Osservatorio Mantica. Al via la rassegna dedicata all’inganno
Un mese di arti performative ha preso il via sullo sfondo del Teatro Comandini di Cesena. Ne abbiamo parlato con la direttrice Chiara Guidi.
La data di inizio di Osservatorio Mantica ‒ Inganno è ormai giunta: da oggi, 24 novembre, al 21 dicembre, nella cornice del Teatro Comandini di Cesena, si svolgerà l’undicesima edizione di questa rassegna ideata da Chiara Guidi, fondatrice di Societas. Un mese di teatro, danza, musica, cinema, laboratori che ruotano intorno al tema dell’inganno, inteso come artificio necessario per approdare alla verità. La direttrice Chiara Guidi ci racconta in prima persona di cosa si tratta:
Qual è il pensiero all’origine di questa rassegna?
Mantica nasce da una mia ricerca che verte intorno all’infanzia e alla voce, due ambiti nei quali esiste una forte condizione di apertura. La voce può infatti intendersi come parola, ovvero un segno verbale con una precisa accezione, ma può anche essere analizzata come voce primitiva, che esiste prima del linguaggio come semplice suono, dal quale possono districarsi innumerevoli significati: questa modalità di utilizzo della voce avviene naturalmente in un tempo della vita ben preciso, l’infanzia appunto, che diventa quindi un luogo di esperienza continua. Anche negli spettacoli che presenterò sotto la mia regia, come ad esempio Edipo Re di Sofocle, mi sono ripetutamente interrogata sull’importanza della parola: come può un attore portare in scena un pensiero basandosi soltanto sul normale utilizzo delle parole? Non è forse necessario creare una “coreografia” sulla voce? Da qui sono approdata a un utilizzo della voce nella quale ogni singola variazione di tono o timbro vuole esprimere un preciso concetto.
Quest’anno Mantica è costruita intorno al concetto di “inganno”, inteso come artificio che dà accesso alla verità: come si traduce questo pensiero all’interno della rassegna?
L’inganno è una condizione nella quale quotidianamente ci si pone per poter raggiungere una qualsiasi verità: si pensi ad esempio alla psicologia, la quale, per raggiungere l’origine del problema, pone all’interlocutore una serie di artifici verbali che guidano il pensiero e il ragionamento nella direzione della scoperta della verità. Quando parliamo di teatro l’inganno è una condicio sine qua non. Rispetto a questa regola trovo decisamente illuminante una citazione del sofista Gorgia: “La tragedia è un inganno, per il quale chi inganna è più giusto di chi non inganna, e chi è ingannato è più saggio di chi non si lascia ingannare”. Pertanto è proprio nell’accettazione dell’artificio che allo spettatore viene offerta un’enorme possibilità di scoperta.
Leggendo il programma di Mantica si scopre che il teatro non è l’unico protagonista: molti i laboratori, gli incontri, i dibattiti e le proiezioni di documentari fortemente legati a temi politici e sociali odierni. Come trovano posto queste realtà all’interno del pensiero della rassegna?
Trovo decisamente fondamentale che il pensiero alla base della rassegna abbia una chiara traduzione nel quotidiano: l’ambito nel quale viene escogitato il maggior numero di artifici per presentare la verità è indubbiamente la politica. Un tema, questo, magistralmente approfondito dalla filosofa e storica tedesca Hanna Arendt ne La menzogna in politica, testo curato dalla ricercatrice italiana Olivia Guaraldo che terrà un incontro nell’ambito della rassegna. Altre occasioni di riflessione su temi connessi a varie situazioni politiche nel mondo avranno luogo durante la proiezione del film La strada dei Samouni di Stefano Savoldi, che racconta di una famiglia palestinese della periferia rurale di Gaza, preceduta dall’ascolto del programma radiofonico di Alessandro Leogrande Piano Condor. Continente Desaparecido, che racconta il piano internazionale di repressione attuato da alcuni Paesi dell’America Latina negli Anni Settanta.
Mantica è un titolo decisamente curioso: nel mondo antico è l’arte divinatoria, ovvero la capacità di scoprire il futuro attraverso simboli o manifestazioni della divinità. Come è inteso invece in questo ambito?
Il riferimento più immediato va di certo al “mantice”, strumento utilizzato per alimentare un fuoco. Oltre a questo, parlare di arte divinatoria è decisamente azzeccato: l’arte oggi è un’occasione di lettura del presente in vista di un tempo che verrà dopo, come fosse una premessa al futuro. L’arte ha una forte capacità: apre una visione ulteriore rispetto all’uniformità della realtà.
‒ Giada Vailati
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