I festival in tempo di emergenza. La sorte di Primavera dei Teatri
Slitta in autunno “Primavera dei Teatri”, kermesse sui nuovi linguaggi teatrali alla sua 21esima edizione.
Quest’anno saranno 21. Ventuno edizioni di Primavera dei Teatri, il festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea che dal 1999 fa di Castrovillari, cittadina della Calabria settentrionale adagiata nel Parco nazionale del Pollino, il luogo di ritrovo di professionisti del settore – attori, registi, critici, blogger e addetti ai lavori – e gente comune proveniente da varie parti dell’Italia per ritrovare l’atmosfera festivaliera e accogliente tipica dei luoghi del Sud. Fiore all’occhiello della compagnia Scena Verticale, fondata nel 1992 da Dario De Luca e Saverio La Ruina, autori, attori e registi alla direzione artistica del festival, Primavera dei Teatri è l’unico grande evento teatrale in Calabria che ha ottenuto il riconoscimento del MiBACT.
Quest’anno, per la prima volta, non sarà possibile confermare l’appuntamento di fine maggio-inizio giugno a causa delle misure di contenimento dettate dall’emergenza COVID-19 in una situazione che ha del surreale e che purtroppo accomuna la kermesse calabrese a quelle europee e della maggior parte delle nazioni colpite dal diffondersi del virus. Un provvedimento straordinario e globale che ha congelato, fra gli altri, il settore dello spettacolo, mettendo in stand by qualsiasi tipo di evento che preveda la presenza di pubblico e l’intero comparto produttivo culturale. Che ne sarà quindi dell’edizione 2020 di Primavera dei Teatri?
LE IPOTESI: POSTICIPARLO A SETTEMBRE-OTTOBRE
Ne parliamo con Settimio Pisano, dal 2001 direttore organizzativo del festival e della compagnia. “L’unica cosa certa al momento è che il festival non si farà a fine maggio” – esordisce. “Per ora stiamo alla finestra, nel senso che stiamo cercando di capire, vista la situazione, cosa verrà delineato nella successiva normativa ministeriale e nei decreti della Regione Calabria relativamente ai finanziamenti. Tre anni fa abbiamo fatto la scelta di rimanere un festival prettamente teatrale, settore dove ci sono meno risorse. Per noi il finanziamento ministeriale è un arrotondamento, anche se importantissimo come riconoscimento, ma a livello del budget copre poco rispetto al totale. Il grosso ci viene dalla Regione Calabria e in questo momento siamo in attesa di capire cosa è previsto per il 2020, essendo scaduto il triennio 2017-2019 ed essendosi insediata una nuova giunta in seguito alle elezioni regionali dello scorso gennaio. Nel documento regionale è indicata l’intenzione di pubblicare un avviso anche per il 2020; si tratta però di capire quando verrà pubblicato e cosa conterrà come criteri di selezione, anche perché con le prescrizioni riguardo al distanziamento sociale sul palcoscenico e fra il pubblico, la situazione si è notevolmente complicata”.
Primavera dei Teatri è inserito nella linea dei festival di rilievo nazionale e internazionale. Dalle prime edizioni, quando da Castrovillari sono passati artisti semisconosciuti diventati poi nomi noti anche in ambito internazionale – come i Motus nel 1999, Ascanio Celestini nel 2000 o Emma Dante nel 2006 e 2008. E ancora Peppino Mazzotta, Roberto Latini, Nino Racco, Scimone Sframeli, Ricci/Forte e molti altri – il festival è cresciuto nei contenuti e nella forma e oggi è una vetrina importante per molte compagnie. Un polo di riferimento al Sud per la drammaturgia contemporanea e la nuova creatività.
“L’intenzione è quella di non perdere l’annualità” ‒ prosegue Pisano. “Sono ottimista e sono certo che la valutazione del festival sarà adeguata alla situazione che stiamo vivendo. Se, ad esempio, uno dei criteri per i finanziamenti è il numero degli spettatori, è conseguente che in un clima di distanziamento sociale le presenze saranno necessariamente ridotte. Negli ultimi anni abbiamo utilizzato sempre spazi al chiuso che hanno fatto la funzione dei teatri. Quest’anno stiamo pensando di riformulare il progetto ed eventualmente spostarlo nel periodo di settembre-ottobre dove potrebbe esserci la possibilità di svolgerlo all’aperto. Ci stiamo confrontando con gli organizzatori degli altri festival del territorio nazionale per capire la direzione da prendere”.
CAMBI DI PROGRAMMA?
Alla domanda se il programma già delineato subirà dei cambiamenti risponde Dario De Luca, la cui ultima fatica insieme a Milvia Marigliano è Lo Psicopompo, vincitore del premio Sipario Centro Attori 2018 al Napoli Teatro Festival. De Luca cura la direzione artistica del festival e della compagnia insieme a Saverio La Ruina, premio Ubu nel 2007 e 2012. Due carriere che si sono poi sviluppate indipendentemente ma che conservano la vicinanza degli esordi.
