogo misterioso del dialogo infinito generato dalla danza stessa. Come in Robinson o Il giro del mondo in 80 giorni fino a Impressions d’Afrique. In Bermudas i danzatori, in calze coloratissime e altrettante t-shirt e pantaloncini, girano con le braccia aperte senza toccarsi, uscendo e rientrando nel vasto territorio bianco illuminato da luci colorate di quel giallo e arancione boreale che scalda la vista e i sensi.
LE BERMUDA SI RAFFREDDANO
A interrompere e raffreddare quel trionfo di luce vibrante sui corpi accesi, elettrici, trasmettitori di temperature esotiche nella loro astrattezza, è un potente gettito di nebbia che fuoriesce da un tubicino dall’alto di una quinta, sospendendosi in nuvola. Predomina il grigio e un’aria di tempesta. Ma tutto si ferma, lasciando sulla scena un solo danzatore il quale, immobile, compie articolate gestualità in aria, come smosso, a indicare direzioni di vento e orizzonti lontani. E presto lascia nuovamente il campo al ritorno dei performer con quel moto perpetuo accelerato che continua a stratificarsi, ad accumularsi e dipanarsi, a decentrarsi ed evolvere nella forma turbolenta, apparentemente caotica e improvvisata – in realtà frutto di una grammatica serrata e condivisa -, per trovare nuovi assesti.
Bermudas è astrazione splendente, pura geometria motoria, capace di trascinarci nel ritmo ossessivo, eppure leggerissimo, di un loop mentale che vorremmo non finisse. Neanche quando, infine, in un abbacinante colore da aurora boreale a tutto schermo, i danzatori spiccano in controluce, silhouette di giunchi che sembrano abbandonarsi ad una natura sconfinata.
– Giuseppe Distefano
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