La Sicilia scommette sul teatro. Tanti fondi e un bando per centinaia di edifici
Pubblicato il bando della Regione Siciliana rivolto ai tanti teatri minori dell’Isola. Si punta alla riqualificazione degli spazi, mettendo sul tavolo una bella somma. Un modo per sostenere un settore culturale strategico, spesso in difficoltà. Novità anche per gli storici anfiteatri.
Se un territorio è corpo mutevole, aperto, frammentato, la sua “identità” non è che l’indefinibile risultante di mille fattori. Tra questi, la fitta rete di piccole e grandi realtà culturali, alcune antiche e altre nuovissime, saldamente radicate e in certi casi proiettate oltre confine. Mappare questa pletora di serbatoi d’immagini, di opere, di partiture, di visioni e di relazioni è un modo per disegnare una geografia diversa, in continua trasformazione.
I teatri, per esempio. In Italia se ne contano a migliaia, tutti diversi, per storia, autorevolezza, dimensioni, carattere, raggio d’azione, target, orizzonti. Un sistema composito, che fa di ogni regione un ipertesto esteso di voci e di drammaturgie, di timbri e di platee, di narrazioni e interpretazioni.
MAPPARE I TEATRI SICILIANI. E SOSTENERLI
La Sicilia, di teatri minori, ne ha ben 308, 197 di proprietà pubblica e 111 privati. A cui si aggiungono i teatri stabili e i teatri lirici. Il dato è emerso a seguito di una ricognizione avviata dall’Assessorato regionale al Turismo, guidato da Sandro Pappalardo: un’esigenza maturata dopo l’incontro con i rappresentanti del mondo del teatro in Sicilia, fra direttori, registi, gestori, produttori, attori. “Abbiamo raccolto il loro grido d’allarme“, ha spiegato il Governatore Nello Musumeci durante la presentazione del nuovo bando che va in soccorso proprio di quei 308 teatri. È il tentativo di offrire un sostegno, di porgere attenzione, di inventarsi un aiuto concreto. Perché i teatri – come anche i musei – sono presidi di memoria e di conoscenza, piattaforme di ricerca e catalizzatori di comunità, ma sono anche luoghi in cui si arranca, si fa fatica e non si vede futuro, spesso e volentieri. “Molte di queste sale teatrali”, ha aggiunto Musumeci, “non possono essere aperte perché non a norma di legge, per carenze strutturali, perché mancano impianti tecnologici, o la torre scenica, o l’uscita di sicurezza, o perché sprovviste di materiale non infiammabile. Il governo tiene molto alla promozione della cultura e dello spettacolo, tenuto conto non solo delle professionalità ma anche del fervore, del dinamismo portato da decine e decine di compagnie, che animano, soprattutto nell’entroterra, le comunità locali. E che sono spesso vivai di talenti che poi approdano altrove”.
FINO A 100MILA EURO PER RISTRUTTURARE
Ed ecco il piano su cui il nuovo bando si concentra, in modo concreto: 5 i milioni di euro stanziati, direttamente dai capitoli ex articolo 38 dello Statuto, trasferimenti dello Stato la cui riprogrammazione dipende della Presidenza della Regione. Ogni teatro, pubblico o privato che sia, potrà rispondere all’invito, chiedendo risorse da utilizzare per interventi di ripristino, ristrutturazione, messa a norma, qualificazione, acquisto di arredi e innovazione tecnologica. Una chance per i tantissimi teatri siciliani in attesa di rinnovarsi, di modernizzarsi, di crescere, di farsi competitivi anche sul piano nazionale e internazionale.
Copertura del 100% delle spese per le sale pubbliche, mentre per i privati si assicurerà l’80% del costo preventivato. Tetto minimo di 100mila euro per di lavori di ristrutturazione e adeguamento, e di 40mila per quel che riguarda l’ammodernamento tecnico: una misura che serve a incentivare opere di largo respiro, evitando di disperdere le cifre disponibili con “aggiustamenti per 5 o 10mila euro, di cui può direttamente farsi carico il proprietario della struttura”, specifica il Presidente.
Attenzione dunque, innanzitutto, agli edifici, ai palchi, alle sale prova, le cabine di regia, le platee, le architetture. Là dove le scritture creative prendono forma: imprescindibile un’azione che guardi alla condizione delle strutture, mentre si lavora parallelamente per favorire lo sviluppo di contenuti. “La Sicilia”, ha dichiarato l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Sebastiano Tusa, “tra i tanti tesori di cui dispone, possiede una straordinaria varietà di teatri di varie dimensioni ed epoche che, oltre a costituire presidi di carattere culturale indispensabili nelle comunità locali, rappresentano un patrimonio storico e architettonico di grande pregio. È dovere e interesse di questa regione occuparsene per garantire la tutela attraverso una ricognizione del loro stato di salute e quindi intervenendo finanziariamente per la loro salvaguardia in supporto ai Comuni competenti”.
