Teatro in Fase 3: quale vero cambiamento?

Fase 3: riaprono cinema e teatri. Come sta andando? Quali sono gli oneri e le difficoltà? E i festival?Vicende e le regole che riguardano un settore in difficoltà

La fase 3 è iniziata da qualche giorno e secondo il DPCM del 12 giugno, in vigore dal 15 giugno al 14 luglio, le sale teatrali possono riaprire insieme ai cinema con imposizioni meno rigide di quelle che lasciavano presagire le prime direttive del Governo pubblicate il 17 maggio. Le attività si possono svolgere “con posti a sedere pre-assegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi”. Il numero massimo di spettatori è di mille all’aperto e 200 al chiuso. Cosa vuol dire questo? Si può andare a teatro con familiari e congiunti e sedersi vicino. L’utilizzo della mascherina è obbligatorio solo negli spostamenti e non seduti al posto, il rilevamento della temperatura è lasciato alla libera scelta dei gestori delle sale. Norme generali e norme più specifiche, per settore (opere musicali – teatro – danza), che sanciscono la distanza tra gli orchestrali e le norme di igiene in uso, vieta l’ ”uso promiscuo dei camerini”, norma l’igienizzazione dei costumi di scena… la danza nel decreto è assimilata all’attività sportiva di squadra, da cui mutua i protocolli sanitari. 

FASE3: GLI ONERI PER I TEATRI

Cosa devono fare i teatri per adattarsi? Sicuramente organizzare gli spazi secondo una nuova logistica ma anche riformulare la segnaletica affinché integri le nuove norme e sia chiara e leggibile da pubblici diversi. Per assicurare il rispetto delle regole sarà inoltre necessario integrare nuovo staff dedicato al controllo. Tutto questo richiede costi ulteriori ad un sistema già messo a dura prova dalla crisi sanitaria e che non potranno essere assorbiti dalla ridotta vendita dei biglietti. Mentre alcuni teatri festeggiano fin dalla prime sere di riapertura, Ascanio Celestini ha portato in scena il suo cavallo di battaglia “Radio Clandestina” allo Sperimentale di Pesaro, al Menotti di Milano si celebra Giorgio Gaber per 120 spettatori invece di 500 (ma “l’importante è riprendere le attività”) ed altri, come il Piccolo, organizzano gli spettacoli in spazi aperti, non tutti riusciranno a riaprire.  Le regole imposte dal comitato tecnico-scientifico e recepite dal Governo, ovvero massimo duecento persone in luoghi chiusi, non sono infatti compatibili con i conti delle sale private, la cui sostenibilità economica dipende per la maggior parte dalla vendita dei biglietti. Così teatri come il Nazionale, ma anche La Scala, che usufruisce di finanziamenti pubblici e sponsorizzazioni, rimandano la riapertura a settembre-ottobre.

FASE 3: E I FESTIVAL?

È pur vero che la stagione per teatri e stabili sarebbe finita e che l’estate, per le arti performative, è più un periodo di festival. Sono questi infatti che da mesi stanno cercando di trovare soluzioni originali per non abbandonare i programmi ma riadattarli al nuovo contesto. Mentre alcuni rinviano, è il caso de La Biennale di Venezia, Ipercorpo, altri mantengono le date o almeno il periodo seguendo nuove forme, ancora in divenire. Così Interplay come Atlas of Transitions, vanno online, Santarcangelo scenderà in piazza, Dro diventa XL e espande il programma su più week-end tra luglio e agosto, etc. Il DPCM decretando la riapertura permette anche la ripresa dell’utilizzo degli spazi teatrali come sale prove da parte delle compagnie. Vediamo quindi le sale teatrali riabitate dagli artisti e compagnie in prova già da qualche giorno, e questo ci sembra il miglior segno di ripresa!  

Chiara Pirri

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Chiara Pirri

Chiara Pirri

Chiara Pirri (Roma, 1989), residente a Parigi, è studiosa, giornalista e curatrice, attiva nel campo dei linguaggi coreografici contemporanei e delle pratiche performative, in dialogo con le arti visive e multimediali. È capo redattrice Arti Performative per Artribune e dal…

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