FOG, il festival di arti performative della Triennale di Milano
Si dispiega come un’efflorescenza multiforme e ibrida nell’articolata geografia della cultura di Milano il programma della terza edizione di FOG, il festival di arti performative di Triennale Teatro a cura di Umberto Angelini, dal 12 marzo al 4 giugno.
38 appuntamenti, 14 Paesi coinvolti, 10 prime assolute, 10 prime nazionali, 5 produzioni e 11 coproduzioni sono i numeri di quasi tre mesi di programmazione nella primavera meneghina che si collegano con intelligenza connettiva ai grandi eventi del capoluogo lombardo, dalla Digital Week a miart e MiArch Week. FOG è un festival che, citando le parole del suo curatore, è “fortemente internazionale e fortemente milanese”.
Numerose le collaborazioni con le realtà cittadine: Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Teatro Franco Parenti, ZONA K, AiEP, Combo, Instituto Cervantes, Nuovi Mecenati, Radio Raheem, Electropark, che sottolineano la disseminazione nel tessuto urbano e la filosofia di apertura e connessione che si dirama dalla Triennale al panorama culturale della città.
Tra spettacoli, installazioni multimediali, performance, concerti, dispositivi scenici non convenzionali, il festival ci accompagna nelle visioni della produzione contemporanea internazionale, caratterizzata da transdisciplinarietà e ibridazione dei linguaggi, seguendo le linee di una poetica incerta, sobria ma immaginifica, che si interroga sui temi che agitano la complessità del presente.
Le riflessioni sollevate dai lavori in programma indagano la democrazia e gli spettri dei totalitarismi, l’incertezza del futuro, le questioni di genere, il cambiamento climatico (Ontroerend Goed, Are we not drawn onward to new erA), il rapporto tra l’uomo e la tecnologia, il tema della legalità (Sara Leghissa, Will you marry me?), associando il programma “all’attualità, alle trasformazioni socio-politiche del mondo odierno, alle aspettative nei confronti del futuro e delle nuove generazioni” ‒ parole di Stefano Boeri ‒, rendendo il festival e la Triennale “portavoce di istanze culturali, ma anche storiche e sociali”.
UOMO E TECNOLOGIE
In continuità con Broken Nature e con le riflessioni sul futuro incrinato del pianeta delineate nella Triennale dello scorso anno, FOG incentra una sezione considerevole della sua programmazione sulla relazione tra uomo e tecnologie, sul ruolo dei new media negli sviluppi percettivi, estetici e politici e sull’incontro tra virtuale e reale.
Il calendario si apre all’interno della Milano Digital Week con To the Moon della grande artista e sperimentatrice Laurie Anderson, in sodalizio con il filmmaker taiwanese Hsin-Chien Huang, sviluppatore di videogame e già autore insieme a lei di Aloft e Chalkroom. L’installazione in realtà virtuale invita lo spettatore a un viaggio nello spazio, lontano dalla terra, tra codici di DNA, dinosauri fantasma, polvere cosmica… in un mix di riferimenti cinematografici, letterari e artistici provenienti dall’arte classica europea come dalla pittura cinese.
Il focus si articola nei mesi con diversi appuntamenti: Last Minutes Before Mars della compagnia canadese Mammalian Diving Reflex, esperienza visiva e sensoriale in VR che coinvolge un gruppo di adolescenti ripercorrendo le loro ultime settantadue ore di vita sulla Terra, prima di partire per Marte; l’escape room interattiva WER IST WER, un’esperienza ispirata alla caduta del Muro di Berlino e alla Germania dell’Est, del collettivo milanese di game designer We Are Müesli e il progetto N-Trance, curato da Ariella Vidach, tra le più note coreografe italiane ad aver esplorato la relazione tra danza e nuove tecnologie, presente nel festival anche con un lavoro site specific, Fuoriluoghi. Presentato in prima assoluta presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, N-Trance vede il coinvolgimento di giovani coreografi e collettivi di artisti multidisciplinari con tre lavori sperimentali appositamente prodotti per il festival: Frequencies of Gesture di Andrea Giomi e Martina Zena, object oriented choreography di Francesco Luzzana, COME AS YOU ARE del Collettivo Miami Safari ft House of Oscar con la complicità di Mara Oscar Cassiani, mother of the house.