“Non lo so” – dice – “dipende da tanti fattori. All’inizio pensavamo che tutto lo sforzo profuso a cercare novità, leggere testi, vedere video a centinaia, fosse vanificato da uno slittamento in autunno. In realtà la pandemia ha colpito tutti e chi doveva debuttare da noi a giugno probabilmente lo potrà fare a ottobre. Il punto è: dopo la fase 2 ci sarà una fase 3 in cui le compagnie potranno ritrovarsi per gli allestimenti? Gli attori potranno fare le prove? E sul palcoscenico come dovranno stare? Le sale saranno sanificate e fruibili? È tutto da vedere, così come il tipo di fruizione degli spettacoli. Sono certo però che il dopo pandemia troverà gli artisti pronti. Speriamo che lo siano anche le istituzioni. Ci auguriamo che ora stiano lavorando per dare anche a noi la possibilità di riprendere il nostro lavoro”.
E prosegue: “Penso che a livello artistico la maggior parte del progetto che avevamo immaginato possa rimanere tale. Non si può però non fare i conti con quello che è avvenuto. Il festival deve fare una riflessione e certamente l’edizione 2020 avrà un taglio artistico, sociale, civile e politico del racconto di questa esperienza. L’artista non può esimersi dal racconto della pandemia: ne usciranno idee, suggestioni ed esperimenti. Io per esempio mi sono inventato una storia che si sviluppa in 8 giorni la cui fruizione avviene tramite messaggi vocali, piccoli video e suoni su WhatsApp. E poi c’è l’idea di un festival più sostenibile a livello ambientale su cui stiamo ragionando”.
UN “PROGETTO LABORATORIO”
“Non ci siamo mai dati un tema per selezionare gli spettacoli da presentare” – afferma Settimio Pisano ‒, “ma di anno in anno succede che poi un filo che lega gli spettacoli si crea quasi in maniera autonoma sull’attualità delle proposte e della riflessione comune. I criteri di selezione riguardano l’aderenza al tipo di proposta artistica che negli anni abbiamo dato al festival, quindi andiamo sui linguaggi contemporanei che abbracciano un po’ tutte le modalità teatrali senza escludere forme più tradizionali, come la narrazione, ma con artisti che anagraficamente appartengono all’ultima generazione teatrale e che provano a ragionare su di un’evoluzione del modo di fare teatro oggi. È un progetto laboratorio da sempre. Proviamo sempre di più a scommettere, a intercettare artisti magari meno noti o completamente sconosciuti e presentarli a un pubblico ampio. Abbiamo per fortuna un seguito di addetti ai lavori e non solo che si muove da tutta Italia. Il pubblico stesso è parte del progetto”.
“Il festival nasce da una necessità” – dice Dario De Luca. “Io e Saverio passavamo le estati in viaggio per vedere questo o quello spettacolo. La scintilla è nata da lì: perché non portiamo qui gli spettacoli che ci interessano invece di spostarci noi? Negli Anni Novanta il teatro contemporaneo al Sud non esisteva e ci siamo resi conto che poteva essere una buona idea. La fortuna volle che conoscemmo Ninni Cutaia, allora direttore dell’ETI [Ente Teatrale Italiano, N.d.R.], che ci parlò di un bando che divenne poi il progetto per aree disagiate da cui sono uscite cose importanti, rimaste nel tempo. Devo inoltre dire che avevamo un’amministrazione comunale molto lungimirante: l’allora sindaco di Castrovillari Franco Fortunato capì il valore dell’idea e ci sostenne. Non a caso il festival durava due settimane. In una stessa edizione ci furono laboratori della durata di 10 giorni con Fanny&Alexander, i Motus, Davide Iodice e Libera Mente e La nuova complesso camerata. Una fucina pazzesca”.
SACRIFICATA LA DIMENSIONE EUROPEA E INTERNAZIONALE
“Dispiace che verrà penalizzato il lavoro di networking internazionale” – dice Pisano riferendosi ai progetti Europe Connection, Beyond the Sud e Grecia-Italia 2019-2021, dove lo scambio e la mobilità degli artisti è il punto centrale. “È difficile ipotizzare se fra qualche mese saranno possibili i viaggi internazionali. Ci aspettiamo la massima flessibilità a livello istituzionale: se si vuole salvaguardare l’esistenza dei festival bisogna consentire lo svolgimento di un’edizione che sia appunto straordinaria”.
“Il problema è sempre lo stesso” – afferma. “Riuscire ad avere un orizzonte di programmazione almeno triennale per poter sviluppare le due direzioni del progetto: quella nazionale, ora diventata internazionale, e quella con il territorio, per sostenere il teatro calabrese. Ma ci sono difficoltà enormi. La burocrazia ci distrugge. Purtroppo siamo legati a doppio filo al finanziamento pubblico: senza questo scompariremmo tutti”.
‒ Franca Ferrami
https://www.primaveradeiteatri.it/
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