Teatro a domicilio: parte con Raffaele Furno il nuovo format di video monologhi inediti
Cinque pillole di teatro girate da altrettanti attori nello spazio intimo delle proprie case. Si parte con l’attore napoletano Raffaele Furno che recita Laughing Wild. Il video su Artribune
Ogni monologo è contestuale all’orribile momento che stiamo vivendo. Contestuale è certamente il sentimento degli attori che compaiono in questi brevi atti recitati da reclusi e per reclusi e che trovate qui in video su Artribune. Reclusi in una cucina, un salotto o uno studiolo: esattamente come lo siamo noi che li osserviamo davanti a schermi che variano da 6 a 16 pollici negli spazi dove viviamo compressi durante questa sorta di “arresti domiciliari”.
GLI ARTISTI NON SI FERMANO
Recluso o meno un artista – in questo caso un attore – difficilmente si ferma. Non può. Non ce la fa. Sembra buffo, ma basta chiederglielo e lui recita. Come è accaduto qui per questa serie di Artribune. E allora una sedia rovesciata può trasformarsi nel girone dell’Infernodescritto nel Canto XXIII dellaCommedia dove il Conte Ugolino dedito ai suoi ributtanti pasti alza la testa per 3’18”. C’è invece una libreria da cui spunta una raccolta di Luigi Pirandello alle spalle del cantore che recita per 2’58” Una notte di giugnodove il poeta rivoca la sua stessa nascita durante un’epidemia di colera. Persino un tavolo da cucina può trasformarsi nell’assito di un teatro off-off Broadway. È il caso anche di Laughing Wilddi Christopher Durang, recitato da Raffaele Furnoper 2’17”. Laughing Wildè un’opera teatrale del 1987 scrittaper un attore e un’attrice, originariamente composto da due monologhi di 30 minuti. Il personaggio maschile tiene un discorso sul pensiero positivo, ma continua a spirale verso la negatività. Furno l’ha tradotta qui in un brano e la recita sul tavolo della sua cucina a Nicolosi un paesino alle falde dell’Etna
IL BRANO DI LAUGHING WILD
“In passato ero una persona molto pessimista. Poi mi sono iscritto ad un seminario sulla personalità e la mia vita è cambiata completamente, da capo a piedi. Ora, se mi succede qualcosa di negativo, io ne vedo il lato positivo. Ad esempio, se ho una giornataccia… oppure se una persona che credevo fosse un mio amico mi tradisce… o anche se uno di quei ciclisti stronzi che vengono in senso contrario in una strada a senso unico sono pronti a piombarti addosso per menomarti o ucciderti, per cui uno non si era girato da quella parte per vedere se arrivava qualcuno, ed eccoli là pronti a farti finire in ospedale… insomma, se capita una di queste cose, io dico il bicchiere non è mezzo pieno, è mezzo vuoto. No! L’ho detto al contrario! Forza dell’abitudine. Il bicchiere non è mezzo vuoto, è mezzo pieno. Ovviamente se uno di quei ciclisti ti viene addosso, il tuo bicchiere non sarà né mezzo pieno né mezzo vuoto, sarà frantumato in mille pezzi e tu ti ritroverai in ospedale o morto. Sto davvero provando a pensare positivo. È tutto quello che faccio in questi giorni. Non lo so, continuo a dirmi: tu non hai il cancro, almeno non per oggi. Tu non sei cieco, non sei uno di quei bambini che muoiono di fame in India, o in Africa. Guarda il tramonto, ma guarda l’alba per la miseria. Perché non riesci a goderne di tutto questo? Ovviamente ne puoi godere se non piove, o se non fa troppo freddo, o troppo caldo. Mi sa che mi conviene seguire qualche altro seminario sulla personalità. Giusto per completare il processo. Questa cosa del pensare positivo, non l’ho del tutto capita”.
–Aldo Premoli
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