UN SEGNALE PER I CITTADINI
E non sono pochi, 5 milioni. In una fase delicata per il governo regionale, che il suo primo anno lo ha orientato al risanamento economico e al riequilibrio della macchina regionale, prima di lanciarsi in una coraggiosa stagione di (attesissime) riforme. L’ultima finanziaria non ha potuto evitare tagli e sacrifici: la situazione ereditata è drammatica.
E proprio nei giorni in cui ci si concentrava, insieme al Parlamento, sul dibattito intorno alla manovra economica, tra computo delle risorse, emendamenti, bilanciamenti, il tesoretto per i teatri veniva messo in sicurezza e la struttura del bando veniva elaborata. Estensore materiale del testo il Dirigente Generale dei Beni Culturali, Sergio Alessandro, che a proposito di economie per la cultura parla di “stanziamenti che non sono mai spese, ma investimenti”. E tira fuori una celebre battuta: “Fra le tante frasi a effetto attribuite a Winston Churchill viene ricordata quella secondo la quale, in un convulso consiglio dei ministri convocato per reperire ulteriori fondi da destinare all’esercito in guerra, lo statista britannico abbia categoricamente escluso di dover drenare risorse dalla cultura sbottando: “… ma allora per cosa stiamo combattendo!”. Autentica o meno che sia, la stilettata andrebbe scolpita a fuoco in ogni stanza dei bottoni e ufficio di governo. “Questo investimento sui Teatri della Sicilia”, continua Alessandro, “oltre a rappresentare una concreta boccata d’ossigeno in un settore trascurato per troppi anni, rappresenta anche, a mio avviso, un significativo segnale consegnato ai cittadini. Il Teatro costituisce da sempre, infatti, lo specchio della fantasia e della creatività di un popolo, è l’anima collettiva, mutando con essa nei secoli sia nei contenuti sia nel “contenitore” fisico : dal theatron naturalistico dei greci alle soluzioni scenografiche al coperto del Rinascimento, dall’opera ottocentesca ai complessi organismi attuali”.
LA COMMISSIONE PER I TEATRI DI PIETRA
Prendersi cura degli spazi, ma non solo. Un secondo bando, con formula “open”, guarda alle compagnie, alla produzione di spettacoli e, specificamente, al panorama dei “teatri di pietra”: da Segesta a Selinunte, passando da Gela e Taormina, 17 luoghi storici incastonati nei più straordinari milieu archeologici e naturalistici dell’Isola, a incarnare il rapporto profondo tra natura e cultura, storia e architettura, arte, paesaggio e sentimento del sacro.
Intitolata “Anfiteatro di Sicilia”, la manifestazione d’interesse è promossa ancora una volta in sinergia dagli assessori Tusa e Pappalardo. Dato interessante, qui, è la costituzione di una commissione di cinque esperti (due per il turismo, due per i beni culturali, uno selezionato in accordo con il Presidente della Regione, a cui si aggiungeranno i sindaci delle varie città coinvolte), incaricati di valutare i progetti proposti da società, associazioni, fondazioni, teatri, e di concedere l’utilizzo dei siti. E la partita, naturalmente, si gioca sui nomi. Se scelti in una cornice internazionale, tra profili riconosciuti che sappiano garantire una linea coerente e degli standard elevati, potrebbero fare la differenza. Niente fondi, in questo caso, ma la speranza che uno scatto qualitativo possa guidare i palinsesti (non sempre all’altezza) di simili luoghi straordinari.
Ultima novità, a proposito di anfiteatri. È il Governatore stesso ad annunciare una futura e più intensa attività del Teatro Greco di Siracusa, attualmente legato al cartellone stagionale delle tragedie promosse dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Si proverà a rendere questo gioiello ancora più fruibile: “Il teatro greco di Siracusa non è dell’INDA”, ribadisce Musumeci, “ma è un bene pubblico, per cui non rimarrà aperto più soltanto un mese e mezzo, ma per l’intera estate e forse parte dei mesi invernali”. Piccoli passi, in direzione di necessarie, progressive restituzioni e riattivazioni: il tema della valorizzazione è immenso e chiede professionalità specifiche, risorse, idee, rigore selettivo, innovazioni legislative e una buona dose di coraggio. Nei teatri, come nei musei.
I vuoti da colmare, in Sicilia, sono molti e stratificati. Ma di modelli a cui guardare ce n’è. Nel rispetto di un’identità forte, che passa anche dalle mille voci culturali disseminate fra i territori, in costante evoluzione e aperte – per vocazione insulare – al fuori, all’oltre.
– Helga Marsala
Il link al bando regionale sui teatri
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