Lingua Madre di Lola Arias. Uno spettacolo teatrale su maternità e procreazione
“Lingua Madre” di Lola Arias, scrittrice e regista teatrale e cinematografica argentina, ha portato sul palco del Teatro Arena del Sole di Bologna otto testimonianze raccontate in prima persona per approfondire la tematica della maternità tra passato, presente e futuro
Cos’è la maternità e come sarà la madre del futuro? Com’è mutato il concetto di procreazione oggi? Lingua Madre di Lola Arias (Argentina, 1976), andato in scena dal 5 al 14 ottobre al Teatro Arena del Sole di Bologna, apre un’indagine su questi interrogativi. Attuale, pungente e ironica, Lola Arias, artista argentina poliedrica che con il suo teatro documentario coinvolge persone di diversa estrazione e provenienza (veterani di guerra, ex comunisti, bambini migranti) in progetti teatrali, cinematografici, letterari, musicali e di arti visive, ha raccolto le testimonianze e le storie intercettate sul territorio bolognese in uno spettacolo che sviscera il tema della maternità tra passato, presente e futuro.
LINGUA MADRE DI LOLA ARIAS
Tutto avviene in una biblioteca che diventa spazio mutabile, performer che amplifica il racconto trasformandosi ora in una sala parto, ora in sala da pranzo, ora in un cinema che proietta sullo sfondo i volti e i dialoghi captati dalle due telecamere. Uno spazio di condivisione, in cui ironia e testimonianze si alternano per ricostruire le sfaccettature della maternità e per guardare più da vicino gli otto capitoli di Lingua Madre (Educazione Sessuale, Aborto, Desiderio, Parto, Famiglia, Atto di nascita, Lavoro riproduttivo, Madre futura).
E così, tra Like a Virgin di Madonna, una danza Ka Mate con finti pancioni di plastica ed eccentrici travestimenti, il racconto si fa scorrevole. Un dramedy, si può dire, che fa piangere quando entra nel dettaglio delle storie, che si fa empatico, che fluisce nelle angosce, nelle vittorie raggiunte e da raggiungere, che incalza eppure lascia e tralascia delle domande, apre dei vuoti, delle strade. Lingua Madre, presentato nell’ambito del progetto Atlas of Transitions, volutamente o inconsapevolmente, affronta solo alcune delle numerose questioni legate alla maternità, soffermandosi su otto esperienze reali legate alla procreazione. Ma è certamente un buon punto di partenza, un’inchiesta sociale, teatrale, politicamente inclusiva, che vuole scandagliare le ottusità cattoliche, che ironizza sugli stereotipi sociali, mettendoci davanti alle problematiche, alle vincite e alle rivincite di madri migranti, madri transessuali, madri che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita, madri lesbiche, madri che hanno adottato, madri adolescenti, padri gay, donne che abortiscono, donne che non vogliono avere figli.
IL POTENZIALE DI LINGUA MADRE
Nonostante la tematica complessa, in quanto teatro documentario, lo spettacolo poteva osare di più, andare più a fondo, dando spazio anche a quella fetta di persone che non ce la fa o non ce l’ha fatta a superare le burocrazie, gli scogli economici, culturali, familiari. A chi non può o non ha potuto scegliere.
Ma Lingua Madre resta una piccola luce che ha tutte le potenzialità per diventare più grande e per trasformarsi in un’importante indagine sociologica e in un’importante battaglia politica, in un periodo storico sovrastato dalla Chiesa che inneggia all’obiezione di coscienza, da politiche antiabortiste, dal buio delle contraddizioni e delle convenzioni sociali. Una luce che ambisce al sogno concreto di un mondo più inclusivo e più umano.
‒ Alessandra Corsini
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