Festival Fuori Programma a Roma. Danza contemporanea dalle borgate al centro

Parola a Valentina Marini, direttrice artistica del festival Fuori Programma, che porterà danza e spettacoli nella borgata romana del Quarticciolo e al Teatro India.

Dal 18 giugno al 15 luglio torna a Roma Fuori Programma, il festival internazionale di danza contemporanea sotto la direzione artistica di Valentina Marini. Protagonisti gli artisti internazionali, quelli emergenti, il pubblico, la borgata romana del Quarticciolo e i suoi spazi inediti che il festival porta alla luce. Gli spettacoli si svolgeranno all’aperto, in quei luoghi che il Teatro Biblioteca Quarticciolo, realtà teatrale e artistica tra le più interessanti della Capitale, ha saputo riscoprire e rivalutare, con l’aiuto di associazioni del territorio.
La seconda parte del festival è ospitata dallo storico Teatro India, scena in queste settimane di ambigue rivendicazioni sindacali che ne precludono l’accesso al pubblico. Di cosa voglia dire fare teatro in borgata e di come questo festival è stato pensato abbiamo discusso con Valentina Marini.

Fuori Programma è alla sua settima edizione. Anche quest’anno, come lo scorso, approda al Teatro Quarticciolo, teatro di cintura della periferia romana di cui sei co-direttrice. Cosa vuol dire portare la danza al Quarticciolo?
Portare la danza al Quarticciolo vuol dire imporsi di pensare una programmazione non meramente decorativa ma capace di dialogare con una borgata che è piena di vita e che merita di essere coinvolta nel processo con progetti che si rivolgano al territorio non solo come spazio ospite, ma che provino a instaurare un dialogo circolare con quella comunità.

FND Aterballetto, Another story. Photo Celeste Lombardi

FND Aterballetto, Another story. Photo Celeste Lombardi

GLI INTENTI DI FUORI PROGRAMMA

Gli spettacoli in programma al Quarticciolo sono progetti radicati nel territorio che li ospiterà. Penso a Tempi moderni di Aldes, che in quest’occasione collabora con Andrea Cosentino e verrà ospitato nel Pacchetto Modesto di Veglia, anche questo un bellissimo progetto in sé. Ci parli di queste congiunture?
La definizione del sottotitolo del festival, “geografia delle relazioni”, porta in sé il significato dell’intera ossatura del programma. Luoghi che si guardano ed entrano in relazione attraverso pubblici e artisti in movimento e in dialogo tra loro. Tempi moderni è un format nato lo scorso anno per i cortili del Comune di Capannori e dalla sua prima descrizione mi sembrava perfetto per riverberare la dimensione dei cortili del Quarticciolo nel riallestimento pensato per il 2021. In particolare, il forte spirito di comunità che l’animo sociale del progetto esprime rafforza un legame necessario con le associazioni del territorio.

Spiegati meglio.
Il biglietto di ingresso è commutato in una donazione a favore di due realtà fondamentali nella vita della borgata, ovvero la Onlus Asinitas, che si occupa di richiedenti asilo e della loro alfabetizzazione una volta inseriti, e la Comunità Educante del Quarticciolo, che tra le altre numerose attività ha in gestione il parchetto dove ha luogo la performance, perché ne diventi un luogo di condivisione, sport e ritrovo attrezzato per le famiglie del quartiere.

Penso anche a Marco Morau, coreografo spagnolo fondatore dell’acclamata compagnia La Veronal, che, incuriosito dal Quarticciolo l’anno scorso, torna con un progetto site specific al Parco Alessandrino insieme allo Spellbound Contemporary Ballet.
Marcos Morau ha vissuto la scorsa edizione di Fuori Programma da spettatore ed è stato un legame utilissimo per immaginare il progetto che sta creando per questo luglio. La relazione già solida con Spellbound, per cui ha creato la scorsa stagione MARTE in occasione del venticinquennale, è stato il terreno fertile sul quale far attecchire l’idea di vestire il percorso del Parco Alessandrino con qualcosa per cui nella visione artistica dell’autore i due livelli di sguardo e di incontro (tra le due compagini artistiche e tra queste e il pubblico) trovano una sintesi orizzontale.

Flow ©Michel Bovay

Flow ©Michel Bovay

RESIDENZE E FUTURO

Fuori Programma è più di un festival, lo si intuisce anche dalla decisione di sostenere la creazione degli spettacoli di coreografi emergenti attraverso tre residenze. Come si coniugano queste due anime?
La natura da un festival è dare in una unica vetrina spazio a conoscenze e incontri differenti e un atto di responsabilità è mescolare il già noto a ciò che è meno consolidato, oltre al fatto di accogliere processi e non solo lavori finiti.
Abituare il pubblico a osservare, partecipare e discutere di progetti in itinere rende la produzione artistica un fatto non sempre risolto in una sintesi ferma e statica, ma un fenomeno in evoluzione e in mutazione.

La seconda parte del programma sarà accolta dal Teatro India, sempre in spazi esterni. Non temi che la situazione attuale e i recenti scioperi da parte del comparto tecnico del teatro di Roma possano intaccare l’organicità del festival?
Non posso negarlo, l’attuale situazione genera imbarazzo e incertezza, prima che per Fuori Programma per tutti coloro che lavorano negli spazi e nei programmi violentemente compromessi da questo blocco sindacale. Il timore che la situazione attuale possa intaccare la nostra programmazione è naturale ci sia, ma ancora maggiore è il timore che questa città affronti il post pandemia lasciando spazio a uno scenario che, invece di sostenere la scena creativa e fare da sponda a sane politiche culturali, presti il fianco a una palude da cui sarà difficile per tutti risalire.

Chiara Pirri

www.fuoriprogramma.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Chiara Pirri

Chiara Pirri

Chiara Pirri (Roma, 1989), residente a Parigi, è studiosa, giornalista e curatrice, attiva nel campo dei linguaggi coreografici contemporanei e delle pratiche performative, in dialogo con le arti visive e multimediali. È capo redattrice Arti Performative per Artribune e dal…

Scopri di più