Il teatro svela il senso dell’arte nello spettacolo di Cuocolo/Bosetti
Uno spettacolo-dispositivo, adattabile tanto a un museo di arte contemporanea quanto a una galleria rinascimentale e, nel prossimo futuro, fruibile anche in solitudine, senza la presenza della performer. “Exhibition”, della compagnia Cuocolo/Bosetti ‒ IRAA Theatre, è un invito a ricalibrare lo sguardo e a dialogare senza imbarazzo con l’opera d’arte
E se anche voi sognaste di ricevere una telefonata da Balthus? Gli “antichi maestri” dell’arte riescono ancora a parlarci, a regalarci qualcosa di più di una foto scattata in un museo e subito dispersa fra le centinaia che succhiano i giga dei nostri cellulari? A questi interrogativi – e a molti altri, in verità – offrono suggerimenti di risposta Renato Cuocolo e Roberta Bosetti con il loro nuovo lavoro, Exhibition. Roberta al museo, sedicesimo capitolo dell’Interior Sites Project, nome scelto dalla coppia per connotare l’intero corpus dei propri spettacoli, creati a partire dal 2000. Muniti di cuffie/radio guide, venti-venticinque spettatori/visitatori vengono accompagnati dalla stessa Roberta all’interno delle sale di un museo, in un itinerario non storico né didattico bensì erratico e sentimentale, da appassionato flâneur dell’arte. L’obiettivo è disegnare una nuova mappa del luogo che, anziché applicare innovativi criteri museologici, sia riflesso dell’anima di ciascuno spettatore/visitatore, una “psicogeografia” in cui le nozioni di storia dell’arte si mescolano con ricordi e vissuti, corrispondenze del tutto individuali e stati d’animo incostanti.
EXHIBITION A VICENZA, RIVOLI E VERCELLI
Exhibition ha avuto una prima declinazione in forma di “prova aperta” nel luglio scorso, quale conclusione di un periodo di residenza nell’ambito del progetto We Art 3 del Teatro Comunale di Vicenza. In quell’occasione, la performance ha attraversato i sontuosi saloni di Palazzo Chiericati, progettato dal Palladio.
Dal Rinascimento al contemporaneo il passo è stato breve: l’ardito salto ha segnato, nel novembre scorso, il debutto dello spettacolo – coprodotto da IRAA Theatre, Nuovi Paesaggi Urbani e Teatro di Dioniso e curato da Gaia Morrione ‒ al Castello di Rivoli nell’ambito del Festival delle Colline Torinesi. La particolare struttura del museo di arte contemporanea torinese ha permesso a Cuocolo/Bosetti di donare una maggiore apertura alla performance, iniziata e conclusa all’esterno. Sentiamo la voce di Roberta prima ancora di vederla giungere e, nel finale, invitati a chiudere gli occhi, è ancora la voce dell’attrice ad accompagnarci, enumerando ben cento opere e relativo autore: d’altronde, ciò che ci rimane di una visita a un museo non è forse un nome, una suggestione, il particolare di un quadro di cui non siamo più in grado di ricostruire mentalmente l’interezza?
Un percorso quasi circolare, con partenza e conclusione nell’ampia sala con sedie e pianoforte, è quello tracciato invece nelle sale del Museo Borgogna di Vercelli, palazzo neoclassico ed eclettica pinacoteca aperta al pubblico. Exhibition è andato in scena in queste ricche sale fra la fine di novembre e la prima settimana di dicembre e la concentrazione spaziale, specchio dell’analoga ricchezza delle sale, con pareti affollate di quadri di differenti generi e dimensioni, ha attribuito alla performance un carattere entropico che rimanda alla soffocante malia che, a volte, l’arte sa esercitare.
A COSA SERVE L’ARTE?
Roberta Bosetti accompagna con disinvolto stupore gli spettatori/visitatori, interpolando didascalie ed eventuali frasi tratte dalle opere esposte nel proprio testo, in cui autobiografia e narrazioni tratte da romanzi e letture altre si compenetrano così da scrivere una storia inedita, nella quale non ha più alcuna importanza riuscire a distinguere quanto è realtà e quanto è finzione. Si parla di sogni – Balthus ‒ e di numeri di telefono di persone che non ci sono più e che ogni tanto siamo tentati di comporre; di amori giovanili e di una cena a Parigi in compagnia di Sophie Calle e Laurie Anderson; di tentativi di sfuggire a destini già scritti e a depressioni latenti ma anche di fughe salvifiche e amici-artisti che hanno scelto una particolarissima tecnica, ossia quella di “cucire” le proprie opere.
L’attrice racconta con pacata ma appassionata affabilità, incorporando naturalmente dipinti e installazioni nella propria drammaturgia, mimando un gesto ritratto ovvero accoccolandosi accanto a una scultura iperrealista: la volontà è quella di condividere un itinerario finalizzato non tanto ad accrescere le proprie conoscenze artistiche ma a sperimentare quanto sia fondata la presunta necessità dell’arte. La domanda che percorre sotterranea Exhibition è proprio questa: l’arte ci può davvero salvare dalla nostra connaturata fragilità?
Una risposta, suggerisce Roberta, si trova in quello che forse è il romanzo più duro e vero di Thomas Bernhard, il cui concreto fantasma appare a tratti nello spettacolo. Si legge in Antichi Maestri: “Se osserviamo, qui, i quadri di questi cosiddetti Antichi Maestri, che molto spesso, e com’è naturale sempre di più con il passare degli anni, ci sembrano senza senso e senza scopo […] malgrado tutto non c’è nient’altro che salvi la gente della nostra fatta se non proprio quest’arte maledetta e dannata”.
Nel 2022 Exhibition abiterà ancora altri musei della penisola e sarà poi disponibile per il download a pagamento da un sito dedicato, così da potersi portare la voce di Roberta in ogni nuova galleria o spazio espositivo che si (ri)visiterà e, seguendola, rinnovare lo sguardo e il senso di una passione.
‒ Laura Bevione
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