Le possibilità che le tecnologie aprono nell’ambito delle disabilità sono il cuore nevralgico del film di Éric Minh Cuong Castaing, L’Âge d’or, che esplora le modalità relazionali, le rappresentazioni e la percezione del corpo nell’era dei new media.
Sull’estetizzazione crescente della violenza riflette All inclusive di Julian Hetzel, produzione CAMPO ‒ tra le eccellenze europee nel campo dello spettacolo e dell’arte dal vivo ‒ in un lavoro che esplora la forza devastante delle immagini di guerra e in particolare di monumenti e icone culturali diventati strumenti strategici dei conflitti internazionali. Lo spazio espositivo diviene archivio ed estensione del campo di battaglia, contesto poroso rispetto alla realtà che pare impossessarsene. La materia prima del lavoro, come dichiara l’autore, “sono i detriti: vari chilogrammi di macerie provenienti da una zona di guerra in Siria, trasformati in arte e a loro volta in capitale”.
DANZA, COREOGRAFIA, MUSICA
La danza e la musica sono da sempre protagoniste del festival. In ambito coreografico FOG apre con il lavoro di Trajal Harrell, Dancer of the year, per la prima volta in Italia, una riflessione nata dall’assegnazione del riconoscimento Dancer of the Year 2018 che il coreografo riceve da Tanz Magazine, tra le più autorevoli riviste del settore in Europa. Queer, afroamericano, ricercatore nell’ambito del voguing, Harrell si interroga sui motivi del premio, inatteso per il suo percorso artistico e biografico, e sulle strategie coreografiche che mette in campo nelle sue creazioni, a partire dal voguing per arrivare all’indagine sul lavoro di Tatsumi Hijikata, fondatore della danza Butoh. Attraverso questo lavoro, l’artista introduce i temi dell’orientalismo e dei processi di appropriazione culturale agli albori della danza moderna, così come la connessione tra danza, esotismo, erotismo e prostituzione.
Da segnare in agenda è Dying on Stage di Christodoulos Panayiotou, conferenza-spettacolo che tratta la questione vertiginosa del rapporto della morte con la scena e l’impossibilità della sua rappresentazione teatrale, seguendo sempre le vorticose linee della storia della danza, evocando in particolare la prima del balletto La Bayadère, riproposto da Rudol’f Nureev nel 1992 pochi mesi prima della sua scomparsa, quando si trovava ormai in uno stadio avanzato della sua malattia.
Tante le intersezioni tra coreografia e musica: Ghost di Barokthegreat, ispirato dalla cultura footwork, genere di street dance nata a Chicago verso la fine degli Anni Novanta nell’ambito delle sottoculture urbane e che Sonia Brunelli studia da tempo; Beat del duo Igor&Moreno e il progetto Musica per un giorno di Roberta Mosca e Canedicoda, appuntamento performativo che offre la possibilità di abitare fisicamente e mentalmente uno spazio in un arco di tempo di 24 ore, dando vita a un’esperienza esplorativa alla ricerca di stati, condizioni, limiti e opportunità percettive.
UN MIX DI LINGUAGGI
Tra musica, talk ed expanded theatre si muove Jukebox all’Idrogeno di Stefano Ghittoni, e Tiberio Longoni, una piattaforma partecipativa che richiede agli spettatori di portare un disco in vinile della propria collezione che costituirà la selezione musicale dei dj, composta dai ricordi e dalle scelte collettive.
Tra le numerose intersezioni di linguaggi, autori e percorsi è da menzionare la nuova creazione di Michele di Stefano, Luigi De Angelis, Lorenzo Gleijeses, Corcovado, produzione Korper, che dall’idea antropologica del viaggio e della nostalgia del lontano e dell’altrove esotico trae ispirazione e riposiziona lo sguardo sui concetti di “percorso” ed “esplorazione”.
Un ricco programma di talk e lectio magistralis, tra cui si ricordano gli appuntamenti con Stefan Kaegi dei Rimini Protokoll e Romeo Castellucci, workshop, incontri e condivisioni di pratiche accompagna il festival, che chiuderà il 4 giugno con Radio Raheem, webradio indipendente e hub culturale durante una serata nei Giardini della Triennale.
‒ Maria Paola Zedda
https://www.triennale.org/fog-20/
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