Marie Antoinette: Donna, Regina e Mito in scena a Roma per il festival Ō
Palazzo Altemps ospita una piece teatrale dedicata a Maria Antoinette. Ne abbiamo parlato con il regista, mentre è in corso a Roma, fino al 24 giugno 2020 Ō/Tempo di Festival
Lo scorso 29 gennaio Palazzo Altemps a Roma ha ospitato in anteprima assoluta lo spettacolo “Marie Antoinette: Donna, Regina e Mito”. La pièce teatrale concepita appositamente per il Museo Nazionale Romano in occasione del festival Ō/Tempo di, fa rivivere gli ultimi giorni della Regina di Francia attraverso la ricostruzione storica di Filippo Davoni, la regia e drammaturgia di Cristiano Leone e la magistrale interpretazione dell’attrice Isabella Carloni.
IL FESTIVAL
Danza, Musica, Design e Teatro è questo lo schema circolare e multidisciplinare che segue Ō/Tempo di Festival, diretto da Cristiano Leone e prodotto da Electa. 32 eventi in rassegna che costelleranno il calendario romano fino al 24 giugno 2020 toccando le sedi del Museo Nazionale Romano (Palazzo Altemps, Terme di Diocleziano e il Planetario). Per questa occasione, promuovendo il dialogo tra patrimonio storico-artistico europeo e creazione contemporanea in pieno stile Ō, si è deciso di dar voce ad uno dei personaggi femminili più discussi della storia, Maria Antonietta. Se ne ripercorrono gli ultimi giorni prima del patibolo: il ritratto è quello di una donna non sempre ben vista dai propri sudditi e accerchiata dalle malelingue. Torna alla mente la pittura di Jacques Louis David che la disegnò, con un veloce schizzo, nel lontano ottobre del 1793 mentre si apprestava ad uscire di scena. Tuttavia, “nel nostro immaginario, il suo volto è quello ritratto da Élisabeth Vigée Le Brun, ma è anche quello di Norma Shearer o Kirsten Dunst. Questa componente pop non poteva essere trascurata”, ci racconta Cristiano Leone. “Ho scelto quindi When the party’s over di Billie Eilish per accompagnare l’uscita di scena di Marie Antoinette, che scende dal palco, percorre la platea ed esce sulla strada, in una piccola via sul retro di Palazzo Altemps. Perché, come il patrimonio storico in generale, Maria Antonietta è continuamente attuale, appartiene a tutti. È tutti.”
MARIE ANTOINETTE TRA STORIA E CONTEMPORANEITA’
“Il testo della pièce è stato scritto per l’occasione da un esperto di diritto processuale, Filippo Danovi”, continua Leone. “Per raccontare Maria Antonietta ho voluto infatti partire dalle fonti, dirette e indirette, del suo processo. Per la sua funzione psicologica, sociale e drammaturgica: in soli due giorni, un ordine ne ha abbattuto un altro, un simbolo è stato deflagrato, infrangendo tabù e facendo crollare totem. In quei due giorni c’è tutto: l’ordine costituito e il suo rovescio, la giustizia e la vendetta, lo sfarzo e la vanità, la dialettica tra vittima e carnefice. È indicativo che, pur di condannarla, alcuni dissero addirittura che Maria Antonietta si fosse unita carnalmente con suo figlio di otto anni. Gli stessi lasciarono proprio questo bambino, il Delfino, morire di stenti in prigione. La pièce illustra come spesso gli ideali – in questo caso rivoluzionari – si scontrino con la troppa umanità di chi li ha coltivati. Non è un caso che molti dei giudici che condannarono Maria Antonietta furono a loro volta spazzati via dal Terrore.”
MARIA ANTONIETTE E LE DONNE OGGI
Nella memoria collettiva, Maria Antonietta è per certi versi più colpevole di Luigi XVI nella dissoluzione della monarchia francese. Eppure, era il re a prendere quelle decisioni che avrebbero portato il popolo allo sfinimento. “C’entra qualcosa che Maria Antonietta fosse una donna? Certo è che “l’odiata austriaca” divenne il catalizzatore delle frustrazioni della gente. Maria Antonietta ci insegna quindi che siamo tutti archetipi riproducibili in modo ciclico ed eterno. Nella Francia di oggi, mutatis mutandis, la storia si rimanifesta: quando alcuni giornalisti o dei politici, per attaccare il presidente Macron, offendono sua moglie Brigitte sottolineandone l’età. Oggi li chiamiamo haters, ma non sono tanto diversi da alcuni rivoluzionari. Alla fine del ‘700 il rovescio dell’ordine trasformò gli oppressi in oppressori, oggi a volte la rete trasforma il silenzio in ingiuria. E se quegli haters disponessero di un patibolo, siamo certi che non taglierebbero teste?”
VIENNA E VERSAILLES A ROMA
La pièce teatrale è accompagnata da una installazione che accoglie il pubblico con un profumo, Fiori di Versailles. Posizionata all’interno del teatro, l’opera è un omaggio a Marie Antoinette che porta la firma di Francis Kurkdjian. Le musiche di Edoardo Pietrogrande, invece, scandiscono i momenti salienti della vita della regina. “Gluck, che seguì la sovrana a Versailles quando la sua gloria stava tramontando a Vienna, funge da legame tra le due capitali. Lully, i cui trionfi presso la corte avvennero ben un secolo prima della vicenda, racconta la grandeur ormai decaduta di Versailles. Rousseau è poi l’anello di congiunzione tra il personaggio storico e la donna: l’intermezzo Le divin du village di Rousseau, che Maria Antonietta adorava e cantava lei stessa. Maria Antonietta, infine, varcò la storia per entrare nel mito. È, insieme, eterno femminino e memento mori”, conclude Cristiano Leone.
– Valentina Muzi
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