La natura della danza contemporanea secondo Raffaella Giordano
“Celeste: appunti per natura”, il nuovo assolo di Raffaella Giordano, è un delicato, intenso omaggio alla poesia del terzo paesaggio.
È negli spazi invisibili eppure diffusi, tra rovi e sterpaglie, che Gilles Clément, paesaggista francese, vede il terzo paesaggio: una condizione più che uno stato definito.
Sembra muoversi in questo ambiente provvisorio e indistinto l’ultima creazione di Raffaella Giordano (Torino, 1961). Un assolo intimo e poetico. Un lavoro fatto di un minuzioso scavo nelle possibilità di un corpo in movimento che rivela una gioiosa tensione drammatica. Nella sua ricerca solitaria e profonda, Raffaella Giordano dialoga con la natura in silenzioso ascolto di un flusso emotivo e percettivo. Celeste rappresenta un passaggio fondamentale nella poetica di questa straordinaria interprete della danza contemporanea. Dall’inquietudine di lavori come Fiordalisi e Quore a quest’ultima creazione, dove tutto sembra snodarsi attorno a un nucleo più disteso e fluido. Il corpo si muove in uno spazio scarno e astratto, popolato di suoni evocativi che suggeriscono il ciclo delle stagioni. La primavera è nel canto degli uccelli ma anche nel tempo vissuto del corpo della Giordano che passeggia, ondeggia, scivola e risale. Vita e morte, natura e artificio creativo seguono un personale ritmo, dalle vibrazioni più astratte a quelle più realistiche, come abbracciare un tronco d’albero. Simbolo, forse, dell’alternarsi delle stagioni e del tempo in cui si riflette l’anima. I movimenti, eleganti e sciolti, indicano un navigare nel mondo fra una stagione e l’altra, tra un’isola e l’altra, dove il tutto potrebbe andare perduto. Ecco allora che ogni frammento sembra specchiarsi, riflettersi e richiamarsi a un sé intimo.
ABBANDONARE LA SOFFERENZA
La danzatrice di Sosta Palmizi si muove leggera, senza peso, quasi mossa dal vento, non c’è bisogno di svelamenti eccezionali o di strappi drammatici, perché tutto è attraversamento consapevole, maturo. È un tentativo di creare un qualcosa di poetico che rompa con la sofferenza del quotidiano. La danzatrice sembra superare la spinta destruens di lavori precedenti per aprirsi a una dimensione più costruttiva evocata in scena da alcuni cubi/mattoni pronti a essere utilizzati per erigere la propria casa, unico rifugio sicuro. Raffaella Giordano ci invita a seguirla in questo abitare il mondo dove la danza non ha più chi se ne prende cura. Tutto è mutato. Bisogna abbandonare la sofferenza e aprirsi al Celeste per svelare l’inesauribile ricchezza di un corpo in movimento alla ricerca di un dialogo con la natura profonda delle cose che lo popolano: le passioni, gli amori, gli incanti dell’ambiente, il sorgere del sole, la luce che trapassa da una finestra sul fondo della scena. I suoni e i sentimenti del mondo. Una straordinaria umanità condivisa nel percorso di creazione con Danio Manfredini.
PAROLA A RAFFAELLA GIORDANO
Ecco come la stessa Giordano descrive il suo assolo: “Simile al confine del mondo nel centro di un paesaggio inesistente, il desiderio di creare forme. Il silenzio è denso, leggere le note di un pianoforte, in lontananza. Come i fiori nel prato, fanno capolino i temi di sempre. Il vestito come un cielo o come una terra, la campitura di colore dai contorni imprecisi, il segno di una porosità dell’anima. Caro spettatore ti dono questo mio sentiero, specchio riflesso di un canto celeste”. Il resto è un moltiplicarsi di maschere, bianche appena accennate su una carta leggera, ultimo presidio di resistenza alla crudeltà del quotidiano. Celeste: appunti per natura è una delle tante perle della straordinaria stagione impaginata da Koreja a Lecce.
‒ Marco Petroni
www.sostapalmizi.it/raffaella-giordano/
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