Dancing with myself. L’intervista a Prinz Gholam
All’interno del programma di incontri e performance che riflettono sul tema dell’identità, attorno al quale ruota la mostra Dancing with Myself (a cura di Martin Bethenod e Florian Ebner, in corso sino al 16 dicembre a Punta della Dogana), Prinz Gholam presenta Similitude. L'intervista
All’interno del programma di incontri e performance che riflettono sul tema dell’identità, attorno al quale ruota la mostra Dancing with Myself (a cura di Martin Bethenod e Florian Ebner, in corso sino al 16 dicembre a Punta della Dogana), Prinz Gholam presenta Similitude. Le sale del museo, il 13 e 14 ottobre ospiteranno quindi la performance del duo tedesco, attorno ai temi della rappresentazione, della pittura e del corpo, in una dialettica tra presenza, io e perdita.
Per iniziare, potreste dirci qualcosa sulla vostra formazione artistica e background?
La nostra formazione iniziale risiede nella pittura. Tuttavia, un altro aspetto, che è forse più importante, è che insieme formiamo l’autore unico del lavoro che produciamo. Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, il primo input è stato l’utilizzo della fotografia come strumento per appropriarsi dell’opere d’arte. Questa pratica ci ha portato in un secondo tempo alla creazione di spettacoli veri e propri.
In che modo la performance dialoga con la mostra “Dancing with myself”, con quest’idea della rappresentazione del sé?
Un legame diretto con la mostra risiede nel fatto che noi stessi siamo i protagonisti nel nostro lavoro. I nostri corpi sono sempre corpi della rappresentazione, danno vita ad un universo pittorico che è quello sottoposto allo sguardo dominante. La grande differenza con le opere in mostra è che il nostro lavoro consiste unicamente in due esseri umani, viventi, e che dunque è effimero. Non lascia una traccia materiale nello spazio. Il modo in cui si guardano i corpi di in mostra dal vivo è diverso rispetto a come si guarda la loro rappresentazione scultorea o pittorica. Nella dimensione live l’idea di relazione, identità, individualità (o meno), oltre che la cultura inscritta nei nostri corpi diventano importanti.
Similitude, in che modo questa performance si rapporta alla storia dell’arte ma più in generale la vostra pratica performativa?
La performance deriva da un accumulo di gesti e movimenti che riprendiamo da opere d’arte esistenti. Le raffigurazioni che scegliamo di incarnare narrano di forme d’idealizzazione del corpo politico, sociale e culturale di cui siamo consapevoli. Questo nostro lavoro è una stratificazione di significati e riferimenti trovati nella mostra e oltre le mura di Punta della Dogana, nel contesto storico di Venezia. Ma solo l’interazione con il corpo contemporaneo e il suo comportamento rendono interessante l’uso di immagini storiche. A questo scopo, attraverso le nostre performance, cerchiamo di creare un ambiente in cui i riferimenti storici siano delocalizzati. In questo modo lo sforzo è volto a riattivare, ri-localizzare e cercare una negoziazione tra il costrutto pittorico del corpo (quindi quello culturale) e il mondo presente in cui viviamo ora.
Cosa è una “similitudine”? Cosa rappresenta nella vostra pratica artistica, nel vostro modo di concepire l’arte?
L’attrazione verso una pratica della somiglianza o della similitudine è stata certamente il motore del nostro lavoro, fin dalle origini. E se è proprio oggi scegliamo questo titolo “Similitudine”, lo facciamo perché capiamo che questa stessa spinta ci ha portati alla manifestazione della differenza. Troviamo particolarmente stimolante continuare a lavorare con questa consapevolezza e coscienti che la questione della similitudine è legata alla questione di una continuità perduta. “Similitude” promulga il desiderio di identificazione, riconoscendone anche la perdita.
–Chiara Pirri
Venezia// 13 – 14 ottobre 2018, ore 11, 13, 15 e 17
Prinz Gholam: Similitude
In occasione della mostra Dancing with Myself, la performance live del duo tedesco nel corso dell’orario di apertura della mostra.
Costumi di Katarzyna Bura / WF ispirati ai disegni di Prinz Gholam
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